Ivan Risti spiega come eseguire al meglio il secondo cambio: concentrazione, allenamento e scarpe giuste
Nuoto, bici, corsa: questo ¨¨ il triathlon. E le transizioni? Sono parte integrante della gara, ovviamente, il cronometro non si ferma, gli avversari nemmeno, ma troppo spesso questa fase ¨¨ trascurata dai triatleti amatori che non la preparano adeguatamente compromettendo spesso l'esito finale.
COME SI AFFRONTA?La T2 ¨¨ una fase delicata per aspetti differenti seconda che si tratti di gare veloci come sprint o olimpico oppure di garelong distance.Ivan Risti, esperto triatleta che ha gareggiato in tutte le specialit¨¤, ci spiega come affrontare al meglio questa situazione di gara. ¡°Faccio una premessa: il triathlon ¨¨ uno sport composto da cinque fasi, oltre a nuoto, bici e corsa ci sono le due transizioni che risultano pi¨´ o meno importanti a seconda della distanza e del livello della gara e dell'atleta. Sulle gare corte per un'atleta che ambisce a livelli alti una transizione bici-corsa ¨¨ fondamentale: ¨¨ importante entrare in zona cambio nelle prime posizioni del gruppo, avere in testa lo schema preciso delle azioni da compiere e aver posizionato bene il materiale (scarpe, eventuale cappellino o visiera). Per un'atleta con meno velleit¨¤ di classifica chiaramente l'obiettivo deve essere quello di eseguire al meglio la transizione senza commettere errori e avendo tutto il necessario per correre di facile indossabilit¨¤ e adatto alla distanza. Nelle gare lunghe la transizione bici-corsa diventa meno importante in termini di tempo e risultato ma resta comunque un momento cruciale, dove ¨¨ importante non commettere errori e soprattutto avere i materiali adeguati considerato che la distanza da correre ¨¨ molto pi¨´ lunga rispetto ad uno sprint o ad un olimpico¡±.
ALLENARE I CAMBI Le transizioni vanno allenate simulando esattamente le stesse fasi che vanno affrontate in gara. ¡°Il consiglio ¨¨ di allestire una piccola zona cambio in uno spazio adeguato dove fare delle prove e ripetere pi¨´ volte dalla fase di discesa dalla bici fino ai primi metri di corsa¨C spiega Risti ¨C ? inoltre importante in gara concentrarsi sulla sequenza di gesti da fare in transizione. Bisogna ripassarlo bene prima della gare e poi richiamarlo nella testa poco prima di arrivare al cambio. Bisogna rimanere il pi¨´ possibile presenti e cercare di ripetere i gesti provati in allenamento senza farsi prendere dall'ansia di essere veloci: si rischierebbe soltanto di sbagliare¡±.
QUALE SCARPA?La scelta della calzatura ideale per la terza frazione del triathlon ¨¨ estremamente soggettiva, ma l'esperienza pu¨° insegnare parecchi aspetti. Spesso si ¨¨ orientati a prediligere una scarpa veloce, secca, reattiva, ma sovente la scelta si rivela decisamente controproducente. ¡°Preferisco avere una buona risposta dalla scarpa e quindi spesso tendo a scegliere scarpe pi¨´ leggere di quanto sarebbe indicato ¨C racconta il triatleta della DDS ¨C ma consiglio spassionatamente di prediligere una scarpa leggermente pi¨´ pesante di quella che la vostra testa vi consiglierebbe. L'equazione scarpa leggera uguale scarpa veloce non ¨¨ quasi mai valida in una gara di triathlon.?Inoltre ¨¨ importante una buona chiusura della scarpa, sia che si scelgano i lacci normali, quelli elastici o il Boa, che ultimamente ho avuto modo di provare su alcuni modelli¡±.
BOA Il sistema Boa consente una calzata affidabile essendo progettato con materiali estremamente resistenti e testato numerose volte e soprattutto garantisce un fit che rimane tale in ogni situazione. Compiendo delle micro-regolazioni, la chiusura ¨¨ ampiamente personalizzabile e la facilit¨¤ di apertura e chiusura consente di indossare e togliere l¡®attrezzatura in maniera rapida e semplice.¡°Il Boa permette una chiusura migliore e regolabile in maniera ottimale rispetto ai classici elastici¨C dice Risti che usa questa tecnologia regolarmente da oltre tre anni in gara ¨C questo ¨¨ possibile anche dopo le transizioni. Chiaramente per aggiustare la chiusura durante al corsa ¨¨ necessario fermarsi, ma se pensiamo ad un Ironman non ¨¨ una grossa perdita in termini di tempo. Si guadagna in comfort e in prestazione, con le chiusura con lacci elastici non si ottiene la stessa risposta che si ha con i lacci classici. Se il percorso ¨¨ lineare non ¨¨ un danno esagerato, ma se pensate a percorsi con molte curve o con terreno sconnesso ¨¨ pi¨´ facile che il piede si muova molto rispetto alla scarpa perch¨¦ la chiusura non ¨¨ perfettamente salda. Il boa permette una chiusura salda della tomaia sul piede ed evita che si disperda molta energia per un serraggio non ottimale¡±.?E in certe situazioni, quando le forze sono al lumicino, non ci si pu¨° davvero permettere di disperdere energie invano.
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