Correre una maratona ¨¨ faticoso, ma la creativit¨¤ italiana non ha limiti e riesce ad "ovviare" anche a questo aspetto. Come nel caso del runner iscritto alla Milano Marathon dello scorso 3 aprile con il pettorale 2016 che a met¨¤ gara, come testimonia questo video, si toglie la maglia e la passa ad un'amico per completare?l'opera. Vedere per credere, alla faccia delle settimane [...]
Correre una maratona ¨¨ faticoso, ma la creativit¨¤ italiana non ha limiti e riesce ad "ovviare" anche a questo aspetto. Come nel caso del runner iscritto alla Milano Marathon dello scorso 3 aprile con il pettorale 2016 che a met¨¤ gara, come testimonia questo video, si toglie la maglia e la passa ad un'amico per completare?l'opera.
Vedere per credere, alla faccia delle settimane d'allenamento che richiede una 42k. Il protagonista, stando a quanto riporta la societ¨¤ che gestisce i chip destinati al cronometraggio, si chiama?Carmelo Vergata, e la sua gara ¨¨ stata chiusa con un tempo di 3 ore 31 minuti e 42¡±, anche se a quanto pare la prestazione non ¨¨ "farina del suo sacco".
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Il caso di Milano - testimoniato dal video che avete appena visto - ¨¨ solo la punta di un iceberg. Ogni anno gli addetti al cronometraggio delle varie aziende (TDS, Championchip, MySdam in Italia) che si occupano di stilare le classifiche ufficiali delle nostre maratone sono costretti a ripassare a campione (o meglio in base a incongruenze che saltano agli occhi) i profili degli atleti in corsa per verificare che tutti i passaggi siano coerenti. E nei casi pi¨´ dubbi vengono presi in visione i filmati. Il risultato ¨C clamoroso il caso della maratona di Firenze di qualche anno fa ¨C i cosiddetti tagliatori vengono depennati dall¡¯ordine di arrivo per una percentuale che si aggira fino al 5%. Ma chi sono questi ¡°tagliatori¡± o quelli chiamati con termine ancora pi¨´ spregiativo ¡°sarti¡± cio¨¨ maestri nell¡¯arte del tagliare? Si tratta di una categoria particolare di maratoneti che in gara mettono in atto tutta una serie di tranelli e imbrogli per accorciare il percorso e presentarsi al traguardo con tempi che non sono alla loro portata. Perch¨¦ lo fanno? Per tenere fede alle promesse fatte in famiglia, per vantarsi con gli amici, sostanzialmente per ingannare se stessi. In qualche caso, bisogna riconoscerlo, si tratta anche di errori in buona fede, di chi si era effettivamente ritirato e per riconsegnare il chip era passato sul traguardo finendo per essere qualificato ma nella maggioranza dei casi si tratta di autentici imbroglioni pi¨´ che di buontemponi come vogliono apparire.
Denunce Leggendo le riviste specializzate spesso si possono leggere denunce di maratoneti che segnalano di aver visto corridori spuntare a met¨¤ gara da dietro un cespuglio o di atleti master che chiedono di depennare l¡¯atleta che li precede in classifica perch¨¦ ¨¨ un imbroglione patentato. Ci sono in effetti, e gli addetti ai lavori ne conoscono i nomi, maratoneti master che del taglio del percorso hanno fatto una scienza e spesso riescono a farla franca. D¡¯altra parte basta partecipare anche alle corse non competitive per vedere concorrenti che arrivano sul traguardo in senso opposto (¡°ho sbagliato strada¡±) o ancora pi¨´ spesso di podisti che approfittano di un giro di boa in rettilineo per passare dal tracciato di andata a quello di ritorno risparmiando parecchi centinaia di metri. Gli organizzatori lo sanno e ci sono addetti che sono costretti a controllare i punti a rischio di ¡°taglio¡±.
?? Come si fa / I sistemi per ¡°risparmiare¡± sul percorso e accreditarsi di tempi impossibili, come detto, sono tanti. Quello di cedere il chip a un compagno durante la gara ¨¨ solo uno dei tanti. Quello pi¨´ semplice consiste ovviamente nel nascondersi dietro un cespuglio o una transenna e inserirsi a gara gi¨¤ iniziata mentre passa il gruppone. Ma basta conoscere o studiare il percorso per spostarsi da una parte all¡¯altra risparmiando chilometri e ovviamente i pi¨´ esperti sanno che devono farlo per tratti brevi o nei punti in cui non c¡¯¨¨ la rilevazione dei tempi di passaggio, perch¨¦ il ¡°salto¡± insospettirebbe i cronometristi.
