RUNNING
Quasi morto dopo una 21k, a distanza di un anno torna a correrla con il suo salvatore
Quando lo scorso 27 febbraio ha tagliato il traguardo della Phoenix Half Marathon, Joseph Marquez di Ahwatukee, Arizona, non ha dato peso a quel 2:34:17 con cui ha completato la corsa, perch¨¦ lui la sua gara l'aveva gi¨¤ vinta anche solo presentandosi al via, visto che lo scorso anno su quello stesso tracciato di 7 miglia ha avuto un attacco di cuore ed ¨¨ quasi morto. Anzi, morto lo ¨¨ stato davvero per 19 minuti. A salvarlo ¨¨ stato il dottor Richard Averitte, che era di servizio alla maratona, praticandogli il massaggio cardiaco direttamente sulla linea del traguardo, anche se, quand'¨¨ arrivato al Desert Banner Medical Center, i medici erano convinti che per il 58enne analista informatico ci fosse ormai ben poco da fare, perch¨¨ aveva tre arterie chiuse fra l'85 e il 95% e pure nel caso in cui fosse sopravvissuto al devastante infarto, i possibili danni cerebrali sarebbero stati gravi. E invece, contrariamente ad ogni previsione, due giorni dopo la maratona il signor Marquez si ¨¨ risvegliato e, tempo una settimana, era gi¨¤ fuori dall'ospedale, con tre stent nel petto e la voglia di tornare di nuovo a correre.
UN MIRACOLO GRAZIE AI MEDICI?
Cosa che ha fatto quand'era ancora in riabilitazione e da allora non si ¨¨ pi¨´ fermato, perch¨¨ il suo obiettivo era quello di prendere parte alla Phoenix Half Marathon di quest'anno insieme col dottor Averitte che, dopo quanto successo, ¨¨ diventato un suo buon amico. "Gli infermieri mi hanno raccontato che la prima domanda che ho fatto quando mi sono risvegliato dall'infarto non ¨¨ stata 'dove sono?' o 'cosa mi ¨¨ capitato?', bens¨¬ 'che tempo ho fatto? sono stato sotto alle due ore?' - ha detto divertito il runner al sito specializzato Runner¡¯s World?- e che quando mi hanno detto che avevo corso in 1:59:50, ho alzato le braccia al cielo, esultando". Marquez non ricorda affatto l'episodio, come del resto nulla di quello che ¨¨ successo prima, ma sa bene che se non fosse stato per il suo amico dottore, per i paramedici che lo hanno soccorso e per il personale dell'ospedale, oggi lui non sarebbe qui a raccontare nulla. "Quello che ¨¨ successo sulla linea del traguardo lo scorso anno ¨¨ stato un vero miracolo - ha concluso il runner - perch¨¨ c'erano le persone giuste al posto giusto al momento giusto e ho potuto cos¨¬ ricevere le cure migliori. Ecco perch¨¨ una settimana prima di partecipare alla maratona sono andato a trovare i miei salvatori in ospedale, per ringraziarli di quello che avevano fatto: sono loro i veri eroi".
di Simona Marchetti
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