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Gaspare Polizzi, da Antibo all'allenamento in quota: quanti cambiamenti dagli anni '70 ad oggi!
Continua il tour alla ricerca dei migliori allenatori italiani del mezzofondo. Passaggio obbligato con Gaspare Polizzi, sia per lĄŻenorme esperienza, sia per il grande numero di atleti portati a vestire la maglia della Nazionale, ma anche per essere stato uno dei primi tecnici in Italia ad aver proposto e teorizzato lĄŻallenamento in quota.
Dalle prime esperienze al ruolo di allenatore
ĄŞ ?Classe 1943, trapanese di nascita ma trasferitosi a Palermo fin da giovane. Una carriera da allenatore che comincia nel 1967 anche se, potr¨¤ sembrare strano, le prime esperienze risalgono a molto prima, gi¨¤ allĄŻet¨¤ di sedici anni: "Ho avuto la fortuna di abitare vicino a un campo di atletica quando stavo a Trapani. Allora era molto diverso, lĄŻatletica era vissuta come un modo per divertirsi anche se, in ogni caso, era gi¨¤ presente la voglia di impegnarsi e fare bene. Gi¨¤ allora mi resi conto di possedere questa propensione verso lĄŻallenamento, ad aiutare gli altri a fare atletica". Una carriera che sarebbe poi cominciata ufficialmente terminato lĄŻIsef e avviatasi con la velocit¨¤, portando gi¨¤ il suo primo allievo in Azzurro nel 1968: Roberto Cecchinato, velocista palermitano, impegnato in un incontro Italia ¨C Svizzera sui 200 metri.
Gli inizi con il mezzofondo: Luigi Zarcone, anni '70
ĄŞ ?LĄŻincontro con il mezzofondo fu piuttosto fortuito se vogliamo, in quanto, alla fine degli anni Settanta, tra i tecnici del CUS Palermo ¨C la societ¨¤ dove ha sempre svolto la sua attivit¨¤ di tecnico ¨C non esisteva un allenatore di mezzofondo. Fu cos¨Ź che allora lo storico club siciliano dovette far fronte allĄŻimpegno di seguire un giovane mezzofondista promettente: Luigi Zarcone. Ecco come nacque lĄŻavventura di Polizzi nel mezzofondo: sveglie allĄŻalba, attraversare tutta Palermo per andare a prendere quel ragazzo di Villabate e farlo allenare. Oltre a questo, tante letture, soprattutto di articoli di allenatori e medici francesi e confronti durante i raduni federali a Tirrenia. In questa prima fase, il tecnico trapanese giunse allĄŻidea che il pensiero dominante dellĄŻepoca, legato al fatto di non dover superare certe soglie di frequenza cardiaca durante la corsa, era errato. Il riscontro del campo e la finalit¨¤ agonistica imponevano un altro approccio.
Un percorso che vedr¨¤ il massimo del suo sviluppo e la piena maturit¨¤ con lĄŻallievo con cui ha avuto il rapporto pi¨´ lungo: Salvatore Antibo, indimenticata stella del mezzofondo italiano. Uno dei pochi bianchi in grado di lottare spalla a spalla con gli atleti keniani durante gli anni ĄŻ80 e i primi ĄŻ90. I punti chiavi della metodologia dellĄŻallenatore siciliano possiamo cos¨Ź sintetizzarli: a) avere una programmazione pluriennale, b) iniziare ad allenare lĄŻatleta fin da giovane (attorno ai 16 anni) per portarlo a risultati di vertice nel corso di un lungo periodo, c) il rispetto del giusto rapporto tra quantit¨¤ e intensit¨¤, d) lĄŻallenamento in altura ed e) il ruolo dellĄŻallenatore.
