Nel 1986 vinse a New York: a tu per tu con il primo azzurro capace di scendere sotto le 2h10ĄŻ sui 42,195 km
Dal Giappone agli Stati Uniti, da Fukuoka 1981 a New York 1994. In mezzo migliaia di chilometri, fatti a tutta, con un denominatore unico: 42.195. Quei metri che hanno cambiato la vita al ragazzo di Lumezzane, dalla corsa elegante, che si allenava il pomeriggio tardi dopo la scuola o il turno in fabbrica. La vittoria nella Grande Mela nel 1986, lĄŻargento europeo, i quattro record italiani e tanta passione. Oggi Gianni Poli vive a Dobbiaco, la "porta delle Dolomiti". A 63 anni lĄŻatletica continua ad essere parte fondamentale della sua esistenza.
Cosa fa Gianni Poli oggi?
"Lavoro come tour operator, accompagno le persone alla Maratona di New York. E poi organizzo gare in Italia. La mia politica ¨¨ portare gente su tracciati naturalistici belli, suggestivi. Ma ¨¨ un momento particolare, perch¨Ś la situazione legata alla pandemia non ¨¨ ancora chiara. Purtroppo pochi giorni fa ¨¨ arrivata la conferma dellĄŻannullamento della Sarnico-Lovere Run. Stiamo provando a salvare la Cortina-Dobbiaco Run e la Bibione Half-Marathon, in un primo momento previste a maggio. Speriamo di spostarle a settembre. Nel tempo libero invece corro, ma senza cronometro e gps. Solo per rilassarmi".
La tua gara pi¨´ bella?
"Attaccare il pettorale a New York ¨¨ un sogno. Vincere, poiĄ Ma quella a cui sono pi¨´ affezionato ¨¨ la Maratona di Fukuoka, in Giappone, 6 dicembre 1981. Non ero ancora professionista, ma un ventiquattrenne consapevole di trovarsi di fronte al bivio della vita. LĄŻintuizione fu del dottor Gabriele Rosa, mio allenatore. Mi consigli¨° di lasciare il lavoro due mesi prima e concentrarmi sulla preparazione. Arrivai quarto, col crono di 2h11'19", 26 secondi meglio del primato italiano di Pippo Cindolo, un atleta serio, che stimavo. E pensare che gli organizzatori neanche mi volevano".
Hai un ricordo particolare di quellĄŻesperienza?
"Una settimana prima della gara ero a casa, a riposarmi. In televisione stavano trasmettendo la Maratona di New York che si era disputata allĄŻinizio di novembre. Vedere lo statunitense Alberto Salazar tagliare il traguardo fece scattare qualcosa in me. Misi le scarpe e uscii in strada. E corsi a tutta, per 20 km. Un gesto folle, dettato dallĄŻesaltazione. Oggi sarebbe impensabile".
E quella barriera di 2h10'?
"Sono stato il primo azzurro ad abbatterla. ? successo alla Maratona di Chicago, nel 1985. Avevo un gran feeling con il percorso, arrivai quarto. QuellĄŻanno un grande Orlando Pizzolato riusciva a fare doppietta a New York. Ma io cerchiai sul calendario la data dellĄŻedizione successiva: 2 novembre 1986. E sappiamo come ¨¨ andata".
Quale gara scegli tra quelle con la divisa dellĄŻItalia?
"I Campionati europei di Spalato, nel 1990. Gi¨¤ logoro da una lunga carriera, non ero al top, per una serie di infortuni. Colsi con i denti quellĄŻargento dietro Gelindo Bordin. Fu una corsa di rabbia, tenacia. Mi aggrappai al pensiero pi¨´ bello, il pancione di mia moglie, lĄŻarrivo prossimo di mia figlia Dalila".
Come ¨¨ cambiata la maratona negli ultimi 30 anni?
"Oggi si fanno molti pi¨´ lavori di qualit¨¤. CĄŻ¨¨ anche una diversa distribuzione dello sforzo durante la gara. Questi atleti vanno in progressione, chiudono forte i 10 km finali. Noi perdevamo in maniera costante".
Su quali azzurri possiamo puntare in maratona?
"Di sicuro su Eyob Faniel. ? lui il detentore del record italiano, con 2h07ĄŻ19Ąą stabilito un anno fa a Siviglia. Anche Yassine Rachik ¨¨ promettente, e non dimenticherei Yeman Crippa. Dal mezzofondo sta iniziando ad allungare la distanza, presto si sposter¨¤ sulla mezza maratona. ? un ottimo prospetto sui 42,195 km. E poi ¨¨ sereno, determinato. Lasciamolo lavorare, i risultati arriveranno. Kipchoge, Bekele e Kamworor sono di un altro pianeta ma i ragazzi possono ritagliarsi spazi importanti partecipando alle grandi manifestazioni, non solo ad appuntamenti con la nazionale. Devono migliorare grazie al confronto con i pi¨´ forti. I piazzamenti prestigiosi contano".
CosĄŻ¨¨ la maratona?
"UnĄŻavventura bellissima. Sai quando parti, ma non sai quando arriverai, e soprattutto in che condizioni. Chiunque la affronti va rispettato, perch¨Ś ha dato tutto. Dal campione a quello che arriva entro il tempo massimo, tutti racconteranno una storia. E avrai sempre voglia di ascoltarla".
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