Com'¨¨ cambiato negli ultimi 15 anni il mondo della maratona femminile in Kenya e quali conquiste stanno vivendo le donne keniane
La maratona femminile oggi
¡ª ?Il mondo della maratona ¨¨ sempre pi¨´ in evoluzione. Una considerazione che vale tanto in ambito maschile quanto in quello femminile. Difficile, infatti, stabilire quale tra i due si sia pi¨´ evoluto. Se da un lato, infatti, possiamo constatare come tra gli uomini vi sia una densit¨¤ di prestazioni maggiore che nel mondo femminile, dall¡¯altro lato ¨¨ pur vero che l¡¯incremento in termini di prestazioni che si ¨¨ visto negli ultimi anni nelle corse di lunga distanza al femminile, soprattutto al vertice, ha dell¡¯incredibile. Basti pensare ai recenti record del mondo che si sono fatti registrare. Dai 5000 alla maratona. Ecco l¡¯esame delle migliori prestazioni mondiali delle differenti distanze:
? 5000m: 14:06.62 ¨C Letesenbet Gidey (Etiopia) ¨C Valencia 7/10/2020
? 10000m: 29:01.03 ¨C Letesenbet Gidey (Etiopia) ¨C Hengelo 8/6/2021
? Mezza maratona (gara mista): 1:02:52 ¨C Letesenbet Gidey (Etiopia) ¨C Valencia 24/10/2021
? Mezza maratona (solo donne): 1:05:16 ¨C Peres Chepchirchir (Kenya) ¨C Gdynia 17/10/2020
? Maratona (gara mista): 2:14:04 ¨C Brigid Kosgei (Kenya) ¨C Chicago 13/10/2019
? Maratona (solo donne): 2:17:01 ¨C Mary Keitany (Kenya) ¨C Londra 23/4/2017
Al di l¨¤ della progressione che hanno visto i vari record del mondo, ranking alla mano, prendendo come riferimento le prime 100 prestazioni mondiali (considerando che il World Athletics Ranking delle maratona si basa anche su gare di distanze inferiori, come la mezza maratona, e che attribuisce alle stesse punti differenti a seconda del grado di importanza) troviamo al primo posto la campionessa olimpica di maratona, nonch¨¦ campionessa mondiale di mezza maratona e vincitrice dell¡¯ultima edizione della New York City Marathon, Peres Chepchirchir (personale di 2:17:16). Al 100¡ã posto, con 2:26:54, troviamo l¡¯etiope Worknesh Alemu. Nel mezzo, troviamo 36 prestazioni realizzate da atlete etiopi, 26 da maratonete keniane, 15 giapponesi, 6 statunitensi, 2 per la Germania, 2 per la Polonia e 1 per Israele, Namibia, Bahrein, Canada, Irlanda, Svezia, Australia, Gran Bretagna, Russia, Cina, Repubblica Sudafricana, Svizzera. Anche l¡¯Italia vi compare, al 70¡ã posto, grazie al 2:25:20 di Giovanna Epis, fatto registrare lo scorso 5 dicembre alla maratona di Valencia.
Una distanza tab¨´
¡ª ?Andando oltre i meri dati statistici, ci siamo chiesti: da dove nasce questa evoluzione? O meglio, le cose sono sempre state cos¨¬? Per nulla affatto. Basti pensare che la maratona femminile ha una storia, tutto sommato, recente. Introdotta per la prima volta ai Giochi Olimpici di Los Angeles 1984, fino ad allora si riteneva che il corpo femminile non fosse in grado di sostenere uno sforzo cos¨¬ intenso e prolungato nel tempo. Nelle prime edizioni dei Giochi Olimpici, infatti, la massima distanza consentita a una donna era quella degli 800 metri. Col tempo si arriv¨° ai 3000 metri e solo di recente le donne sono riuscite ad essere equiparate da un punto di vista fisiologico all¡¯uomo. Quanto detto finora, per¨°, riguarda principalmente la storia dei Paesi dell¡¯Occidente. Ma siamo sicuri che in tutto il mondo questo processo si sia verificato con gli stessi tempi? Siamo andati a Iten, sulle alture della Rift Vally in Kenya, per cercare di capire meglio come la maratona femminile si sia evoluta in uno dei principali Paesi dell¡¯Est Africa, patria mondiale del running. Per cercare di capirci qualcosa abbiamo chiesto a Gabriele Nicola, allenatore torinese trapiantato in Africa dal 2007 e collaboratore per uno dei management sportivi pi¨´ importanti al mondo, la Demadonna Athletics Promotion, che in Kenya svolge il ruolo di Technical Advisor. In pratica, oltre a seguire da vicino gli atleti dell¡¯Agenzia per cui lavora, forma anche i tecnici locali con i quali collabora, come Richard Kanda e James Ebenyo. Attualmente, il gruppo femminile che si trova a seguire ¨¨ forte della vincitrice della scorsa edizione della maratona di Londra, Joyciline Jepkosgei, assieme a Angela Tanui, vincitrice delle maratone di Amsterdam e Tuscany Camp Marathon. A questo si aggiungono molte altre atlete di ottimo livello, una su tutte la gazzella Joyce Chepkemoi Tele, da poco unitasi al gruppo.
