Nike a Monza prova a sbriciolare il record delle due ore: un tentativo destinato a far discutere perch¨¦ completamente diverso rispetto a una gara
Che cosa ¨¨ un primato? Che cosa ¨¨ un record? come si realizza? come si misura?
Sono alcune delle domande che mi pongo da marted¨¬, quando a Monza ho visto al lavoro il team Nike che insegue il sogno di portare un uomo sotto le due ore in maratona.
Ho parlato con loro, ho ascoltato le parole degli atleti, ho parlato con i colleghi e con una serie di tecnici e di amatori. La questione ¨¨ decisamente complessa. Provo a dire la mia, dal basso: sono un amatore - quindi faccio un altro sport che solo a tratti somiglia e ricorda quello di Kipchoge e compagni.
Ho visto l¡¯allenamento, dietro un auto che faceva da pace (dettava il ritmo a 2¡¯50¡±/km) a tre circondati dalle lepri, che ogni qualche giro (di 2405 metri) si davano il cambio per proteggere i tre dal vento, che quel pomeriggio tirava davvero forte rendendo met¨¤ corsa difficilissima ma pi¨´ docile la seconda parte, perch¨¦ l¡¯anello ricavato sulla pista andava in senso antiorario volgendo le spalle degli atleti alle montagne, che dal parco si apprezzano moltissimo.
Ma lasciamo la natura e anche il tentativo, che verr¨¤ realizzato a maggio secondo quello che si ¨¨ potuto capire: prima verr¨¤ individuata la finestra e poi atteso il giorno. Partiamo proprio da questo elemento che mi consente di fare un primo parallelo, che qualcuno mi contester¨¤ ovviamente. Ma ¨¨ per amore di analisi e discussione, quindi ben venga.
Immaginare una finestra ed aspettare il tempo ideale mi porta in montagna, dove gli alpinisti fanno esattamente questoo. Studiano la vetta, cercano la via migliore, poi si avvicinano piantando tende e realizzando campi base per avvicinarsi quindi aspettano ancora che il meteo gli regali una finestra ideale. Intendiamoci, qui si parla di gente che spesso rischia la pelle, di atleti straordinari che hanno un problema supplementare, la discesa dalla vetta raggiunta. Come se i nostri maratoneti dovessero calcolare poi di far ritorno in centro a Milano a piedi e di corsa entro l¡¯ora di cena¡?
L¡¯alpinismo e la caccia agli ottomila mi sembrano il parallelo migliore. Anche rispetto alla corsa alla Luna che si scaten¨° negli Anni Sessanta tra Stati Uniti e Russia.
Nel 1950 l¡¯uomo raggiunse per la prima volta la cima di un Ottomila, e lo fece senza l¡¯aiuto dell¡¯ossigeno. Maurice Herzog comp¨¬ un¡¯impresa straordinaria che gli cost¨° congelamenti e amputazioni. Ma apr¨¬ una via, disse al mondo che era possibile e gli alpinisti del resto del mondo si sono dati battaglia per decenni. Prima per eguagliarlo quindi per superarlo, Messner nel 1970 cominci¨° la corsa alla scalata di tutti i 14 Ottomila della Terra. Sempre senza ossigeno. E fu il primo a realizzare l¡¯impresa in un mondo che ancora oggi usa le bombole di ossigeno per affrontare zone del pianeta dove l¡¯aria ¨¨ cos¨¬ rarefatta che muovere un passo ¨¨ un¡¯impresa eccezionale¡ figuratevi scalare.
La forza di Herzog fu ispirare il mondo. Ed ¨¨ esattamente quello che Nike ha deciso di fare. Ascoltare i tecnici e gli atleti parlare di Breaking2 ti fa sentire questo. A loro non interessa se la Iaaf accetter¨¤ il primato (e difficilmente lo far¨¤), e forse neppure che cosa ne penser¨¤ una buona quota di persone che ovviamente non possono non pensare che la maratona sia una gara e non una distanza.
Lo staff di Nike (e quello di Adidas pure) ha deciso di provare a rompere un muro, uno degli ultimi davvero imponenti nel mondo dello sport e della fatica. Scendere sotto le due ore ispirer¨¤ comunque il mondo, la gente, gli atleti. Li convincer¨¤ che si pu¨° fare, che il limite non esiste ma che pu¨° essere abbattuto, prima o poi anche in una gara vera.?
E¡¯ talmente ovvio che quello a cui abbiamo assistito marted¨¬ ¨¨ diverso, lontano dall¡¯atletica e dal fondo che conosciamo¡ Quando corri una maratona, in un paesino piuttosto che a Berlino o New York, corri da un punto all¡¯altro della citt¨¤. E ogni passo non ¨¨ mai uguale a quello successivo. Devi aver cura del vento, della riga blu che ti indica la linea ideale, dei ristori. degli avversari che ti studiano per capire se stai spingendo o risparmiando energia, se possono attaccarti o no. Una maratona agonistica ¨¨ fatta con decine di cambi di ritmo che modificano in maniera decisiva il tuo stato organico, il consumo di ossigeno e di energia e quindi influenzano il passo successivo, il chilometro successivo. Per questo ¨¨ difficile vincere una maratona, figuriamoci realizzare un record (ci siamo dimenticati Berlino e tutto quello che per anni ¨¨ stato concesso a un corridore eccezionale come Haile Gebresselassie? Gli esperti di atletica sanno bene come venivano costruite quelle corse e chi poteva entrare e chi non era ammesso¡). ? per questo che penso che questo tentativo sia una cosa assolutamente eccezionale, per quanto ben dissimile da una gara.
Potremmo poi passare al ciclismo, come molti colleghi hanno ricordato in questi giorni parlando dei record dell¡¯ora di Moser e di altri tentativi. In quel periodo sono stati studiati materiali straordinari che poi hanno invaso e trasformato anche il mondo delle corse su strada, modificando le tappe a cronometro dei grandi giri con tute, caschi, reali e ruote¡ Non solo un atleta che spingeva sui pedali¡
Ma torniamo a Monza, al sogno di correre sotto le 2 ore una distanza di 42,195 metri. Io credo che in quelle condizioni sia assolutamente possibile. Sono convinto che ci riusciranno. Lo si legge negli occhi e le sorriso di Eliud Kipchoge, che dopo aver corso il suo primato sulla mezza spiegava di essere solo al 60 per cento del suo potenziale. Esagerato¡ ma c¡¯e da credergli. Lui ¨¨ assolutamente convinto, sia di farcela sia di diventare un¡¯icona, come quella foto che gli uomini del marketing sapientemente aggiungono a ogni cartella, quella dell¡¯orma dell¡¯uomo sulla Luna. Scendere sotto le 2 ore, in qualsiasi modo, sar¨¤ come quel giorno del 1969. Poi qualcun altro riuscir¨¤ a fare la stessa cosa anche in gara, ma secondo le proiezioni dei tecnici serviranno ancora tanti anni. Il tentativo di Monza, o gli altri in atto, potrebbero accorciare questa proiezione. Perch¨¦?
Perch¨¦ l¡¯uomo per realizzare qualunque impresa ha soltanto bisogno di esserne convinto, di credere che si possa fare. Quando noi sappiamo che ¨¨ possibile diventiamo inarrestabili. Ecco la forza di questa impresa, sta tutta nell¡¯ispirazione pi¨´ che nelle scarpe aerodinamiche altissime (drop 10 millimetri¡) o nella lamina di carbonio che come una molla (sar¨¤ davvero autorizzata dalla Iaaf in gara?) rilancia l¡¯azione dell¡¯atleta.
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