Raduni in moto
Rosa d¡¯inverno: il maxi raduno milanese che riuniva l¡¯Italia in moto
Da gioved¨¬ 7 novembre a domenica 10 novembre si terr¨¤ alla Fiera di Milano EICMA 2019 l¡¯attesissimo Salone internazionale dedicato al mondo delle due ruote giunto quest¡¯anno alla 77esima edizione. La manifestazione, denominata ¡°Esposizione internazionale dell¡¯automobile e del ciclo¡±, debutt¨° a Milano nel lontano 5 maggio del 1901 anche se ¨¨ solo dal 1914 che inizier¨¤ a chiamarsi ¡°Salone del ciclo e motociclo¡± avendo come sede il Kursaal Diana e poi, a causa della guerra, si spost¨° presso la sede del ¡°Veloce Club Milano¡±, cio¨¨ nel Palazzo del Parlamento, dove fu organizzato fino al 1939. Dal 1957 al 1988 si pass¨° alla scadenza biennale ritornando annuale dal 2005, con sessioni specifiche per bici e moto. Dal 1930, in concomitanza con il salone, si ¨¨ tenuta nel capoluogo lombardo il mitico motoraduno invernale denominato ¡°Rosa d¡¯Inverno¡±, fiore all¡¯occhiello della manifestazione, meeting fra i pi¨´ significativi e partecipati a livello internazionale con motociclisti provenienti da molte parti d¡¯Italia e anche dall¡¯estero.
L¡¯idea era venuta a quattro pionieri del motociclismo: Ambrogio Ferrario (Direttore sportivo), Gino Magnani (giornalista direttore della rivista Motociclismo), Guido Robecchi (Presidente ANCMA), Renato Tassinari (giornalista e politico). Il contributo principale ¨¨ sempre stato dato dal glorioso ¡°Moto Club Milano¡± nato nel 1904 e organizzatore di grandi eventi e grandi corse, anche il GP delle Nazioni a Monza. Dal 1968 il Salone ¨¨ stato spostato a settembre, tornando ogni due anni: idem il raduno. Dal 2005 l¡¯Esposizione del Motociclo ¨¨ tornata annuale, a novembre, con la Rosa d¡¯Inverno sempre al centro, pur con qualche forfait dovuto a problemi organizzativi. Ma torniamo indietro.
La denominazione stessa ¡°Rosa d¡¯inverno¡± fu data perch¨¦ il motoraduno agli inizi si svolgeva nel fondo dell¡¯inverno, prima a gennaio e in seguito a dicembre, proprio per dimostrare che i centauri erano in grado di sfidare i rigori stagionali e, soprattutto, che il mezzo a due ruote (ciclomotore, scooter, motocicletta, sidecar, motocarro) poteva essere usato e utilizzato in ogni periodo dell¡¯anno. Per decenni ¨¨ stato l¡¯appuntamento per i ¡°veri¡± appassionati della motocicletta, una sfida-show fra i principali club e moto-club. Giunti da ogni dove, i partecipanti, dopo centinaia e centinaia di chilometri, per lo pi¨´ di notte e sotto le intemperie, si ritrovavano all¡¯alba in Piazza Castello e poi in mattinata sfilavano rombanti per le vie del centro di Milano finendo a Piazza Duomo (dopo, tutti al Salone!) davanti alle autorit¨¤ civili, militari e religiose, con benedizione del vescovo, discorsi del sindaco e del ministro di turno, del presidente Fmi, premiazioni di ogni tipo: insomma una gran festa fra ali plaudenti di cittadini che gridavano i nomi dei campioni sempre presenti sui loro bolidi, compreso Giacomo Agostini, in testa al corteo sulla MV Agusta GP 500 4 cilindri. I Club organizzavano la trasferta milanese con grande anticipo. La parte del leone, oltre ai Moto Club lombardi, piemontesi, liguri e veneti, spettava a quelli toscani, emiliani e marchigiani (ma anche i romani e i napoletani non scherzavano): in particolare una ¡°guerra¡± benigna ultra decennale fra romagnoli e pesaresi con sfide che dal piano tecnico sulle moto delle varie Case e dalle cagnare fra fan sui campioni di turno passavano a quello culinario, con abbondanza di sangiovese e lambrusco, piadine e tigelle, prosciutti e culatello, salsicce e pesce fritto.
Pesaro era base strategica con il locale Motoclub super organizzatore della trasferta di poco meno di 800 Km fra andata e ritorno su strade statali e, prima della guerra, neppure asfaltate. I partecipanti, diverse centinaia di centauri di ogni et¨¤ e ceto sociale (c¡¯erano sin dagli anni ¡®30 anche donne motocicliste), erano divisi in due gruppi: prima di mezzanotte partivano i centauri con moto piccole (dal dopoguerra scooter e ciclomotori), due ore dopo partivano i ¡°big¡± con moto di grossa cilindrata e i sidecar. Al seguito, almeno un paio di furgoni per l¡¯assistenza, con stendardi e bandiere, cibo e bevande, ricambi con meccanici ecc. Si transitava sulla via Emilia quasi deserta e senza una luce passando nei centri di ogni citt¨¤. Alla stazione di Bologna, verso le 3, la tappa e il ricongiungimento dei due gruppi, di solito l¡¯incontro anche con i motociclisti romagnoli, toscani, umbri, laziali, campani. Poi su verso nord, tutti insieme, con brevi fermate in ogni stazione ferroviaria a Modena, Reggio, Parma, Piacenza, Lodi, per agganciare ogni volta gli altri motociclisti. Non c¡¯era l¡¯abbigliamento protettivo di oggi, n¨¦ le moto. E non c¡¯erano, per fortuna, misuratori di velocit¨¤ n¨¦ alcol test. A Milano, all¡¯albeggiare, tutti nelle prime chiese aperte, pi¨´ per scaldarsi un po¡¯ e asciugarsi dopo la pioggia e il nebbione, che per pregare. Comunque, un segno della croce in uscita e infine l¡¯arrivo al castello Sforzesco e il festoso tour cittadino, spossati e felici con abbracci e pacche sulle spalle fra tutti e la promessa di tornare l¡¯anno dopo.
Cos¨¬ ¨¨ stato pi¨´ volte anche per chi scrive queste note: dalla prima puntata di met¨¤ anni ¡¯60 col cinquantino Benelli sport super truccato (tasche piene di candele), addirittura senza casco ma con l¡¯immancabile fazzoletto bianco di seta sulla bocca, su su anno dopo anno, con l¡¯MV 125 sport 5 marce, il Bianchi Tonale corsa 175, il Benelli 250 bicilindrico 2 tempi, la 500 ¡°4¡± e la 750 6 cilindri, il Morini corsa Rebello, le amatissime Bmw R45, R65, R 90S, R100 bicilindriche. E, scomodo passeggero, su moto-bolidi guidate da grandi campioni che non nomino per dovere di privacy. Ogni tanto capita di ritrovarsi con gli ormai vecchi compagni di quelle indimenticabili ¡°Rose d¡¯Inverno¡± e ripetere l¡¯immancabile: ¡°Amarcord!¡±.
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