Il passato della maratona femminile e il ruolo di Mary Keitany
¡ª ?¡°In passato ci sono state grandi maratonete keniane, baste pensare a Tegla Lorupe, Catherine Nderaba, Margeret Okayo ma queste erano per lo pi¨´ dei casi isolati. Non era possibile allora, cio¨¨ almeno fino ai primi anni Duemila, parlare di fenomeno maratona al femminile. Questo perch¨¦ anche in Kenya, cos¨¬ come accadeva cinquanta o sessanta anni prima nei Paesi dell¡¯Occidente, c¡¯era la concezione che la donna non fosse in grado di correre la distanza dei 42 chilometri. I mariti erano spaventati, e spesso si doveva convincere pi¨´ loro che le atlete stesse, oppure si aveva il timore che uno sforzo cos¨¬ intenso potesse pregiudicare la salute stessa della donna e la possibilit¨¤ di avere figli. Concezioni di certo retrograde ma che all¡¯inizio del terzo millennio erano ancor ben radicate nel Paese africano.¡± Il cambio di mentalit¨¤, avvenuto sul finire degli anni Duemila e i primi anni 2010, ha potuto giocare su diversi fattori. Tra questi, il pi¨´ determinante ¨¨ stata la carriera, strabiliante, ma ancor di pi¨´ l¡¯esempio (inteso come storia esistenziale) della campionessa di maratona Mary Keitany. ¡°La Keitany, che ho avuto la fortuna di seguire da vicino durante i suoi successi atletici, ¨¨ stata la sportiva che ha tracciato una linea di demarcazione, differenziando tra un ¡®prima¡¯ e un ¡®dopo¡¯. Prima della parabola Keitany, infatti, si aveva la concezione che le donne potessero esclusivamente dedicarsi alla vita familiare. I compiti di una donna, infatti, erano quelli tradizionali: rendere felice il marito, occuparsi della casa, badare ai figli. Viceversa, se la donna era un¡¯atleta, questa sua attivit¨¤ la caratterizzava come una ¡®donna diversa¡¯, alla quale non potevano competere i compiti domestici assegnati alla donna dalla cultura africana. Mary Keitany, con i suoi successi e ancor di pi¨´ con le sue due gravidanze ¨¨ riuscita a dimostrare in modo tangibile che questi due aspetti possono convivere. La mamma-atleta ¨¨ diventato qualcosa di possibile. Ancor di pi¨´, da un punto di vista tecnico, Mary Keitany ¨¨ riuscita a dimostrare come le donne non siano atlete di serie B a causa della maternit¨¤. Anzi, se proprio dobbiamo dirla tutta la Keitany ha realizzato i suoi risultati migliori dopo la seconda gravidanza.¡±
I cambiamenti nella societ¨¤ keniana
¡ª ?Il fenomeno maratona, sebbene legato a questioni sportive, si inserisce in un quadro pi¨´ complesso e strutturato che va a considerare la societ¨¤ keniana e la cultura africana nella loro interezza. Lungi dall¡¯affrontare nel dettaglio questi temi, ci sembra per¨° doveroso sottolineare a grandi linee come certe dinamiche sociali stiano mutando nel Kenya di oggi. ¡°Non sono un sociologo, quindi non ho dati su larga scala per avvalorare quello che dico, la mia esperienza si basa sul campo. Vivo a contatto quotidiano da quindici anni con una cinquantina di corridori keniani, met¨¤ dei quali sono donne. Posso dire di conoscere i problemi che sperimentano giorno dopo giorno. Quello che noto ¨¨ che in Kenya ¨¨ in atto un processo dal quale difficilmente si torner¨¤ indietro. Le donne non accettano pi¨´ di essere