Storia di una passione che ha attraversato i continenti e superato i pregiudizi. E che grazie ai rapporti umani non ha mai smesso di crescere
Nel 2013 a Belves, in Francia, si corre il Campionato Europeo di 100 km su strada. Per lĄŻltalia gareggia un trentacinquenne nato a Beni Oujjine, piccolo centro del Marocco. Ha il volto sorridente e il suo pizzetto ¨¨ lungo come il viaggio che lo ha portato al nastro di partenza.
El Fadil Soufyane, classe 1978, ¨¨ il secondo di sei fratelli. Da bambino vive in una casa di terra rossa in campagna, dove aiuta a coltivare la terra e si prende cura delle capre. Un giorno il pap¨¤, venditore ambulante e sindaco del paese, parte per lĄŻEuropa, deciso a regalare alla famiglia un avvenire diverso. Per anni non arrivano sue notizie e si pensa al peggio. Finch¨Ś una notte bussa alla porta, infilando il passaporto stropicciato sotto lĄŻuscio. Incredulit¨¤, lacrime di gioia e una promessa: il prossimo viaggio sar¨¤ in Italia, tutti insieme.
? il 1986, la destinazione Colleferro, 60 km da Roma. Il piccolo Fadil, come tutti lo chiamano, ha i capelli cos¨Ź crespi che i compagni di classe non smettono di accarezzargli la testa. DallĄŻet¨¤ di nove anni si guadagna da vivere vendendo accendini e fazzoletti. Inizia a correre, senza che i suoi lo sappiano. Scuola e lavoro, i patti sono chiari. Tuttavia cĄŻ¨¨ chi ha notato la sua falcata leggera e decide di parlare con la famiglia: perch¨Ś la domenica non lasciare il ragazzo libero di gareggiare?
Cos¨Ź Fadil cresce su un campo di atletica. E i risultati arrivano. Maggiorenne, diventa uno dei migliori prospetti nazionali e vuole entrare nelle forze armate come professionista. A casa, per¨°, sono irremovibili: in Marocco la parola esercito rimanda al fantasma della guerra. Lo accetta e continua per passione. Quel treno passa, ma lui ¨¨ felice lo stesso, arricchito da esperienze e rapporti umani. Nel 2000 diventa cittadino italiano, compra casa e mette su famiglia. Lavora per otto anni in una fabbrica di vetroresina, poi come vigilante nei negozi di Roma, senza mai smettere di allenarsi. Nel 2011 conclude La 100 km del Passatore in 7h34ĄŻ. A piacergli sono le distanze che chiunque deciderebbe di percorrere in macchina.
Quello che per¨° lo lascia senza fiato non ¨¨ unĄŻultramaratona, ma la telefonata della Federazione italiana di atletica leggera: cĄŻ¨¨ unĄŻaltra 100 km ad attenderlo, quella della rassegna continentale 2013. ? un sogno vestire la maglia azzurra, simbolo del Paese che lo ha accettato e amato. Diciassettesimo posto finale, primo degli italiani e il ricordo pi¨´ bello: un bambino avvolto nel tricolore, che lo incita a pochi metri dal traguardo. Un super atleta con una vita ordinaria. E pensare che cĄŻ¨¨ bisogno di un articolo di giornale per convincere il datore di lavoro che quei quattro giorni di ferie sono stati ben spesi.
Oggi Fadil lavora al Policlinico Umberto I di Roma come operatore socio-sanitario. Turni lunghi, resi ancor pi¨´ intensi dallĄŻemergenza COVID-19. Di certo le dimensioni dellĄŻospedale non lo spaventano e con il suo passo nessun campione di sangue arriva in laboratorio coagulato. Pi¨´ di ogni cosa, vuole provare a restituire quello che lĄŻatletica gli ha dato. Come presidente della ASD Runners Team Colleferro, propone competenza e cultura sportiva, trasmettendo ai pi¨´ giovani la passione per questo sport. La stessa che anni fa ha donato alla sorella Laila, portacolori dellĄŻEsercito e a caccia del pass olimpico per Tokyo. Perch¨Ś a volte le distanze si colmano coi sogni e desiderare qualcosa con tutto s¨Ś stessi ti avvicina allĄŻobiettivo, centimetro dopo centimetro. E se poi si arriva a 100 chilometri, poco importa. Bastano dei pantaloncini e un paio di scarpe da ginnastica.
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