Quantit¨¤ e intensit¨¤
ĄŞ ?Chiaramente, non ci ¨¨ possibile affrontare tutti questi temi. Ci concentreremo solo su alcuni di questi. Aspetto imprescindibile per comprendere la metodologia di Polizzi ¨¨ il rapporto tra quantit¨¤ e intensit¨¤: "Tutti i mezzi di allenamento sono considerati dal punto di vista dellĄŻintensit¨¤. Questo vale anche per il fondo lento, da molti allenatori concepito a scopo Ą°rigenerativoĄą. Nella mia proposta metodologica unĄŻinterpretazione del genere non trova spazio. Questo significa che anche la corsa lenta va corsa ad un ritmo piuttosto elevato. In secondo luogo, la quantit¨¤. Questa deve essere sempre presente. Una base importante di chilometri non deve mai venire meno. LĄŻessenza dellĄŻattivit¨¤ del corridore di resistenza ¨¨ la corsa. Io sono favorevole alla cura della tecnica e al potenziamento, che pure, nelle giuste misure, introduco ma tutto ci¨° non deve andare ad intaccare quella base fondamentale che ¨¨ la corsa. Per il mezzofondista, a mio modo di vedere, non ¨¨ possibile scendere sotto certe soglie di chilometraggio. Riporto soltanto un esempio: con i gemelli Zoghlami, atleti che corrono i 3000 siepi, ci aggiriamo attorno ai 150 chilometri settimanali e il fondo lento ¨¨ corso ad unĄŻandatura di 3ĄŻ30Ąą a chilometro".
Nonostante lĄŻesperienza pluridecennale, le motivazioni non sembrano affievolirsi per Gaspare Polizzi. Alle esperienze degli anni Settanta con Zarcone, sono seguite quelle con Antibo, i gemelli Selvaggio, DĄŻAleo negli anni Ottanta; per continuare poi con atleti come Agata Balsamo, Rachid Berradi, Marco Mazza, Lorenzo Perrone, Yuri Floriani, Barbara e Silvia La Barbera, Angela Rinicella negli anni Novanta e Duemila.
Il ruolo dell'allenatore
ĄŞ ?Lungo tutto questĄŻarco temporale, lĄŻattivit¨¤ di Polizzi si ¨¨ concretizzata attraverso una costante presenza sul campo a fianco dei propri atleti, sia a Palermo che in raduno, in giro per lĄŻItalia o per il mondo: "Oggi, purtroppo, si pensa al ruolo dellĄŻallenatore come ad un programmatore, colui che ti fornisce la tabella di allenamento. Dico purtroppo perch¨Ś vedo nel modificarsi di questa concezione una delle ragioni dello scadimento delle prestazioni, almeno nel mezzofondo in Italia. Il ruolo dellĄŻallenatore ¨¨ un ruolo complesso che deve tenere conto della componente pratica, per certi versi potremmo dire artigianale. Ci vuole lĄŻocchio dellĄŻallenatore in pista per capire come modificare quanto stabilito in precedenza e per essere pronto a incrementare, ridurre o sospendere il lavoro che sta svolgendo lĄŻatleta. Chi si limita a fornire tabelle di allenamento non dovrebbe definirsi 'allenatore' ".
L'allenamento in quota
ĄŞ ?Si diceva anche dellĄŻallenamento in quota. Un proposta metodologica introdotta da Polizzi a fine anni Settanta, a seguito del dialogo con Kipsang: atleta keniano trasferitosi a Palermo grazie al quale sent¨Ź per la prima volta parlare di altura. Le prime esperienze il tecnico trapanese le speriment¨° nella sua terra, a Piano della Battaglia, a 1600 metri sul livello del mare, sulle Madonie. Da allora, dopo i primi riscontri positivi con Piero Selvaggio ¨C che vinse i campionati italiani sui 5000 metri nel 1978 in 13ĄŻ57Ąą8 ¨C non abbandon¨° mai pi¨´ questo mezzo di allenamento, ora largamente diffuso in tutto il mondo. Al giorno dĄŻoggi, infatti, non esiste atleta di endurance ¨C non solo nellĄŻatletica quindi ¨C che nella propria programmazione non inserisca uno o pi¨´ periodi di allenamenti in quota.
I modi schivi, da siciliano, e lĄŻimpronta militaresca del carattere impongono un senso di rispetto reverenziale quando si ¨¨ al cospetto del professor Polizzi, al punto da farlo assomigliare a un generale di guerra. Eppure, questo generale dellĄŻatletica, nonostante le molte battaglie, ha ancora tanta voglia di combattere.
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