Mobilit¨¤ verde sotto accusa anche negli Usa. dopo il clamoroso rogo della Mercedes Eqe in Corea del Sud: nonostante la grandissima diffusione, per le batterie al litio non esiste ancora una soluzione ufficiale in caso di fiamme
Sale velocemente il tono della polemica dopo l¡¯incendio di una Mercedes Eqe a Incheon, in Corea del Sud il primo agosto scorso, che ha portato alla distruzione di ulteriori 70 veicoli ospitati nello stesso parcheggio sotterraneo. Alle reazioni forti del governo di Seul segue ora anche negli States una riflessione piuttosto seria sulla sicurezza delle batterie al litio destinate ad auto elettriche e ai mezzi di micromobilit¨¤ urbana. Una attenzione che, va detto, arriva ormai ad anni di distanza dall¡¯inizio della diffusione di questi veicoli sulle nostre strade. Secondo quanto riferisce la testata Automotive News, soltanto nella citt¨¤ di New York dal 2019 ad oggi, si sono registrati 733 casi di incendio di vetture elettriche ed e-bike, con la morte di 29 persone e il ferimento di 442. Una escalation guardando anche ai numeri del 2023, con 268 incedi di batterie al litio, 18 vittime e 150 feriti. Dati allarmanti che chiamano in causa tanto l¡¯auto elettrica che il gran numero di mezzi destinati ai servizi di consegne cittadine, questi ultimi vigilati ancora meno per quanto riguarda gli standard di qualit¨¤ degli accumulatori e il loro stato di utilizzo. Dopo le generiche raccomandazioni avute finora dalla National Highway Traffic Safety Administration degli Stati Uniti, che invitava ad un controllo della qualit¨¤ sulle batterie prima della loro istallazione, in Usa si preparano ad intervenire finalmente tanto il Senato che la Camera dei Rappresentanti, con due iniziative che in 180 giorni di tempo porteranno alla richiesta di certificazione per ogni accumulatore utilizzato su veicoli di micromobilit¨¤, aprendo la strada al passaggio successivo, cio¨¨ quello di una patente federale di sicurezza per le batterie per auto. Attestazione che inevitabilmente potr¨¤ fare da stimolo a misure analoghe anche in Europa. La domanda pi¨´ disarmante per¨° resta. Prima di avviare una diffusione cos¨¬ ampia dei veicoli elettrici, non si ¨¨ pensato a ideare tecniche di spegnimento specifiche per batterie al litio, in caso di incendio? La risposta pare negativa.
Fuga termica
¡ª ?Abbiamo gi¨¤ approfondito quali siano le differenze tra le varie tipologie di batteria, ma ¨¨ ovvio che il riferimento ¨¨ attualmente quello degli accumulatori a ioni di litio. Il sovraccarico o il surriscaldamento della batteria, l'esposizione ad alte temperature, un tasso di scaricamento troppo elevato, un corto circuito?e un danno da impatto o foratura. Queste le eventualit¨¤ che portano al potenziale aumento incontrollato della temperatura, con l¡¯incendio che ne ¨¨ solo la conseguenza. Il fenomeno ¨¨ noto come ¡°thermal runaway¡± ovvero la fuga termica; altro non ¨¨ che l¡¯incapacit¨¤ sopravvenuta per una singola cella di contenere e trattenere la temperatura, che sale in modo vertiginoso, innescata da reazioni chimiche che generano calore e pressione, fino alla fuoriuscita di fluido infiammabile verso la parte restante del pacco batteria. Lo spegnimento dell¡¯incendio poi ¨¨ reso complesso innanzitutto dalla presenza dell¡¯elettrolita, l¡¯elemento liquido che divide i due poli costituito spesso da un solvente a sua volta infiammabile. In ballo c¡¯¨¨ poi anche la capacit¨¤ del litio di reagire con acqua, sviluppando idrogeno, anche lui infiammabile. Mancando ancora uno standard, l¡¯utilizzo eventuale di acqua o schiume composte da essa non ha come scopo quello di estinguere la fiamma, ma appunto quello di raffreddare la temperatura della porzione di batteria ancora integra, nei limiti del possibile. Anche l¡¯irroramento di anidride carbonica o azoto hanno effetti solo sulla fiamma. Ci¨° che manca ¨¨ dunque un metodo risolutivo?e certificato per abbassare la temperatura specificatamente diretto alle batterie al litio. Intervenendo, a questo punto, solo dopo aver avviato la loro diffusione di massa.
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