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La Speata ai raggi X, quella durissima scalata verso i Monti Simbruini
¡°La Speata? Se la conosci, la eviti¡±. Ride Marco Mancini, dal ¡®96 nello staff che organizza una delle gare su strada pi¨´ dure del panorama italiano. In dialetto sublacense vuol dire ¡°camminata faticosa¡±, in cui a soffrire sono i pei, cio¨¨ i piedi. Motivo? L¡¯impegnativa salita che da Subiaco - 70 km a Est di Roma - porta a Monte Livata. Pandemia permettendo, la venticinquesima edizione prender¨¤ il via il prossimo 1 agosto. A dispetto del proverbio, Marco l¡¯ha affrontata tante volte, e lo sa: il confine tra realizzare una grande prestazione e buttare via la corsa ¨¨ davvero sottile.
Il percorso?-?Siamo nel parco naturale dei Monti Simbruini. Partenza in contrada Montore, 882 metri sul livello del mare, arrivo a quota 1.357. 11,8 km, tutti all¡¯ins¨´. La gara va calibrata sui tre iniziali, quelli pi¨´ tosti, con rampe fino al 15%. Bisogna subito spingere, ma senza accumulare acido lattico, altrimenti ¨¨ impossibile cambiar passo e rilanciare nei tornanti successivi, quando le pendenze diventano meno arcigne. E poi attenzione all¡¯ultimo tratto, esposto: il vento contrario si far¨¤ sentire proprio quando le energie saranno poche. Senza tralasciare il fattore caldo. Previsti tre ristori con altrettanti spugnaggi, al chilometro 3, 7 e 10.
Le origini?-?Unica, prestigiosa, La Speata nasce nel 1974 da un¡¯idea del Gruppo Sciatori Subiaco, societ¨¤ storica dello sci nordico italiano. Una manifestazione non competitiva, che fino al 1984 coinvolge persone senza l¡¯assillo del cronometro. Poi una pausa e il rilancio nel 1996, sull¡¯onda del cambiamento: in quel periodo l¡¯agonismo va per la maggiore. A ricevere il testimone il Gruppo Marciatori Subiaco, che subito realizza due versioni, una per chi vuole solo partecipare, l¡¯altra per chi ha il personal best come obiettivo. Cos¨¬ lo sforzo degli organizzatori si concentra nel chiamare grandi campioni, che negli anni andranno a impreziosire l¡¯albo d¡¯oro. Gi¨¤ dalla prima edizione, con la stella Marc Too, kenyano che vive e si allena a Siena.
Folklore e passione -?Tra imprevisti e goliardate, tanti gli aneddoti. Nel 2005 viene invitato il forte marocchino Aziz Driouche, ma la mattina della partenza il suo autobus da Roma ¨¨ in ritardo. Lo start ¨¨ rimandato di oltre mezz¡¯ora, senza l¡¯ospite principale?La Speata?non pu¨° cominciare. Quando Aziz si presenta, il giudice ha per¨° ceduto e dato il via. Lui non si scoraggia, si cambia e lancia un¡¯incredibile rimonta: arriver¨¤ sul gradino pi¨´ basso del podio a meno di un minuto dal vincitore. E come dimenticare l¡¯anno in cui viene istituito il traguardo volante al terzo chilometro? Il premio in denaro ¨¨ allettante e tra kenyani infuria la battaglia. A molti coster¨¤ caro, verranno ripresi poco dopo dal resto del gruppo, fermi a bordo strada e senza energie per concludere la gara. Infine, non poteva mancare un personaggio locale. A?Subiaco lo chiamano ¡°Il Selvaggio¡±, per le sue iniziative bizzarre. Come quando partecipa pitturandosi il viso di nero, con il sambuco. Amato da tutti, corre da sempre senza cronometro al polso. Non importa la distanza, sono le sensazioni a dettare il ritmo.
Divertimento e crostate?-?La Speata ha sempre coccolato i suoi partecipanti. Basti pensare che in molte edizioni sono stati premiati atleti fino alla trentesima posizione per ogni categoria, con articoli sportivi o prodotti alimentari. Un¡¯atmosfera coinvolgente, che si respira dal via fino al grande ristoro dell¡¯arrivo. Musica, risate e dolci. Deliziose le crostate, il Salame del Re e le ciambelle al vino. Dipender¨¤ dalla pandemia, ma sarebbe bello gustarli sui verdi prati di Monte Livata, nella meravigliosa cornice dei Monti Simbruini.
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