RUNNING
Dal divano alla corsa nel deserto: la difficolt¨¤ pi¨´ grande? Il primo passo...
Poteva essere la storia ordinaria di un sedentario che si ¨¨ dato al jogging, ne ¨¨ nata invece la storia straordinaria di un quarantasettenne ex sedentario che un giorno, a 37 anni, ¨¨ sceso dal divano e non ha pi¨´ smesso di correre. Per se stesso, per gli altri, per l'ambiente. Professione esperto di cambiamenti climatici e green economy, l'ex finanziere ora imprenditore?Daniele Barbone ha coniugato il suo mestiere con la passione per la corsa negli ambienti estremi. Ha attraversato infatti a piedi, di corsa o camminando, 7 deserti sia in competizioni che in solitaria ed ¨¨ stata la prima persona ad aver corso a piedi per 48 ore in Amazzonia, nella foresta pluviale al confine tra Per¨´ e Brasile. Il tutto per raccogliere fondi e sensibilizzare sull¡¯emergenza climatica.
Dalla sua esperienza sono nati anche il bestseller ¡°Runner si diventa ¨C Dall¡¯ufficio al deserto¡± (edito da Corbaccio nel 2015) e ¡°Correre cambia la vita - Giro del mondo in dieci tappe per chi corre e cammina, dal Jesus Trail alla Valle della Morte¡± (edito da LSWR nel 2018).
Non ¨¨ stato un runner precoce. Come le ¨¨ venuto in mente di indossare gli scarpini?
"La necessit¨¤ di stare bene. Perch¨¦ se dedichi gran parte del tuo tempo al lavoro e poi ti concedi i piaceri di una buona cucina (alla quale non rinuncerei mai) allora rischi la rottura del tuo equilibrio. Il nostro corpo difficilmente mente. Ed il mio mi stava dicendo che dovevo rimettermi in forma. Per farlo il gesto pi¨´ naturale ¨¨ stato quello di uscire di casa durante le feste di Natale e provare a fare il giro dell¡¯isolato. Mi fischiavano le orecchie per il freddo e lo sforzo, fu disastroso! Mi domandai chi me lo aveva fatto fare. Eppure dopo pochi giorni mi son detto: 'Se ho fatto il giro di un isolato, posso fare anche il giro del quartiere'".
Cosa le ha dato pi¨´ soddisfazione nel passaggio dal divano ¨C sportivamente parlando ¨C all¡¯attivit¨¤ fisica?
"E¡¯ stata una scoperta di me stesso. Perch¨¦ ho iniziato a capire il mio corpo e a parlargli. Un dialogo intenso che mi ha consentito di capire che potevo alzare sempre di pi¨´ l¡¯asticella delle distanze su cui cimentarmi. Questo dialogo, correndo pi¨´ o meno velocemente, allungando o accorciando i percorsi, spostando l¡¯orizzonte sempre pi¨´ lontano, mi ha fatto conoscere una nuova amica: la fatica fisica. Quando la fatica diventa intensa, allora senti ogni singolo muscolo, sai dove trovare ogni briciola di energia. Scopri gli angoli pi¨´ remoti della tua fisicit¨¤, che poi ¨¨ tutt¡¯uno con la nostra mente. Altra scoperta fondamentale".
Quali consigli darebbe a chi volesse seguire le sue orme? E' stato necessario fin dall¡¯inizio il supporto di un coach?
"Il consiglio ¨¨ innanzitutto quello di mettersi letteralmente in moto. Il primo passo d¡¯altronde ¨¨ il pi¨´ difficile. Ma, dopo, gli altri seguono inesorabilmente. Uno dopo l¡¯altro, uno dopo l¡¯altro. E¡¯ questo in fondo quello a cui come umani siamo pi¨´ portati: muoverci. Il nostro corpo ¨¨ incredibilmente portato per questo. Tutto lo protende nel suo andare in avanti e su due sole zampe. Solo la testa, o meglio la parte pi¨´ pigra della testa, pu¨° cercare di fermarlo. Ma quando accetti di convivere con la fatica per¨°, succedono cose altrettanto straordinarie. Provi soddisfazione, e non vuoi pi¨´ smettere. Per tutto questo non serve un coach. Solo se si decide di passare dal benessere del correre per se stessi, alla corsa come sport di performance o di resistenza allora un coach ha una sua fondamentale utilit¨¤. Per questo fino alla maratona non ho mai avuto bisogno di nessuno. Poi dopo ho scelto di essere seguito da un professionista. Oggi a mia volta ho raggiunto un livello che mi consente di supportare anche altri nei loro obiettivi, sempre ricordando che innanzitutto correre o camminare per lunghi percorsi, deve essere finalizzato a stare bene".
Da un inizio tardivo ad un¡¯incredibile escalation: in pochissimo tempo ¨¨ arrivato alla maratona, e poi al trail estremo, dai deserti all¡¯Amazzonia¡ cosa ¨¨ scattato nella sua mente, prima che nei piedi?
