Leggendaria
Alfa Romeo 33 Stradale: quando il Biscione entr¨° nel mondo delle supercar
Un magnifico novembre ¨¨ un film di Mauro Bolognini girato nel 1969 in Sicilia, dove appaiono due delle pi¨´ grandi bellezze italiane del tempo: Gina Lollobrigida e l¡¯Alfa Romeo 33 Stradale. Vale la pena cercarne on line lo spezzone per apprezzare la straordinaria silhouette della prima supercar del Biscione, il favoloso timbro di voce del suo motore ad 8 cilindri (il 2000 cc aspirato pi¨´ potente fino ad allora visto) e le affascinanti portiere ad apertura verticale, mai comparse fino ad allora su un¡¯auto targata. Un capolavoro apparso al mondo nel 1967.
alfa romeo 33 stradale, il design
¡ª ?Naturalmente ¨¨ impossibile non soffermarsi anche su una certa somiglianza nella sinuosit¨¤ di forme tra automobile ed attrice. Non si tratta per¨° di una particolarit¨¤ della sola vettura magistralmente disegnata da Franco Scaglione: molti mezzi sportivi di met¨¤ anni Sessanta, in particolare quelli che correvano il mondiale Sport prototipi, seguivano gli stessi stilemi aerodinamici, improntati ad offrire all¡¯aria superfici morbide. Non a caso, sono di quel periodo alcune altre vetture sportive tra le pi¨´ belle di sempre come, per citarne solo alcune, la Ferrari 330, la Bizzarrini 5300, l¡¯Alpine A110. Da met¨¤ anni Settanta, con il diffondersi degli alettoni, l¡¯aria verr¨¤ invece non pi¨´ blandita, ma schiaffeggiata con linee spigolose. La stessa 33 da competizione nel corso della sua lunga carriera in pista, culminata con i titoli iridati 1975 e 1977, seguir¨¤ questa evoluzione stilistica, assumendo forme pi¨´ decise, parallelamente a propulsori sempre pi¨´ potenti. Per fortuna, quindi, l¡¯idea di costruire una vettura stradale fu presa dall¡¯Alfa Romeo nel periodo di maggiore purezza estetica, tanto da consegnarla all¡¯immortalit¨¤ come una delle automobili pi¨´ affascinanti e proporzionate della storia.
Alfa Romeo 33 Stradale, il prezzo
¡ª ?? interessante ricordare che la versione omologata non era a quei tempi obbligatoria per poter scendere in pista, come invece spesso imporranno i futuri regolamenti sportivi. Impegnarsi a trasformare una vettura progettata per i circuiti in qualcosa di guidabile per strada, operazione sempre molto impegnativa, fu dunque un esercizio originale, per certi versi bislacco e probabilmente non remunerativo visti i soli 18 esemplari prodotti degli almeno 50 previsti, che pu¨° essere letto come operazione d¡¯immagine per il rientro ufficiale di Alfa Romeo nelle competizioni iridate dopo il ritiro dalla Formula 1 a fine 1951.?Se mai ci fosse stata l¡¯ambizione di mettere la 33 in concorrenza con le fuoriserie sportive dell¡¯epoca, questa sarebbe stata mortificata dal prezzo esagerato anche per i canoni degli acquirenti pi¨´ facoltosi: prezzo di 9.700.000 lire alla presentazione del 1967 (quando ad esempio un impiegato statale guadagnava circa 1,3 milioni lordi all'anno, ndr), tra i due ed i tre milioni pi¨´ di una Miura od una Daytona, quasi il doppio di una Jaguar E. Differenza comunque giustificata dal fatto che non vi era alcuna industrializzazione dietro a questa 33, ma si trattava a tutti gli effetti di una meravigliosa automobile da competizione costruita artigianalmente dalla Carrozzeria Marazzi. Era, a tutti gli effetti, come acquistare una ¡°vettura clienti¡±, del tutto simile a quelle che uscivano dall¡¯Autodelta, il reparto sportivo del Biscione guidato da Carlo Chiti.
il motore dell'Alfa Romeo stradale
¡ª ?Il motore era esattamente lo stesso della sorella da gara, un 8 cilindri V a 90¡ã da 2000 cc ¡°superquadro¡± in alluminio e magnesio a doppia candela, ritoccato nella compressione per conferirgli un po' pi¨´ di affidabilit¨¤, limitando la potenza a ¡°soli¡± 230 CV in luogo degli originali 270. Nonostante fosse creazione di un progettista d¡¯eccezione, l¡¯ingegner Giuseppe Busso, possiamo immaginare che non si adattasse particolarmente bene, per esempio, ad una coda in autostrada. In generale, nonostante il passo allungato di 10 cm, con l¡¯adozione di un telaio provvisto di elementi in acciaio in luogo di quello originale interamente in leghe leggere, ¨¨ probabile che la ¡°CT175933¡± del film sia una delle poche che abbia veramente visto una strada statale.
33 stradale, le derivate
¡ª ?L¡¯importanza di questa 33 non si ferma ad essere stata una delle pi¨´ belle auto del mondo, ma anche ad avere ispirato i pi¨´ famosi carrozzieri italiani dell¡¯epoca, che ne hanno sfruttato la meccanica per realizzare a loro volta dei prototipi straordinari. Le ¡°dream car¡± su base 33 sono state Pininfarina Prototipo Speciale (1969), Pininfarina Cuneo (1971), Bertone Navaho (1976), Italdesign Iguana (1969) e Bertone Carabo (1968): soprattutto le ultime due hanno aperto nuove strade di design caratterizzate da tagli netti, in antitesi rispetto alle rotondit¨¤ dell¡¯Alfa. In particolare, l¡¯Iguana di Giugiaro ha ispirato le Maserati Bora/Merak, la Carabo di Gandini e due mostri sacri come la Lancia Stratos e la Lamborghini Countach. L¡¯eredit¨¤ della 33 si ¨¨ spinta fino alla bella Montreal del 1970, che ne utilizzer¨¤ il motore, per¨° in versione molto meno spinta, con cilindrata aumentata a 2,6 litri e potenza specifica che diminuiva da 130 a circa 77 CV/litro. Quest'auto rimane testimone di un periodo irripetibile dell¡¯industria nazionale e di un¡¯epoca in cui esistevano vetture sportive alte meno di un metro e pesanti meno di 700 kg.
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