Metropolitana? Da un certo punto di vista, basterebbe semplicemente vietare le maratone nelle citt¨¤ che dispongono di una metropolitana.? Da quando esiste la corsa ¨¦ l'accusa pi¨´ infamante e spregevole che pu¨° cadere sulla testa di un podista, quasi un refrain: ¡°Ma hai preso la metropolitana?¡±. Un maratoneta che ha tagliato il percorso, o peggio si ¨¨ servito della metropolitana per arrivare al traguardo, ¨¨ pi¨´ o meno come un poliziotto corrotto o un prete scoperto a letto con l'amante. E proprio di questo alto tradimento alla sacra vocazione per i 42 chilometri e 195 metri fu accusato Roberto Barbi quando nella maratona di New York del ¡®98 sbuc¨°, sconosciuto e primo degli italiani, sul traguardo della maratona. Un sesto posto venuto dal nulla secondo gli organizzatori che, sull'onda dei sospetti che si sono subito diffusi al centro stampa, avviarono un'indagine a stretto giro di posta. La colpa del maratoneta di Bagni di Lucca? Essersi presentato al via con un pettorale da amatore (il 918), dopo la trafila di tutti i "tapascioni" della domenica con tanto di pagamento postale, ed essere giunto al traguardo da campione, col decimo tempo di sempre in Italia e un miglioramento di quasi 4 minuti (da 2h14'32" a 2h10'55"). E solo il giorno dopo? il direttore della corsa, Alan Steinfeld scagion¨° definitivamente il toscano: "Abbiamo analizzato le registrazioni dei concorrenti trasportati sui pullman da Manhattan a Staten Island e poi quelle dell'ingresso nei settori di partenza della maratona: tutto regolare. Poi ho voluto parlare personalmente con Orlando Pizzolato di cui mi fido ciecamente e che segue tecnicamente l'atleta". Ma in realt¨¤ per convincere gli increduli americani ci sono volute anche le immagini della partenza (la fase piu' sospetta), i controlli a met¨¤ gara e decine di altre testimonianze, oltre alla verificata lentezza della metropolitana newyorkese. Un'impresa alla Forrest Gump evidentemente troppo grande per essere credibile e che, alla luce di quanto ¨¨ successo prima e dopo di New York, aveva un¡¯altra matrice: il doping. Barbi, gi¨¤ squalificato per mesi dopo la positivit¨¤ all¡¯efedrina alla maratona di Firenze ¡¯96 e sospettato di un altro controllo positivo in una gara Uisp (ma mai ufficializzato) fu squalificato definitivamente dopo la positivit¨¤ all¡¯Epo ai Mondiali di Edmonton 2011.?
La cameriera Ma nella storia della maratona i casi sono tanti: il pi¨´ famoso ¨¨ quello di Rosie Ruiz, cameriera cubana residente in America, alla maratona di Boston quando nel 1980 si present¨° per prima al traguardo in straordinarie condizioni di freschezza e fu premiata con la corona di alloro. Si trattava di una bugiarda patologica che per poco non? la fece franca. Gli organizzatori si insospettirono solo a una settimana dalla la premiazione notando che la Ruiz non compariva in nessun filmato della corsa e scoprirono che si era nascosta in mezzo alla folla in Kenmore Square correndo solo l¡¯ultimo miglio. La vittoria venne cos¨¬ assegnata alla canadese Jacqueline Gareau ma la Ruiz non restitu¨¬ mai la medaglia.
Ad Atene 1896 Perfino nella prima maratona olimpica di Atene del 1896 alla spalle del vincitore Spiridon Louis si registrarono vari casi sospetti.? Il terzo arrivato Spiridon Belokas fu squalificato per aver fatto parte della gara trasportato da un carretto e la medaglia di bronzo fu assegnata all¡¯ungherese Gyula Kellner (3h06¡¯35¡±). Ma proprio nella storia moderna della maratona di Atene e in tante classiche del podismo ci sono casi di atleti che sono stati depennati dal podio per aver fatto ricorso al ¡°famigerato¡± taglio. Ma questo sar¨¤ oggetto di una prossima puntata¡
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