RUNNING
Corri come sei: postura e stile, la correzione non sempre ¨¨ efficace
Esiste uno stile corretto di corsa? Quanto la postura condiziona il gesto atletico e viceversa? Nella maggior parte dei casi ¨¨ meglio assecondare il proprio stile piuttosto che comprometterlo con correzioni poco puntuali.
Quello relativo alla postura ¨¨ un argomento ricco di sfumature legate alla gestualit¨¤ individuale: in pratica ogni runner corre istintivamente nel modo giusto per lui. Non c'¨¨ nulla da fare, se non assecondare la natura, tuttavia ci sono una serie di accorgimenti tecnici che possono migliorare l'efficienza della corsa per renderla pi¨´ armoniosa e meno traumatica:
- la testa: va mantenuta eretta, in linea con il corpo, con lo?sguardo proiettato in avanti;
- le spalle: funzionano da campanello d'allarme, con la stanchezza s'irrigidiscono e rallentano la corsa e creano cos¨¬ difficolt¨¤ con la fase respiratoria;
- il busto: deve essere eretto e leggermente inclinato in avanti, mai troppo sbilanciato;
- il bacino: non deve essere arretrato rispetto al busto;
- le braccia: devono lavorare in sincronia opposta alle gambe;
- i piedi: in spinta dalla parte centrale all'avampiede.
Le varie fasi della corsa, inoltre, sono molto legate all'andatura e quindi alla velocit¨¤. Non ha senso dunque per chi corre a un'andatura inferiore imitare chi ha un ritmo nettamente superiore al suo.
Attenzione comunque ad intervenire sul gesto atletico, nella maggior parte dei casi solo un tecnico valido e preparato pu¨° fornire le indicazioni giuste per correggerlo (se davvero necessario).?Il tentativo d'imporre al nostro corpo un movimento in teoria pi¨´ corretto, non ¨¨ sempre la strada migliore da percorrere.
Per?esempio, se uno dei nostri piedi tende ad appoggiare in extrarotazione (ovvero con?la punta in fuori) imporre una correzione verso?l¡¯interno, pu¨° arrecare danno a ginocchio e anca. Meglio sarebbe eseguire esercizi mirati al potenziamento e allo stretching del tibiale posteriore e dei muscoli surali (quelli del polpaccio inferiore).?Il corpo umano ¨¨ una macchina meravigliosa che quando ¨¨ in movimento s'adatta con forme?di autocompenso alle eventuali alterazioni. In presenza di un arto inferiore pi¨´ lungo dell¡¯altro, per compenso la parte del?bacino corrispondente all¡¯arto pi¨´ corto tende a??ruotare in avanti per sopperire alla minore lunghezza dell¡¯arto. Questa crea una rotazione fisiologica delle vertebre lombari, con il risultato di un ulteriore compenso. Il corpo avr¨¤ quindi trovato l¡¯equilibrio a lui pi¨´ economico.
L¡¯insieme di queste situazioni di compenso conduce a una condizione di equilibrio generale che rende il corpo efficiente anche in presenza di lievi o pi¨´ accentuate imperfezioni; l¡¯instaurarsi di compensi nel runner (quindi nel caso di sovraccarico funzionale) pu¨° per¨° causare seri problemi alle articolazioni, ai muscoli e ai tendini.?Per questo motivo?qualsiasi intervento esterno legato a un eventuale compenso o a una correzione della tipologia di appoggio del piede deve fare i conti con gli equilibri gi¨¤ instauratisi:?di frequente queste correzioni vengono approntate con approssimazione e il rischio ¨¨ quello di arrecare danno piuttosto che beneficio.
Da anni mi occupo di analisi posturale della corsa ed ho testato centinaia di runner accomunati magari dalla medesima conformazione anatomica, dalla stessa tipologia di appoggio (pronatore, supinatore, neutro) e dallo stile apparentemente simile. Ad un occhio pi¨´ attento (quello delle telecamere, e con un visione a "rallentatore") tutti ci diversifichiamo e ci distinguiamo in qualche particolare,?anche?i gemelli Bernard e Martin De Matteis che pure in corsa paiono due gocce d¡¯acqua!?Ciascuno di noi corre con uno stile che ¨¨ tanto esclusivo quanto un'impronta digitale, patrimonio di?madre natura. Cerchiamo di?non comprometterlo.
? RIPRODUZIONE RISERVATA