Oliviero Bosatelli ha ripreso a correre soltanto qualche anno fa, ma non sulla strada che aveva lasciato a 27 anni (2.27' in maratona con una preparazione approssimativa, dice): ha scelto le montagne, le stradine in salita, i passaggi difficili, le discese pericolose, le corse infinite. Il Vigile del Fuoco bergamasco ha vinto il Tor des Geants e non si ¨¨ pi¨´ fermato. Sabato prova a mettere una bandierina tricolore a Mauritius, all'UTRB. E noi siamo con lui
DAL NOSTRO INVIATO
LE CHALAND (MAURITIUS)
L'inverno pu¨° essere una stagione straordinaria, piena di sole e di colore. Basta scegliere l'emisfero giusto, e magari avere la fortuna di seguire una corsa (o decidere di partecipare) a Mauritius, isola del continente africano in pieno Oceano Indiano, dove le giornate scivolano via tra una pioggia a volte esagerata (ma spesso brevissima) e un bagno di sole che scalda fino a 28 gradi mentre il mare scuote la barriera corallina componendo il suo speciale sottofondo musicale.
Siamo arrivati qui con un volo diretto da Malpensa, poco pi¨´ di 11 ore per vivere un clima speciale in un'isola che da qualche anno - grazie allo sforzo del principale gruppo alberghiero del Paese, Beachcomber Resorts & Hotels - prova a importare anche la disciplina pi¨´ dura della corsa, il trail. La sfida alla natura, alle salite, al dislivello, al fango, ai chilometri. Qui ne organizzano uno da 120 chilometri, al quale fanno da contorno una 45, una 25 e una 10 chilometri. E ci sar¨¤ un italiano in ogni corsa, qualcuno solo per guastarsela, qualcuno per provare a scrivere il suo nome nell'albo d'oro. E' il caso di Oliviero Bosatelli, 48 anni, che a maggio ha vinto la prima edizione del Tor des Chateaux ma che tutti conoscono soprattutto per l'impresa al Tor des Geants 2016 (dopo la quale ha comunque centrato altri successi come quello sulle Orobie): qui ¨¨ rapidamente diventato la stella, uno dei pi¨´ attesi anche se lui da giorni cerca informazioni sul percorso e sui rivali perch¨¦ dovr¨¤ confrontarsi con una natura diversa da quella delle Alpi e con avversari non proprio noti in Europa ma non per questo meno temibili.
In attesa del via, insieme a Olivero abbiamo girato un po' l'isola alla scoperta di un po' di storia (dallo sbarco degli olandesi all'approdo dei francesi e quindi le guerre e la dominazione inglese), del cibo e dell'ospitalit¨¤ di un popolo multirazziale e multireligioso (maggioranza ind¨´, cattolici e musulmani vivono rispettosamente uno a fianco all'altro). Senza evitare qualche corsa leggera e un'avventurosa (solo per noi) salita al monte Le Morne, non il pi¨´ alto dell'isola ma il pi¨´ noto perch¨¦ sul suo altipiano si rifugiarono decine e decine di schiavi nei secoli scorsi resistendo (anche con stenti e privazioni notevoli) e fondando una comunit¨¤ che qui ¨¨ storia, prima della fine della schiavit¨´. Salire oggi ¨¨ difficile come allora, la differenza sta solo negli occhiali da sole e nelle scarpe: noi saliamo e scendiamo sicuri nelle nostre TNF con suola megagrip di vibram, loro fuggivano a piedi nudi (non sapevano e non credo gli interessasse minimamente sapere che questo li rendeva pi¨´ forti e renderebbe pi¨´ agili anche noi, se da piccoli e da adolescenti potessimo giocare correre e saltare a piedi nudi).?
Salire su Le Morne ¨¨ stata un'esperienza straordinaria, avere alle spalle uno dei migliori trailer italiani lo ha reso speciale. Perch¨¦ ogni suo passo rendeva semplice la salita e perch¨¦ lui cercava di dare (persino con timidezza) qualche consiglio ai compagni di viaggio per salire in sicurezza e con il minor sforzo possibile. Le foto raccontano meglio di qualsiasi parola il piacere della salita (il sudore ne ¨¨ stato la tassa giustamente ?richiesta) che si fa in due tratti, dall'ingresso del parco (protetto dall'Unesco, per le motivazioni storiche ma anche geografica: qui vivono 91 specie endemiche; a Mauritius e nelle isolette vicine si arriva oltre le 350) per un paio di chilometri su un largo sentiero sino a quasi 300 metri di quota, e poi oltre un cancello - che solo le guide sono autorizzate ad aprire prima di accompagnare i turisti - su un sentiero pi¨´ stretto e difficile, con alcuni passaggi molto impegnativi che si superano comunque utilizzando pi¨´ la calma che la forza. Altrimenti chi scrive non sarebbe riuscito a salire...
Torniamo all'Ultra Trail Raidlight Beachcomber 2017. Il tracciato da 120 chilometri?e 4500 metri di dislivello verr¨¤ attaccato dalle 02 del mattino di sabato (in Italia sar¨¤ mezzanotte). Una corsa davvero strana nel suo profilo altimetrico, perch¨¦ i primi dieci chilometri sono quasi tutti in discesa, si torna quasi sul livello del mare prima di una serie di saliscendi che accompagnano i corridori ai piedi della prima salita impegnativa, con oltre 600 metri da salire in 7 chilometri. In quella fase probabilmente potrebbe decidersi la corsa, perch¨¦ la parte pi¨´ dura e la quasi totalit¨¤ del dislivello va affrontato in quel momento: da poco prima dell'alba sino al chilometro 70 quando poi si torna a scendere verso i campi di canna da zucchero e la costa. In quella fase l'ostacolo dei trail saranno soprattutto la fatica accumulata, il caldo e l'umidit¨¤ se il vento non riuscisse a mitigare il problema aggiungendo comunque il suo ostacolo alla corsa.?
Sar¨¤ bello seguire l'impegno di Oliviero, anche se noi ci siamo fatti prendere dall'entusiasmo e ci butteremo in corsa. Abbiamo scelto la novit¨¤ della stagione, la gara da 25 chilometri? che pure si corre fuoristrada e pure offre un dislivello (di 300 metri) frutto di una serie di colline che insieme ai campi di canna da zucchero ed alla costa costruiranno la scenografia del Trail du Nautile, nome assegnatogli dallo sponsor principale (Beachcomber, che quest'anno nel valorizzare il personale e l'impegno di ogni dipendente ha voluto modificare il marchio ed ha scelto la classica conchiglia che qui si trova ovunque). Arriveremo in fondo? Riusciremo a tagliare il traguardo prima di Oliviero? Basta aspettare sabato per scoprirlo.
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