"Come dicevo il fattore primario ¨¨ stato il dialogo con me e con il mio corpo. Quello che ti porta ad andare veramente oltre a quel punto, salute permettendo, ¨¨ una scoperta ancora pi¨´ grande. Possiamo essere ancora pi¨´ realizzati se facciamo tutto questo unendoci vivendo intensamente l¡¯ambiente intorno a noi. L¡¯esplorazione, il viaggio, i luoghi pi¨´ estremi del pianeta. Quando li affronti con le sole tue forze, diventi tutt¡¯uno con loro. E¡¯ il ritorno alle origini pi¨´ antropologiche della nostra specie. Siamo diventati Homo proprio perch¨¦ con le sole nostre forze abbiamo affrontando il grande viaggio della colonizzazione del pianeta, scoprendolo, camminando e raggiungendo ogni terra emersa, correndo per nutrirci o per difenderci. Siamo quello che siamo perch¨¦ sappiamo camminare nel mondo. E quegli ambienti cos¨¬ forti e avvolgenti, ci riportano a quell¡¯origine.
Nel mio caso poi ho voluto unire questa mia capacit¨¤ con una serie di messaggi fondamentali. In alcuni casi di educazione e solidariet¨¤. Un'esperienza sportiva estrema infatti ha la capacit¨¤ di mobilitare energie ed attenzioni che sono un volano di grande mobilitazione individuale e collettiva. E poi da ultimo ho scelto, come nel caso delle 48 ore di corsa in foresta amazzonica, di fondere il tema sportivo con l¡¯altra mia vocazione professionale, che ¨¨ la sostenibilit¨¤ ambientale. Aver portato la corsa in un posto dove nessuno aveva mai provato prima, ¨¨ servito per far capire quanto quel luogo sia cos¨¬ delicato e fondamentale per gli equilibri ambientali e climatici del pianeta. Se io ho fatto questo, allora ognuno nel suo ambito pu¨°, deve secondo me, fare qualcosa".
Il tema del traguardo che si sposta in avanti ¨¨ il leit motiv della sua storia sportiva, passata attraverso grandi imprese atletiche ma avvitata su motivazioni extrasportive...
"Esattamente. Siamo tutti chiamati collettivamente ad una corsa importante. Quella per mitigare e contrastare i cambiamenti climatici. Non ci sono dubbi, il 98% degli scienziati indica che i cambiamenti climatici sono causati dalla CO2 prodotta dalle attivit¨¤ dell¡¯uomo. E tutti possiamo, anzi dobbiamo, fare qualcosa su questo fronte. Per me ¨¨ anche parte del mio lavoro, le mie attivit¨¤ professionali sono tutte concentrate nella green economy. Aver unito il tutto con attivit¨¤ filantropiche, divulgative, sportive di sensibilizzazione ha una sua coerenza. Pratico lo sport pi¨´ amico dell¡¯ambiente che esista. E allora fino a che mi sar¨¤ consentito dalla salute, correr¨° in ogni angolo del pianeta e porter¨° messaggi di sostenibilit¨¤ e di solidariet¨¤. Non abbiamo un Pianeta B. Questo ¨¨ il nostro e da abitanti di questa casa, dobbiamo ora intervenire per porre rimedi".
L'abbinata corsa in ambienti estremi e green economy cosa insegna?
"Camminare e correre si fa con le nostre sole forze e senza impattare sull¡¯ambiente. All¡¯interno della corsa portata all¡¯estremo poi ci sono ulteriori punti di contatto. E¡¯ un attivit¨¤ basata su risorse fisiche limitate, non abbiamo una forza infinita. Come lo sono le risorse ambientali del pianeta. Serve gestirle in modo sostenibile. Siamo chiamati poi a percorrere un percorso che ha un suo traguardo, ma ci arriveremo se accetteremo anche di passare attraverso crisi e momenti di difficolt¨¤. Come nel caso dei cambiamenti climatici, oggi siamo in piena crisi e sar¨¤ sempre peggio. Dobbiamo passarci attraverso e trovare le soluzioni. In fondo al percorso avremo un traguardo che come in ogni gara, ognuno attraversa da solo, ma ¨¨ un traguardo collettivo. In fondo nemmeno io quando corro per deserti son del tutto solo perch¨¦ ho un preparatore atletico, un nutrizionista, chi si occupa della mia comunicazione, chi ha garantito la logistica della gara o della performance. Quindi io corro, ma sono parte di un team. E solo tutti insieme si arriva al traguardo. E oltre quel traguardo c¡¯¨¨ sempre un premio, una medaglia. Che ha il valore che noi gli attribuiamo. E per quanto riguarda la crisi climatica il premio sar¨¤ garantire alle future generazioni di avere ancora un pianeta che ha risorse adeguate al loro diritto ed alle loro esigenze. Insomma la corsa ¨¨ una metafora che ci pu¨° aiutare a riflettere".
A proposito di corse e obiettivi: quali saranno le tue prossime tappe?
"Dopo aver corso in sette deserti, tre volte nella giungla e poi nella foresta amazzonica, vorrei tornare nel deserto. Il luogo dove gli uomini da sempre sono in movimento. Dove non si vive stando fermi, ma solo attraversandolo. Dalle scritture bibliche fino alle drammatiche migrazioni contemporanee, il deserto ¨¨ sempre stato per i popoli ed i singoli, luogo nel quale l¡¯attraversarlo ci rende diversi e nel quale si va in cerca di qualcosa che ¨¨ oltre. Io ci voglio tornare e se tutto andr¨¤ come spero, nel 2020¡ ve lo dico prossimamente".
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