scenari
Porsche, Ford, Renault e le altre: perch¨¦ l'elettrica entusiasma (in Borsa)
Un fatto, uno scatto. La collocazione in Borsa di Porsche fotografa al meglio la situazione che sta vivendo il mondo dell'auto, dunque le conseguenze che ne vengono agli operatori del settore e agli automobilisti. La vendita del 25% delle azioni senza diritto di voto del marchio di Stoccarda, cos¨¬ come autorizzato dal gruppo Volkswagen che attualmente la controlla al 100%, serve per ¡°massimizzare il valore¡±, espressione a cui cercheremo di dare il senso che ha nel mondo finanziario, dato per scontato che ne abbia in parte anche in quello industriale. L'offerta pubblica di vendita Porsche potrebbe essere lanciata tra la fine di settembre e l'inizio di ottobre, con una valutazione complessiva compresa tra i 60 e gli 85 miliardi di euro. La cifra sar¨¤ indispensabile per lanciare la sfida a Tesla e dunque consentire al gruppo Volkswagen di intensificare gli investimenti nel campo dell'auto elettrica. Un metodo per portare all'incasso la fiducia degli investitori, ma certo non l'unico, se ¨¨ vero che l'altra espressione attualmente molto in tendenza ¨¨ ¡°scorporo¡±. Ragioniamo allora insieme di capitalizzazione e tendenze rialziste tra gli investitori: l'auto elettrica qui non ha rivali.
dover regna l'entusiasmo
¡ª ?Porsche non subisce ma domina il mercato delle auto a batteria, ma da un punto di vista privilegiato. Nel 2021 ha venduto 41.296 unit¨¤ della sua sportiva Taycan, pi¨´ del doppio di quanto registrato nel 2020, mentre il suo fatturato complessivo ha raggiunto 33,1 miliardi di euro, con 5,5 miliardi di utili e un totale di 301.915 auto commercializzate. Appare evidente che monetizzare il suo valore in Borsa ¨¨ la mossa indispensabile per Volkswagen, che lo scorso anno ha venduto 451.131 vetture elettriche, al terzo posto assoluto al livello mondiale dopo la cinese Saic, con 609.730 vetture, e appunto Tesla. L'azienda americana ha conquistato 936.000 nuovi clienti, per un corrispondente di 54,83 miliardi di euro di fatturato, ma significativamente con lo stesso utile di Porsche, ovvero 5,5 miliardi. Se quest'ultimo dovrebbe essere l'indicatore principe per valutare una azienda, allora l'elettrica va gi¨¤ oltre la logica. Nel momento in cui scriviamo, la capitalizzazione di Tesla, ovvero il valore di mercato totale delle azioni, ¨¨ di 846,69 miliardi di dollari, poco meno di 856 miliardi di euro. La capitalizzazione delle azioni Porsche, considerando come il 25% di esse possa venire venduto a 85 miliardi, non supererebbe dunque i 340. Tesla, attraverso la Borsa, ha dunque largamente massimizzato il suo valore sfruttando negli anni l'onda di entusiasmo degli investitori verso l'auto a batteria, e solo negli ultimi mesi incrementando seriamente la produzione, che entro il 2022 toccher¨¤ i 2 milioni di veicoli.
Sindrome di Stoccolma
¡ª ??Porsche utilizzer¨¤ gli anni a venire per evolvere la sua gamma di prodotti, aggiungendo alla prossima generazione di Taycan dal 2023 anche una variante elettrica della nuova berlina Panamera realizzata sulla stessa architettura SSP Sport, ma che lascer¨¤ spazio comunque a versioni del modello con motorizzazione ibrida e tradizionale almeno fino al 2030. Stesse possibilit¨¤ multiple per le nuove Macan e Cayenne, Suv medi e grandi ma comunque disponibili in edizioni ad emissioni zero o tradizionali, a partire dal 2024. Del resto, quello di Stoccarda ¨¨ un marchio che non ha l'obbligo di grandissimi numeri. Non si ritrova ostaggio dell'elettrica e delle pressioni del mondo finanziario che stanno invece costringendo le aziende generaliste al cambiamento, dando l'idea di un innamoramento forzato come accade?alla vittima nei confronti del carceriere, nella sindrome di Stoccolma. Avendo la necessit¨¤ di ricavare dal mercato finanziario ingenti capitali. Per ¡°massimizzare il valore¡±, alle case automobilistiche restano cinicamente sul tavolo solo due opzioni, quella dello switch, cio¨¨ il passaggio forzato ad una gamma al 100% a batteria entro la seconda met¨¤ del decennio, oppure quella dello¡°scorporo¡±. ¡°Abbiamo letteralmente diviso la nostra azienda a met¨¤¡± raccontava lo scorso marzo Jim Farley, amministratore delegato di una Ford Motor Company che si separa in due unit¨¤ produttive ben distinte, una denominata Ford Blue che continuer¨¤ lo sviluppo di veicoli con motorizzazione tradizionale, e una seconda battezzata Ford Model e a cui ¨¨ affidato per intero l'orizzonte della mobilit¨¤ elettrica, pronta per essere quotata potendo solleticare le corde che maggiormente interessano gli operatori in Borsa. Nei mesi scorsi anche General Motors ¨¨ stata oggetto di voci che ne pronosticavano una identica strategia, lo scorporo, mentre ¨¨ ormai dato per certo il tono del piano di riassetto che in autunno illustrer¨¤ Luca De Meo, numero uno di Renault. Il gruppo francese manterrebbe per s¨¦ le attivit¨¤ legate al business dell'auto elettrica, creando una nuova azienda anche in questo caso da quotare in Borsa, ma cederebbe il controllo della divisione in cui confluir¨¤ la produzione di motori a combustione tradizionali e ibridi, nella quale dovrebbero fare il loro ingresso con il 40% il gruppo automobilistico cinese Geely e con il 20% la compagnia petrolifera saudita Aramco. Secondo ulteriori indiscrezioni potremmo vedere replicato presto il meccanismo dello scorporo per altri marchi automobilistici che non adottino la scelta fin troppo netta dello Switch, in tempi rapidi. Tutto questo con gli operatori del settore che non possono dimenticare l'incubo del caso Nio, la startup cinese di vetture elettriche di lusso che dopo una cavalcata speculativa nel gennaio 2021 ¨¨ arrivata ad una capitalizzazione di 100 miliardi di dollari, scesa a 28,9 miliardi nel momento in cui scriviamo, con le azioni ormai oltre il minimo storico nonostante la risalita tiepida delle vendite. Dopo aver massimizzato il valore, l'auto elettrica dovr¨¤ insomma occuparsi del mondo reale.
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