Clamorosa iniziativa della presidente della Commissione, ¡°Dobbiamo difenderci dalle pratiche sleali¡±, ma sono fin troppi i dubbi su chi si ricorda della competitivit¨¤ dell¡¯industria europea solo ora in vista delle elezioni, rischiando di colpire ancora una volta le vetture con i prezzi pi¨´ accessibili
Decisione, o forse confusione, nelle parole del presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, che ha annunciato l¡¯avvio di una ¡°inchiesta anti-sussidi sui veicoli elettrici cinesi¡±. Una mossa senza precedenti sul piano politico, ma che alcuni ritengono senza fondamenti su quello tecnico. La von der Leyen ha scelto addirittura il solenne discorso sullo stato dell'Unione, nella sede dell¡¯Europarlamento di Strasburgo, per avviare una campagna d¡¯autunno a difesa della competitivit¨¤ dell¡¯industria automobilistica continentale: ¡°L'Europa ¨¨ aperta alla concorrenza, non per una corsa al ribasso. Dobbiamo difenderci dalle pratiche sleali¡±.
Bersaglio grosso
¡ª ?Ursula von der Leyen non usa mezzi termini nell¡¯individuare un bersaglio anche se, come vedremo, potrebbe non essere un colpo legittimo. ¡°Il settore dei veicoli elettrici ¨¨ cruciale per l'economia pulita, con un enorme potenziale per l'Europa, ma i mercati globali sono ora inondati di auto elettriche cinesi pi¨´ economiche, e il loro prezzo ¨¨ mantenuto artificialmente basso da ingenti sussidi statali¡±. Proprio queste formule di sovvenzione sono l¡¯obiettivo di quella ¡°inchiesta¡± annunciata dal presidente della Commissione europea, con giustificazioni che vengono poste in chiara evidenza. ¡°Queste pratiche stanno distorcendo il nostro mercato, e poich¨¦ non lo accettiamo dall'interno, non lo accettiamo dall'esterno¡±, sottolinea la von der Leyen, commettendo per¨° una leggerezza che (chiss¨¤?) tradisce il tono reale della iniziativa, che ¨¨ politico, in vista delle elezioni europee della primavera 2024 e di una sua ipotetica rielezione: ¡°L'equit¨¤ nell'economia globale ¨¨ cos¨¬ importante perch¨¦ influisce sulle vite e sui mezzi di sussistenza. Intere industrie e comunit¨¤ dipendono da essa. Dobbiamo quindi essere lucidi sui rischi che corriamo¡±.
passo falso
¡ª ?Oltre gli slogan, resta una linea di demarcazione piuttosto netta a dividere le corrette valutazioni di politica internazionale o industriale dalle eventuali affermazioni a sfondo populista. Queste ultime non aiutano certo il settore automobilistico e le sue aziende, proprio quelle che si ¨¨ deciso di non sovvenzionare affatto attraverso il Recovery Fund, o Next generation EU come lo ha battezzato la Commissione europea. Oggi lo stesso suo presidente lamenta un diverso comportamento da parte del governo cinese. Come se non bastasse, l¡¯errore di Ursula von der Leyen diventa fragoroso nel pronunciare la frase ¡°non lo accettiamo dall'interno, non lo accettiamo dall'esterno¡±. Il riferimento ¨¨ a quelle pratiche lesive della libera concorrenza, contrastate certo dalla normativa e dagli stessi trattati comunitari se svolte da aziende che operano all¡¯interno dell¡¯Unione, ma inattaccabili se messe in atto da imprese straniere su territorio altrui. In questo caso, la reazione possibile si limita all¡¯imposizione di dazi sui prodotti immessi sul territorio comunitario, ed ¨¨ questo il vero tema che la von der Leyen forse vuole introdurre con una ¡°indagine¡± che la commissione non ha nessun titolo di giurisdizione internazionale per svolgere.?
la misura ¨¨ colma
¡ª ?Legittimo considerare la mossa di von der Leyen come l¡¯ammissione di una resa del presidente proprio di quella Commissione che ha proposto il programma Fit for 55, che come noto comporta come noto il divieto di commercializzare nuove auto non elettriche sul territorio comunitario a partire dal primo gennaio 2035. Un vincolo finora senza sconti, a cui sono state negate scadenze pi¨´ diluite e gestibili per la transizione, come richiesto da molti operatori del settore. L¡¯unico risultato ¨¨ stato privare l¡¯industria europea di margini di competitivit¨¤ enormi su quella cinese, quelli derivanti banalmente dall¡¯esperienza accumulata in un secolo di produzione di motori termici. Allo stato attuale, il lavoro di Ursula von der Leyen non ha portato neppure alla definizione del nuovo standard di emissioni Euro 7, ormai in clamoroso ritardo rispetto all¡¯entrata in vigore prevista nel luglio 2025, creando ulteriore sconcerto alle aziende del settore, paralizzate negli investimenti di ricerca. Giova poi ricordare che, lo scorso 11 marzo, la von der Leyen ha incontrato a Washington il capo della Casa Bianca Joe Biden. Nessuna ¡°inchiesta¡± ¨¨ stata annunciata tanto allora che oggi sul programma di finanziamenti ¡°Inflaction Reduction Act¡±, con cui l¡¯amministrazione Usa ha deciso di incentivare i veicoli elettrici prodotti sul suolo americano con una manovra da addirittura 369 miliardi. A questo punto, attendiamo nelle prossime settimane la presa d¡¯atto da parte di Ursula von der Leyen di quella che ¨¨ realmente ormai la nuova complessit¨¤ del settore automobilistico europeo, delle interazioni delle aziende soprattutto tedesche con la Cina, dove vengono ormai prodotte vetture destinate all¡¯Europa. Attendiamo dalla presidente della Commissione europea anche la risposta alla domanda sull¡¯arrivo o meno di dazi doganali destinati a far lievitare il listino di auto di provenienza asiatica, proprio quelle finora accessibili al grande pubblico. Indagare ¨¨ lecito, essere equi non ¨¨ cortesia.
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