Era il 1994 quando nasce il mito del "corsaro" con il titolo iridato con lĄŻAprilia in 250, un personaggio pubblico che entr¨° nel quotidiano grazie alla forte presenza in tv
? passato un quarto di secolo dal 9 ottobre 1994 quando sul circuito catalano di Montmel¨° Max Biaggi conquist¨° il suo primo titolo iridato nella 250 in sella allĄŻAprilia, per la prima volta sul tetto del mondo della categoria. Per il 23enne centauro capitolino, al suo terzo Motomondiale, e per la Casa di Noale del patron Ivano Beggio, gi¨¤ dal 1992 iridata della classe 125 e nel 1987 prima con Loris Reggiani nella 250 del GP di San Marino, fu lĄŻapoteosi, lĄŻinizio di un lungo e trionfale sodalizio. Biaggi si ripeter¨¤ con le "duemmezzo" bicilindriche due tempi della Casa vicentina anche nelle due stagioni successive (poi nel 1997 infiler¨¤ il poker con la Honda) e lĄŻAprilia far¨¤ suoi altri sei mondiali 250 con Loris Capirossi (1998), Valentino Rossi (1999), Marco Melandri (2002), Manuel Poggiali (2003), Jorge Lorenzo (2006 e 2007).
I trionfi
ĄŞ ?Oltre al primato dei quattro titoli iridati della quarto di litro condiviso con il baronetto inglese Phil Read, Biaggi sar¨¤ poi per due volte campione mondiale della Superbike sulla RSV4 Aprilia (2010 e 2012), primo italiano a trionfare in questa categoria nata nel 1988 e lĄŻunico, con il funambolico statunitense John Kocinski, a conquistare lĄŻiride sia nel Motomondiale GP prototipi che in quello delle derivate di serie. Da quel radioso 9 ottobre 1994 passano 18 anni quando il 7 ottobre 2012, nellĄŻultimo round mondiale a Magny Course, Biaggi si laurea a 41 anni campione del mondo Superbike per la seconda volta, con appena mezzo punto di vantaggio su Tom Sykes. La sesta corona iridata di Max Biaggi suggella una carriera straordinaria ed esaltante, non priva di zone dĄŻombra e passi falsi. Per il "corsaro" - corridore di gran talento e determinazione, stilista raffinato e tatticamente superbo, dalla scorza ruvida ma arguto e di animo gentile - dopo 23 anni in pista da protagonista, ¨¨ il canto del cigno.
Impresa italiana
ĄŞ ?Otto anni prima, nel 2004, Biaggi vinceva in Germania la sua ultima gara nel Motomondiale, lĄŻultimo dei 42 successi nei GP, 13 dei quali nella classe regina ¨C tra 500 e MotoGP. Non ¨¨ questa la sede per ripercorrere le tappe di una carriera fra le pi¨´ significative e caratterizzata dal sodalizio di un pilota italiano con una Casa italiana. Senza cadere in facili trionfalismi, va ribadito che quella di Biaggi e dellĄŻAprilia ¨¨ stata, nel suo iter non certo lineare, una impresa che ha segnato in modo indelebile la storia del grande motociclismo, oltrepassandone i confini. Un'impresa tutta italiana: del motociclismo italiano, dello sport italiano, di quel Made in Italy che non si illude ma non si d¨¤ per vinto, che rende orgogliosi (una volta tanto) tutti gli italiani. AllĄŻepoca, e per anni, Biaggi e lĄŻAprilia furono capaci di vincere una sfida su cui pochi allĄŻinizio avrebbero scommesso un euro bucato. Qui ci riferiamo, in particolare, allĄŻultimo titolo mondiale vinto in Sbk. Fu il trionfo del "corsaro", capace di ritrovare lo smalto dei bei tempi dei quattro mondiali consecutivi della 250 GP. E fu al contempo il trionfo dellĄŻAprilia, determinata prima ad accettare la sfida industriale (dentro una durissima crisi internazionale) e tecnologica e capace poi di costruire passo dopo passo, con il suo pilota dato per finito e con il suo Team considerato improvvisato, la vittoria.
In tv
ĄŞ ?Mettere insieme e sincronizzare due "elementi" particolarmente complessi come un pilota e una moto da corsa, rendendoli vincenti di fronte ad avversari agguerriti, ¨¨ davvero difficile: ecco perch¨Ś questo trionfo ha un sapore speciale che merita di essere ricordato, cos¨Ź come quello legato al primo titolo del '94. Con legittimo orgoglio, Max (oggi nella sua nuova sfida come manager e talent scout nel Motomondiale) ha ricordato ieri sui social quel suo primo importante titolo conquistato 25 anni fa e due episodi collegati e successivi a quellĄŻevento: la fiammante Porsche ricevuta in dono dallĄŻentusiasta Ivano Beggio ¨C il Davide italiano che aveva sconfitto il Golia del Sol Levante ¨C e lĄŻinvito a "Scommettiamo che", il variet¨¤ televisivo di successo (8 milioni di spettatori a puntata) del sabato sera di Rai Uno condotto dallĄŻamico compianto Fabrizio Frizzi e Milly Carlucci.
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Biaggi entr¨° trionfante in diretta al Teatro delle Vittorie in sella alla sua rombante Aprilia-Chesterfield. Era la prima volta, dopo lĄŻera di Agostini di 25 anni prima, che una grande emittente e una importante trasmissione non sportiva si occupavano di corse, portando il motociclismo nelle case degli italiani, oltre i confini degli appassionati. Grazie ai trionfi in pista e alle qualit¨¤ di un campione carismatico come il fuoriclasse romano e al potenziale del binomio tricolore Biaggi-Aprilia, il miracolo di comunicare il motociclismo al grande pubblico, si ¨¨ potuto realizzare.
La sfida
ĄŞ ?Poi, con Valentino Rossi, arriver¨¤ il salto di qualit¨¤: una ventata dĄŻaria innovativa e corroborante non sempre genuina e priva di contraddizioni e di rischi anche per la platea sempre pi¨´ larga e con lĄŻingresso sugli spalti di aficionados da "curva sud", comunque un luna park abbagliante e ammaliante, un motociclismo double-face, assurto a totem dello show-business. Indietro non si torna. Chi, oggi, fra i "giovani leoni" italiani raccoglie la sfida del vessillo nero del "corsaro"?
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