Dominatore assoluto a Londra, si conferma un campione di livello epocale: forse nessuno ha mai segnato un'era cos¨¬ nella maratona
Calmo, rilassato, sempre sicuro di s¨¦. Dal via sino al termine dei rituali 42 km e 195 metri che sono la distanza prevista in una gara di maratona. Un macchina da corsa perfetta. Un motore organico con un numero illimitato di giri con un¡¯ affidabilit¨¤ totale, con una tecnica di corsa superlativa. Non fossimo sicuri che fosse un atleta in carne ed ossa, verrebbe da pensare ad un cyborg, perch¨¦ tale si deve considerare il keniota Eliud Kipchoge. Nella nostra lunga carriera di tecnici abbiamo visto campionissimi epocali dare vita a lunghe strisce di imbattibilit¨¤ su tutte le varie distanze del mezzofondo veloce e prolungato, ma mai nella maratona. Una gara troppa dura e lunga per riuscire ad addomesticarla ogni volta, cntro avversari sempre fortissimi, con condizioni climatiche sempre diverse. Kipchoge, con la sua ennesima strepitosa vittoria nella maratona di Londra in 2.02.37, secondo tempo mondiale di sempre dopo il record mondiale stabilito a Berlino nel 2018 con 2.01.39, sembra aver trovato il filtro magico che regala l¡¯imbattibilit¨¤. Nella sua carriera di maratoneta, iniziata nel 2013 ad Amburgo, Kipchoge ha corso sino ad oggi 13 maratone collezionando 12 vittorie ed un secondo posto a Berlino, sempre nel 2013. Per batterlo quel lontano 29 settembre di quasi sei anni fa, il suo connazionale Wilson Kipsang dovette stabilire il nuovo primato del mondo con 2.03.23. Da allora ad oggi Kipchoge ha potenziato ed affinato la sua straordinaria macchina da corsa, facendola diventare un prototipo assolutamente perfetto.
TECNICA DI CORSA La prima cosa che balza all¡¯occhio del tecnico e dell¡¯appassionato di atletica leggera ¨¨ la sua straordinaria meccanica di corsa. Le spalle proiettate in avanti, sostenute dall¡¯azione ritmica delle braccia, mentre i piedi potenti ed elastici gli forniscono una propulsione continua per spostare velocemente il corpo nello spazio, senza soluzione di continuit¨¤ o caduta di ritmo. Con una rullata al suolo che avviene in parte di avampiede ed in parte con la parte centrale della pianta. Angoli di lavoro perfetti. Il tutto impreziosito da quella decontrazione assoluta che solo i fuoriclasse della corsa sanno esprimere.
ALLENAMENTI La chiave di tutto sono per¨° i lunghi periodi di allenamento che il campione africano effettua ad oltre 2000 metri di quota nella Rift Valley. Un perfetto mix fra la preparazione di un fondista classico e quella di un corridore di mezzofondo prolungato, perch¨¦ oramai la maratona moderna ¨¨ diventata la somma di quattro volte i diecimila, con una piccola appendice finale di 2 km e 195 metri. Pochi allenamenti di grande qualit¨¤, con ripetute non superiori ai 1600 metri a ritmi intorno ai 2.50/2.55 al km, un buon chilometraggio settimanale, ma non esasperato. Raramente oltre i 200 chilometri. E soprattutto effettuato a ritmi molto bassi, per permettere di recuperare la migliore freschezza muscolare. Qualche lavoro di potenza aerobica non massimale, con galoppate di di trenta o pi¨´ chilometri a ritmi medio bassi fra 3.20 e 3.30 al chilometro. Poi, come secondo grande mezzo di allenamento, il fartlek. Kipchoge ne utilizza di vari tipi dopo un breve riscaldamento che non supera mai i 15 minuti. Da quelli pi¨´ lunghi, vedi 5 x 10 minuti a 6 x 8 minuti, a 10 x 4 minuti sino a 15 x 3 minuti. Sempre al ritmo di 2.55 al chilometro, sempre con un recupero di 2 minuti di jogging. Cio¨¨ corto, ma non esasperato come velocit¨¤. Infine quelli pi¨´ corti, con 20 x 2 minuti oppure 25 x 1 minuto stavolta con 1 solo minuto di recupero. In questo caso la velocit¨¤ sale sino a 2.45 al chilometro.
PROGRAMMAZIONE AGONISTICA Un¡¯altra cosa che magari sfugge ai meno informati ¨¨ la programmazione agonistica annuale di Kipchoge. Che in pratica ¨¨ ridotta a partecipare a solo due grandi classiche. Londra e Berlino. Quindi tanto allenamento e nessun stress supplementare durante la stagione, cme qualche campione di ciclismo che punta ai grandi giri e quindi evita di spendere energie nelle stressanti classiche di un giorno.
MO FARAH BRUTTO K.O. Alla regale vittoria di Eliud Kipchoge ha fatto da contraltare il pesante k.o. subito da Mo Farah, arrivato al traguardo davvero sulle ginocchia. Al trentesimo chilometro, il fuoriclasse britannico era transitato in 1.27.26, con soli 24 secondi di ritardo dal gruppo di testa che aveva come lepre d¡¯eccezione lo stesso Eliud Kipchoge. Poi, complice qualche maligno dolore muscolare ed articolare, il distacco finale da Kipchoge ¨¨ salito quasi a tre minuti. Passando dal ritmo di 2.56 al km a 3.09 al km. Un crollo che pone diversi interrogativi sul suo futuro di maratoneta perch¨¦ sul traguardo, oltre a Kipchoge, altri tre atleti africani gli sono arrivati parecchio davanti. Difficolt¨¤ nell¡¯adattare la sua meccanica di corsa da fantastico pistaiolo a maratoneta di livello mondiale, ma anche una situazione tattica che non ha mai dovuto affrontare nelle straordinarie vittorie in pista: quella di partire subito a ritmo elevatissimo, come succede nelle grandi maratone mondiali che fanno largo uso di lepri di altissimo livello. Poi il vero colpo di grazia glielo ha dato un Kipchoge davvero spaziale. Calmo, rilassato, sicuro di s¨¦. Quasi troppo perfetto per essere vero.
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