Sul tracciato dell'Autodromo Eliud Kipchoge, Zersenay Tadese e Lelisa Desisa hanno corso la mezza maratona: Kipchoge ha chiuso in 59'17" ufficioso. Il tutto per testare il sistema immaginato dalla Nike che entro l'anno punta ad abbattere il muro
Il progetto ¨¨ affascinante, la sfida entusiasmante, il traguardo allucinante. E la quantit¨¤ di aggettivi ¨¨ voluta, perch¨¦ scendere sotto le 2 ore per correre una maratona ¨¨ un traguardo eccitante. In queste settimane addetti ai lavori e appassionati si interrogano: chi ¨¨ partito prima. Nike ha annunciato il progetto soltanto sul finire del 2016, fissando il traguardo nel 2017. Ma Adidas e un terzo team stanno inseguendo lo stesso primato. Non ¨¨ solo una corsa al record ormai, ma una corsa contro il tempo. Che Nike ha deciso di giocare in Italia nei suoi atti finali, perch¨¦ oggi - marted¨¬ 7 marzo - ha convocato la stampa specializzata per il primo test open (dopo una serie di allenamenti e misurazioni in giro per il mondo) a Monza, sul tracciato della mitica pista che ospita i GP di Formula1. Dove alle 17 ha scatenato i cavalli di Eliud Kipchoge, Zersenay Tadese e Lelisa Desisa per correre una mezza maratona, non serviva per ottenere un record del mondo (ma piano non sono andati, Eliud Kipchogeha chiuso in 59'17" ufficioso) ma per testare il sistema immaginato dal colosso mondiale americano.???COME ¡ª La ricetta ¨¨ facile: prendi tre atleti capaci di sprigionare energia ad altissima intensit¨¤ e di tenere ritmi elevati per due ore. Seguili per mesi in allenamento tra pista e casa, quindi anche in Africa e in Spagna e negli States, cerca di capire come mangiano, come bevono, quanto gli serve il cibo e quanto l'acqua. Poi vestili e chiedi loro che cosa gli piace, come sentono quella canottiera che cosa manca a quel manicotto... La pressione del pantaloncino ¨¨ gradevole? Misura le loro prestazioni e incrociale con le sensazioni. Ma non solo, un gruppo di ingegneri - capitanati da Stefan Guest e Bret Schoolmeester - lavorano parallelamente per realizzare una scarpa che sia al contempo comoda ammortizzata (grazie al foam che ¨¨ materiale Nike) e reattiva (con al suo interno una soletta in fibra di carbonio). Anche loro ovviamente sentono i tre atleti e con loro sviluppano le modifiche e disegnano ogni particolare, dove anche l'aerodinamica ha un peso importante. Perch¨¦ un solo secondo in questa avventura potrebbe avere un peso decisivo. E un secondo in maratona si pu¨° guadagnare e perdere lungo un chilometro...??<iframe framespacing='0' frameborder='no' scrolling='no' src='http://video.gazzetta.it/video-embed/fc00633a-035b-11e7-a1b0-b47f3ce36192?playerType=article&autoPlay=false&mute=false' width='540' height='340' allowfullscreen></iframe>?AERODINAMICA ¡ª E l'aerodinamica quindi ¨¨ parte integrante della maglia da gara, che oltre ad essere a compressione differenziata e con diversa maglia in funzione delle parti del corpo da proteggere, ha sui fianchi una serie di piccole palette che devono in qualche maniera condurre l'aria e sfruttarne la spinta. Una sfida nella sfida, che difficilmente potrebbe essere utile al runner della domenica, ma Nike pensa che questo sia comunque uno strumento per ispirare chi fa sport oggi e chi lo far¨¤ domani. Agli indumenti pensa il team di Dan Judelson, che non si ¨¨ fermato a maglia e pantaloncini - che verranno quasi cuciti addosso al trio - ma ha realizzato due placche adesive che ai lati dei polpacci avranno lo stesso scopo aerodinamico. Praticamente hanno messo dei minialuttoni ai maratoneti. Il resto del lavoro tocca a Brad Wilkins e Brett Kirby scienziato e fisiologo del team. Loro hanno messo sulla bilancia Eliud e i suoi compagni poco dopo lo sforzo, per misurare quanto liquido e quanta energia hanno utilizzato in un'ora a sfidare il vento che (sorpresa) li ha colti sul tracciato del Parco di Monza. E' stato un test, ce ne saranno altri, ma la sfida della maratona sotto le 2
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