Dall'inchiesta dell'Istituto Piepoli, illustrata nel convegno "Runeconomy": in Italia solo il 6% di podisti "evoluti", contro il 31 della Danimarca
Legge pi¨´ libri degli altri, usa di pi¨´ tablet e smartphone, si documenta maggiormente su ci¨° che mangia o acquista al supermercato, va a cinema almeno una volta al mese (l¡¯82% rispetto al 61 dei non podisti) usa meno farmaci (18% contro 31), ma si sente pi¨´ ansioso (12 rispetto a 6), e incontra il sonno con maggiore difficolt¨¤ (13 contro 5). E¡¯ il profilo del runner italiano secondo un¡¯inchiesta dell¡¯istituto Piepoli, illustrata nel corso del convegno ¡°Runeconomy: le nuove frontiere del running¡±, organizzato da Fidal e Coni questa mattina al Foro Italico. Il 46 per cento degli italiani corre, naturalmente con modalit¨¤ diverse: il 6 per cento lo fa tutti i giorni, il 24 da una a tre volte alla settimana, il 16 da una a tre volte al mese. Un bacino importante, che a volte per¨° non trova un riconoscimento del mondo delle istituzioni sportive, e forse neanche lo cerca. Alfio Giomi, il presidente della Fidal, ci tiene a dire che ¡°il running ¨¨ atletica¡±. E d¨¤ anche molti benefici. Per il 75 per cento del campione degli intervistati, rappresentativo della popolazione italiana al di sopra dei 18 anni, ¡°correre migliora la vita lavorativa¡± e nel 60 per cento dei casi aiuta le proprie relazioni interpersonali. Anche se l¡¯italiano che corre lo fa generalmente da solo (68 per cento). Pi¨´ indietro le altre risposte: il 19% accumula chilometri con il proprio partner, il 14 con un amico, solo il 13 in gruppo. C¡¯¨¨ poi l¡¯abbinata turismo-corsa: i podisti scelgono la propria vacanza anche in base alla presenza di luoghi podistici o ciclabili, o semplicemente di una palestra o di una piscina in albergo. Fabio Pagliara, segretario generale della Fidal, annuncia la prossima puntata: ¡°Sulla scia di Runeconomy nascer¨¤ CREA, un osservatorio permanente sul running e sulla Sporteconomy¡±.
VALENCIA E L¡¯AMORE Un mondo anche molto diverso al proprio interno, dal podista easy che non si iscriver¨¤ a una gara neanche sotto tortura al maratoneta esigente che pianifica la sua stagione e i suoi allenamenti per filo e per segno. A proposito di maratone, il tema ha catturato molta attenzione. Peraltro, proprio in queste ore il Tar del Lazio ha deciso di rinviare all¡¯11 luglio una decisione sui ricorsi per il discusso bando per assegnare l¡¯organizzazione della maratona di Roma. Perch¨¦ le corse italiane non riescono a raggiungere le vette non solo di New York, di Parigi, di Londra o di Berlino, ma anche della sorprendente Valencia? A proposito di Valencia, c¡¯era l¡¯organizzatore Paco Borao, che ha un po¡¯ raccontato il boom della maratona spagnola: ¡°Si tratta di una storia d¡¯amore nata fra Valencia e la maratona. E la grande crescita viene dagli anni della crisi economica, da un disastro nasce un¡¯opportunit¨¤. Fu in quel momento che si decise che i 365 giorni di traffico sarebbero diventati 364¡ Ora per¨° la citt¨¤ il running vive tutti i fine settimana, riesce a mischiare l¡¯elemento di elite e l¡¯anima popolare. Dei ventimila, un terzo ¨¨ della zona di Valencia, un altro terzo dal resto della Spagna, infine il terzo che rimane ¨¨ fatto di podisti che vengono dall¡¯estero¡±.
ATMOSFERA E in Italia? Paolo Bellino, direttore generale di RCS Sport, ha sottolineato gli elementi pi¨´ problematici del sistema, come l¡¯eccessivo numero di maratone peraltro concentrate in met¨¤ dell¡¯anno per ragioni climatiche: ¡°La Fidal deve cercare di dirigere il traffico¡±. L¡¯altro elemento di diversit¨¤ rispetto all¡¯estero ¨¨ il differente approccio del maratoneta: ¡°In Italia c¡¯¨¨ molto pi¨´ agonismo, altrove l¡¯elemento di wellness, di ricerca del benessere, ¨¨ pi¨´ forte. A New York non vai per correre in 2 ore o 50 minuti o 3 ore e quindici, vai per vivere un¡¯atmosfera¡±. Carlo Capalbo, presidente della commissione corse su strada della Iaaf, ha citato alcuni dati frutto di uno studio combinato fra quindici universit¨¤ europee. Dai numeri emerge una cifra di 49,9 milioni nel continente. Il 6 per cento di podisti evoluti dell¡¯Italia ¨¨ lontano dal 31 per cento della Danimarca, che guida nettamente la classifica davanti al 25 per cento della Germania. Dunque c¡¯¨¨ ancora tanto da lavorare, anzi da correre.
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