Il Jeddah Running Collective ¨¨ un'associazione che lotta contro la discriminazione di genere in Arabia Saudita, dove le donne faticano a praticare attivit¨¤ sportive di qualsiasi genere. Corsa compresa CĄŻ¨¨ chi, come moltissimi appassionati, corre per provare quella piacevole sensazione di libert¨¤ che questo sport riesce a regalare. E cĄŻ¨¨ chi, come in Arabia Saudita, corre per portare [...]
Il Jeddah Running Collective ¨¨ un'associazione che lotta contro la discriminazione di genere in Arabia Saudita, dove le donne faticano a praticare attivit¨¤ sportive di qualsiasi genere. Corsa compresa
CĄŻ¨¨ chi, come moltissimi appassionati, corre per provare quella piacevole sensazione di libert¨¤ che questo sport riesce a regalare. E cĄŻ¨¨ chi, come in Arabia Saudita, corre per portare avanti la propria battaglia per la libert¨¤. Quella vera. A Jeddah, la seconda citt¨¤ del paese dopo Riyad, ¨¨ attivo dal 2013 un club Ą°segretoĄą di maratoneti e runner. Si chiama Jeddah Running Collective ed ¨¨ aperto a uomini e donne.
Donne e sport - In molte parti del mondo non ci sarebbe nulla di strano, in Arabia Saudita invece si. Questo perch¨Ś la legge religiosa proibisce alle donne di iscriversi a unĄŻassociazione sportiva composta da membri di sesso opposto con cui non hanno alcun legame familiare.
Non solo: sempre in ambito sportivo, ?nonostante alcune timidissime aperture, alle donne ¨¨ ancora proibito allenarsi o giocare allĄŻaperto, partecipare a tornei e competizioni nazionali, accedere allo stadio e ad altre infrastrutture.
Le attivit¨¤ - E cos¨Ź il JRC, che pu¨° vantare un centinaio di iscritti tra uomini e donne, combatte queste discriminazioni allenandosi un paio di volte a settimana e organizzando frequentemente corse e maratone nelle strade meno battute di Jeddah.
Le donne, ovviamente, sono costrette a correre indossando lĄŻabaya, il lungo abito nero che lascia scoperte solo mani e piedi. ?"Il gruppo ¨¨ stato creato con la duplice missione di promuovere uno stile di vita attivo e la lotta per l'uguaglianza di genere",?dichiarano i fondatori, "le donne fanno parte del nostro gruppo e sono nel cuore del nostro pensiero. Siamo convinti che la corsa, come lo sport, non abbia genere per questo vogliamo provare a cambiare le cose e combattere le discriminazioni".?
Manco a dirlo, il Jeddah Running Collective non ha una vita facile, dovendo convivere tra il disprezzo della gente e i tentativi di repressione delle autorit¨¤. Ma la lotta (anzi, la corsa) per lĄŻuguaglianza di genere non si ferma.
<blockquote class="twitter-tweet" data-lang="it"><p lang="en" dir="ltr"></p>ĄŞ Sarah Attar (@theSarahAttar) <a href="https://twitter.com/theSarahAttar/status/676885628550778880">15 dicembre 2015</a></blockquote> <script async src="//platform.twitter.com/widgets.js" charset="utf-8"></script>
Olimpiade di Rio - Dopo molte pressioni a livello internazionale, lĄŻArabia Saudita ha eliminato il divieto di competere?ai Giochi Olimpici imposto alle donne, che tuttavia sono costrette a gareggiare?nel pieno rispetto della legge religiosa.
A Londra 2012, per la prima volta,?sono state inviate due atlete (ovviamente con lĄŻautorizzazione dei rispettivi?padri). AllĄŻOlimpiade di Rio 2016, invece, le partecipanti saudite sono diventate quattro: la mezzofondista Sarah Attar, la judoka Wujud Fahmi, la fiorettista Lubna Al Omair e la centometrista Cariman Abu Al Jadail.
Forma e sostanza - Si tratta, per¨°, di unĄŻapertura pi¨´ formale che sostanziale: tutte le atlete, infatti, si sono formate allĄŻestero o hanno il doppio passaporto (come la stessa Attar, che vive negli Stati Uniti e a Rio ha partecipato alla maratona, concludendola in 3h e 16ĄŻ), mentre in Arabia Saudita la situazione ¨¨ ancora critica. Correre per riuscire a cambiare le cose, davvero: ¨¨ questo lĄŻobiettivo dello Jedda Running Collective.
di Alessandro Benigni
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