"In una cucina molto legata al territorio e di materia prima, che i piemontesi anche di citt¨¤, conoscono a menadito, l¡¯evolversi corretto della tradizione ¨¨ fondamentale. A Torino, in un grande ristorante del centro come in un¡¯osteria di periferia, non puoi sbagliare o fare cucina senza radici, di tendenza pura. ? una bella sfida per i cuochi ma anche un vantaggio per chi viene da fuori¡±. Parole di Matteo Baronetto, torinese doc ed executive chef de Il Cambio, il riferimento culinario per la citt¨¤ e un pezzo di storia della cucina italiana. Fondato nel 1757 e oggetto di una splendida ristrutturazione, conserva nella sala Cavour il tavolo dove il Conte pranzava ogni giorno, uscendo dall¡¯antistante Palazzo Carignano, ma ovviamente si mangia secondo i canoni contemporanei. Ma Torino ¨¨ particolare: negli 11 locali stellati comunque non ¨¨ consentito abbandonare i piatti della tradizione piemontese: il vitello tonnato, la carne cruda di Fassona, il plin (agnolotto ripieno), la finanziera, il bonet... Certo, sono rivisti con il tocco d'autore o proprio smontati. Invece, noi vi segnaliamo dove li potete godere in maniera quasi integralista, nelle trattorie o nelle famose piole (posti molto semplici, con pochi piatti, a gestione familiare), sparse per la citt¨¤. Ecco la nostra (personalissima) selezione: A Casa di Anna, Andirivieni, Antiche Sere, Consorzio, Gi¨´ da Guido, L'Acino, La Trattoria secondo me, Le Putrelle, Ramin-e, Le Vitel Etonn¨¦, Parlap¨¤, San Giors e Scannabue. Importante: Torino ¨¨ la capitale della cioccolateria italiana con fabbriche artigianali, negozi e bar di alto livello dove godere o acquistare le golose creazioni. A proposito di bar, nel centro ci sono i famosi caff¨¨ storici dove ¨¨ bello - oltre a una cioccolata - prendersi una pausa, magari sorseggiando un Milano-Torino: ¨¨ il cocktail con parti uguali di Campari e di Vermouth, simbolo di due citt¨¤ cos¨¬ vicine ma cos¨¬ lontane, che si ritrovano in un bicchiere old fashioned.
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