Essere luogo di frontiera diventa un grande vantaggio per la cucina. Non a caso, uno dei simboli ¨¨ rappresentato dal curioso accostamento dolce e salato - rarissimo nel nostro Paese - dei cjarsons (ma anche cjalsons e cjalzons secondo le zone) che in lingua friulana significa calzoni. Sono una preparazione diffusa in pianura, ma ¨¨ qui che trovano la loro essenza: possono essere di diverse forme (tondi, a mezzaluna, a feluca, a barchetta) e le misure? variano. Tutto meravigliosamente soggettivo, ogni famiglia adotta quella che preferisce o addirittura ne crea di proprie. Ma quello che cambia moltissimo ¨C e crea varianti infinite ¨C ¨¨ il ripieno: spezie, uva sultanina e frutta secca (prugne, fichi), ma anche biscotti e cacao, canditi, erbe (menta e melissa). Ma questa ¨¨ anche una delle terre del frico, poco o per niente conosciuto al di fuori del Friuli: nato come piatto dolce, cui si aggiungeva zucchero o cannella, oggi il frico ¨¨ diventato salato, di cui esistono tante varianti. Riconducibili comunque a due grandi tipologie: quello morbido, una sorta di frittata al formaggio con patate e cipolla, e quello croccante che ¨¨ preparato con formaggio grattugiato lasciato rapprendere a fuoco vivo.?Il trittico della tradizione ¨¨ completato dal toc¡¯ in braide (letteralmente 'intingolo nel podere') proposto solitamente come antipasto. ? realizzato con una polenta molto morbida dove al centro viene posto un intingolo (toc) costituito da una fonduta di latte e formaggio: si condisce con farina di mais rosolata nel burro.
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