Marco Lanzetta, famoso chirurgo della mani, ci racconta la sua passione per il triathlon, sbocciata dopo i 50 anni
Dicono che la vita dopo i 50 anni ¨¨ una sfida continua... per restare giovani, magri, belli, per non farsi mettere da parte da nuovi rivali in ambito professionale, per restare interessanti a se stessi e agli altri...
Io non so davvero se tutto questo corrisponda a verit¨¤, o se si tratti solo di facili clich¨¦, so solo che nel mio caso ogni giorno ¨¨ una sfida, nel senso pi¨´ bello del termine, solo una ricerca del fare del mio meglio nel quotidiano, soprattutto nel mio lavoro, che ¨¨ la chirurgia della mano.
Questo fino a qualche anno fa, quando un po' per caso, un po' per provare una cosa nuova, oltre al mio sport adorato, il ciclismo, comincio a farmi qualche vasca e poi inizio a farmi una corsa, rigorosamente tra i boschi. In un amen mi ritrovo addosso una passione travolgente, quella del triathlon. Una nuova sfida!
Nel 2015 le prime gare, tanta fatica, sofferenza, quasi un secondo lavoro l'allenamento quotidiano, riesco a qualificarmi per un pelo ai campionati del mondo alle Hawaii del circuito XTerra, una versione fuori strada del triathlon tradizionale. Il giorno della gara, per¨°, qualcosa va storto. Forse una intossicazione alimentare, sicuramente una specie di burn-out che mi impedisce di presentarmi al via. Vedo la gara dalla finestra della mia stanza d'albergo, una sensazione di fallimento che s'impadronisce lentamente dei miei pensieri.
Impossibile, penso. Non pu¨° finire tutto cos¨¬, nel niente. Mi faccio una promessa. Tornare alle Hawaii a disputare i mondiali, costi quel che costi.
Passo il 2016 ad allenarmi, un sistema nuovo, faccio molti kilometri, in acqua, in bici e di corsa. Voglio trovare il passo giusto della mente, ancora prima che del corpo, imparare a resistere per lunghe ore, senza la fretta di arrivare, di finire.
Quest'anno mi sento pronto. La prima gara a Malta, giusto per testarmi, per vedere se il lavoro paga. Non mi aspetto nulla ed invece vinco, con la sensazione di divertirmi e di stare bene. Replico la vittoria a Cipro e capisco che ci siamo. Sarei gi¨¤ qualificato, ma a questo punto mi sento di mettermi in gioco. Altri due secondi posti in Grecia e in Portogallo, poi due mesi di allenamento duro e due vittorie in Finlandia e in Norvegia, che mi assicurano il primo posto finale nel tour europeo.
Da qui il salto alle Hawaii, un paio di settimane per adattarsi all'umidit¨¤, al fuso orario, per provare i percorsi nelle foresta tropicale, l'entrata e l'uscita dall'oceano, insieme a mio figlio Matteo che da australiano ha grande dimestichezza con l'Oceano e perci¨° mi guida e mi consiglia.
La gara del 29 ottobre ¨¨ soprattutto il momento dove mi gioco la mia personale sfida, la promessa che devo portare a termine. Nonostante sia dato tra i favoriti per il podio, a me basta tagliare il traguardo, vincermi da solo attraversando il confine tra il dire ed il fare.
Finisco 17mo nella categoria, 372esimo su 704, insomma a met¨¤ classifica, complici una spalla lussata e due coste fratturate all'inizio della frazione in mountain bike, ma la felicit¨¤ ¨¨ totale, pervade tutte le pi¨´ piccole cellule del mio corpo, adrenalina pura che non si spegne che solo dopo qualche giorno. E' fatta, due anni dopo.
Ora lo so, per noi ultracinquantenni non ¨¨ solo un clich¨¨... non esiste niente di meglio che lanciarsi una sfida, e vincerla vincendosi...
Marco Lanzetta
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