trattate male, anche loro si sentono portavoce di una dignit¨¤ tale da equipararle all¡¯uomo. ? una presa di consapevolezza incentivata in grossa parte dall¡¯educazione. Oggigiorno le possibilit¨¤ di accedere all¡¯istruzione e di avere un¡¯educazione di tipo superiore sono aumentate enormemente. Ma non si tratta solo di questo. ? in atto un cambiamento culturale nella societ¨¤ keniana. Le donne hanno capito che oltre alla famiglia c¡¯¨¨ altro. Le possibilit¨¤ di realizzazione sono molteplici e la famiglia rappresenta solo una di queste, seppure di certo resta la pi¨´ importante. Chiaramente questo processo si sviluppa a ¡®macchia di leopardo¡¯ per cos¨¬ dire, con tempi e velocit¨¤ differenti. Nelle citt¨¤, infatti, le possibilit¨¤ per le donne sono maggiori. Nelle zone rurali e nei piccoli villaggi, invece, la situazione ¨¨ molto diversa, sia per le ridotte opportunit¨¤ che si presentano alle donne ma, ancor di pi¨´, per le pressioni che la cultura e le dinamiche sociali del villaggio attuano nei confronti della donna.¡±
Le difficolt¨¤ delle atlete keniane
¡ª ?Noi occidentali siamo soliti considerare le atlete africane, in questo caso le corritrici keniane, come se fossero tutte autonome dal punto di vista economico, dotate delle migliori strutture e dedite esclusivamente alla corsa. Non ¨¨ cos¨¬. Le atlete che possono dedicarsi al 100% all¡¯attivit¨¤ sportiva, diciamo pure in modo professionale sono un¡¯esigua minoranza. Per la maggior parte di esse, anche se di ottimo livello, l¡¯attivit¨¤ sportiva ¨¨ divisa e condizionata da una serie di impegni e attivit¨¤ domestiche che le legano all¡¯economia e al contesto familiare. Diversi compiti, infatti, anche se molto faticosi, in Kenya spettano alle donne. ? chiaro che tutto ci¨° condiziona pesantemente la preparazione atletica e le prestazioni di una corritrice. Proprio per questo motivo, Gabriele Nicola nel corso degli anni ha sviluppato una programmazione settimanale che preveda due soli allenamenti specifici per le donne, a differenza degli uomini che ne svolgono tre a settimana.?
Lo sport come via verso l'emancipazione
¡ª ?Da quanto detto finora, dovrebbe essere ormai chiaro il ruolo che arriva a svolgere lo sport, in particolare la corsa di resistenza, per la donna in Kenya. ¡°Lo sport ¨¨ la chiave per raggiungere l¡¯emancipazione, per diverse ragioni. La prima ¨¨ che permette alle donne di viaggiare, facendo loro comprendere come le realt¨¤ siano molto diverse da quella in cui vivono. In questo senso, si tratta di un fattore determinante nel prendere coscienza della propria condizione. In secondo luogo, permette loro di guadagnare raggiungendo cos¨¬ una certa indipendenza economica. Infine, la carriera sportiva permette loro di avere l¡¯ambizione di raggiungere un modello sociale, quello di essere un¡¯atleta professionista, riconosciuta e apprezzata dalla societ¨¤ per i risultati che raggiunge. Mary Keitany di certo ha giocato un ruolo determinante in tutto questo ma quello che si sta vivendo ora va anche oltre il suo esempio. Non so quanto tempo ci vorr¨¤ ma le donne keniane si sono incamminate su una strada che le porter¨¤ lontano¡±.
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