Il Tor De Geants (o TOR) non ¨¨ solo una gara.?? un¡¯avventura, un¡¯esperienza di vita, una sfida, un mondo parallelo in cui si vive solo a contatto con la natura e con se stessi, Stefano Marelli l'ha vissuta la scorsa settimana e ce l'ha raccontata in tempo reale attraverso dei video, ora dopo qualche giorno dall'evento ci trasmette le sue emozioni e riflessioni in modo diverso. [...]
Il Tor De Geants (o TOR) non ¨¨ solo una gara.?? un¡¯avventura, un¡¯esperienza di vita, una sfida, un mondo parallelo in cui si vive solo a contatto con la natura e con se stessi, Stefano Marelli l'ha vissuta la scorsa settimana e ce l'ha raccontata in tempo reale attraverso dei video, ora dopo qualche giorno dall'evento ci trasmette le sue emozioni e riflessioni in modo diverso.
Quasi un mondo ideale quello del TOR per i trail runners estranei alla vita di citt¨¤, sempre due passi sopra le nuvole, sospesi in un universo parallelo fatto di salite, discese, ghiaioni, pietraie e forcelle. Lo so che in tanti si chiedono perch¨¦ una persona, nel pieno delle proprie facolt¨¤ mentali, senta il bisogno d'iscriversi e prendere il via a una gara di 340 km e 24.000 metri di dislivello positivo da terminare entro sei giorni. Una?risposta non c¡¯¨¨, non esiste.?? la nostra natura umana, il nostro essere esploratori di territori e di noi stessi, che ci porta l¨¬, sulla linea di partenza di gare come questa. Esistono rarissimi eventi simili al mondo e in Europa il Tor des Geants ¨¨ davvero l¡¯unico, il pi¨´ lungo, quello con pi¨´ dislivello, quello pi¨´ difficile. Il TOR, LA GARA?Si prende il via Domenica, alle 10 del mattino. Si parte piano nonostante il calore del pubblico ti porta a spingere di pi¨´. La prima giornata di salite e discese passa in tutta tranquillit¨¤: ritmo blando, nessun rischio in discesa e nessun tentativo d'accelerare. Ognuno con il suo passo, ognuno col suo ritmo, c¡¯¨¨ chi cerca compagni con cui passare le giornate, c¡¯¨¨ chi cerca la solitudine, c¡¯¨¨ chi con la testa bassa cerca di risalire la classifica sentendosi uomo (o donna) di prime posizioni. Tutti quanti per¨° con l¡¯unico obiettivo di ritornare a Courmayeur. Arriva cos¨¬ la prima notte e quasi tutti decidono di passarla sui sentieri. Si corre, o meglio si cammina, sfruttando la freschezza muscolare. I chilometri passano ancora velocemente, il cielo sereno e la luna quasi piena rasserenano la buia notte tra le montagne. Arrivano per¨° anche i primi ritiri. I ritiri di quelli che pensavano di terminare la gara con medie da top-runner, i ritiri di quelli infortunati, vuoi per distrazione vuoi per malanni gi¨¤ presenti. La delusione sulle loro facce ¨¨ evidente. Mesi e mesi di preparazione, centinaia di chilometri in allenamento, ore di fatica e tempo tolto ai propri cari, sfumati in poche ore. Questa ¨¨ la selezione naturale che il TOR applica ogni anno ai suoi partecipanti. In ogni edizione circa il 50% dei partiti non arriva al traguardo. Una legge crudele che rende per¨° i finisher dei veri e propri ¡°Giganti¡±.
DAL TRAMONTO ALL'ALBA Arriva l¡¯alba, da l¨¬ in poi la luce del giorno e il buio della notte si alternato in modo quasi randomico. Il giorno sembra la notte, la notte sembra il giorno, l¡¯unico dato certo ¨¨ che ogni 50 chilometri circa arriviamo in qualche centro urbano in cui abbiamo la possibilit¨¤ di pulirci, nutrirci a dovere e riposare un po¡¯. E¡¯ in questi luoghi che troviamo le famose borse gialle. Ogni atleta ha la sua e la riempie con tutto ci¨° che ¨¨ necessario per ripartire dalla base pulito e in forma. Una borsa che non ¨¨ mai grande abbastanza per contenere tutti i vestiti e i ricambi di cui si ha bisogno. Una borsa che col passare dei giorni diventa sempre pi¨´ un buco nero che inghiottisce tutto ci¨° che vi si mette dentro. I kilometri sono tanti, le ore di cammino ancora di pi¨´.?? difficile per me ora ricordare ogni singola scalata o discesa, sono state tante o forse troppe. Sono troppi i momenti e i differenti umori che ho vissuto in quei giorni. Ho ben presente il punto pi¨´ alto (Col du Loson 3299 Mt.), un autentico muro in cui c¡¯¨¨ un solo modo per salire, spingere forte sulle gambe e non pensare a quanto manca alla vetta. Ho vaghi ricordi di ripide discese fatte nel pieno della notte, al chiaro di luna con la mia piccola lampada frontale sempre puntata verso i pochi metri quadrati di fronte a me.?? soprattutto durante la notte che il TOR diventa mistico, ¨¨?al chiaro di luna che l¡¯esperienza reale si confonde con qualcosa di surreale. Solo il rumore dei bastoncini da trekking sul terreno, o negli ultimi giorni il rumore della pioggia sul proprio impermeabile, interrompe il silenzio della notte in una specie di ritmo blues, lento e sofferente come pu¨° essere solo il suono di chi soffre nell¡¯oscurit¨¤. RAMPONI E GUIDE ALPINE?Alla fine arriva il Col du Malatr¨¤, il colle del TOR, l¡¯ultima importante vetta che nel nostro caso il meteo ha reso anche quella pi¨´ stoica. Ghiaccio, vento e neve ci danno il benvenuto ai quasi 3.000 metri della cima. Indossando ramponi con punte, scortati da esperte guide alpine e con molta prudenza l¡¯attraversiamo all¡¯inizio del nostro ultimo giorno in gara. Da l¨¬ in poi ¨¨ solo gloria! La gloria in questo caso si trova ai Jardin des Angles a Courmayeur, lungo la via del centro, sotto un piccolo arco che riporta la tanto attesa scritta ¡°Finish¡±. Un traguardo cos¨¬ tanto sognato e immaginato che tutti i progetti che avevo in mente per l¡¯arrivo svaniscono in un lungo pianto e in una birra gelata. Inutile ripensare ai mesi di preparazione o a tutti gli anni passati ad immaginare di poter anche solo partecipare a una gara di questo tipo. L¡¯emozione mi travolge e con essa l¡¯incredibile dolore ai piedi che si prova correndo sei giorni di fila con la consapevolezza che quel dolore ¨¨ qualcosa di necessario per terminare un¡¯ impresa del genere. Se mi sento di consigliare ad altri di correre una gara del genere? A questa domanda rispondo: ¡°Se per te la corsa ¨¨ quel qualcosa che provoca un dolore tale che l¨¬ per l¨¬ da fastidio ma che alla lunga senti di ricercare, ecco quella ¨¨ la gara per te!¡± Questo ¨¨ stato il mio Tor De Geants, al momento la mia pi¨´ grande avventura e gioia in campo sportivo. di Stefano Marelli
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