All'epoca della Lancia Stratos ci si vestiva con camicie dai colletti alti e con i pantaloni a zampa d'elefante. Erano gli anni Settanta e sulle strade circolavano alcune delle auto che avrebbero scritto la storia. HF Zero fu un "pezzo" unico che ispir¨° la creazione di uno dei pi¨´ grandi motivi d'orgoglio del Made in Italy
Era il 1970 e al Salone dell¡¯automobile di Torino, pi¨´ precisamente allo stand della Carrozzeria Bertone veniva presentato un concept dal nome altisonante: la Stratos HF Zero. Nessuno poteva saperlo, ma di l¨¬ a poco, da questo prototipo sarebbe nata la mitica Lancia Stratos, futura vincitrice del mondiale rally. Un modello nato dalla matita di Marcello Gandini, responsabile del design di Bertone dal 1965 al 1979, che diede alla luce (tra le tante) anche la Lamborghini Miura, l¡¯auto entrata di diritto nella storia dell¡¯automobile come una delle pi¨´ belle mai realizzate. La Stratos HF Zero si mostrava al pubblico con un design degno di un film fantascientifico: non c¡¯erano le portiere, si entrava dal parabrezza apribile e la forma era simile a quella di una freccia. Se vi state domandando come si facesse col piantone dello sterzo, la risposta ¨¨ semplice: si muoveva anch¡¯esso per dare lo spazio necessario per poterci entrare, un po¡¯ come accade nelle motrici dei camion. Un design venuto dal futuro che segnava un taglio con il passato grazie ad una nuova visione dello stile.
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la tecnica
¡ª ?Una vettura molto compatta con 3,58 metri di lunghezza anche se era l¡¯altezza da terra a lasciare a bocca aperta: solo 84 centimetri. Forme da far girare la testa e una meccanica presa in prestito dalla Lancia Fulvia da cui ereditava il motore 1.6 V4 (recuperato da un demolitore) e la trasmissione. Osservandola ci si rende conto che l¡¯asse posteriore ¨¨ leggermente pi¨´ largo dell¡¯anteriore, scelta fatta per favorirne la maneggevolezza. Il passo corto e un peso sulla bilancia di circa 700 kg chiudevano il cerchio di una vettura che non voleva essere solo bella alla vista ma anche veloce su strada. Il posteriore tagliente e tronco fa bella mostra di due giganteschi scarichi decentrati sulla sinistra da cui usciva un rumore vero e puro. A quei tempi infatti le auto si muovevano solo grazie a pistoni e cilindri e non tramite una batteria come accade oggi sempre pi¨´ spesso. Nel dettaglio, le luci posteriori erano formate da 84 lampadine che seguivano tutto il disegno dello coda, mentre quelle anteriori erano composte da 10 singoli proiettori affiancati sull'affilato muso della vettura. Oggi si parla tanto delle ¡°firme luminose¡±, un dettaglio a cui sono molto attente le case automobilistiche e di cui ne fanno vanto, ma la realt¨¤ ¨¨ che hanno gi¨¤ oltre mezzo secolo di vita e quest¡¯auto ne ¨¨ la testimonianza.
le apparizioni
¡ª ?Nel recente passato la Stratos HF Zero si ¨¨ fatta ammirare sia ai concorsi di eleganza di Villa d¡¯Este, sia oltre Oceano a Pebble Beach, per poi essere venduta all¡¯asta ad un facoltoso collezionista americano. Anche se si tratta di un pezzo unico e molto ricco di storia il prezzo di vendita ¨¨ stato nettamente inferiore alle aspettative: ¡°solo¡± 761.600 euro a fronte di stime di molto superiori al milione. Difficile dare una stima reale a questo oggetto di culto. La cosa certa ¨¨ che ¨¨ impossibile stimare il valore morale che rende noi italiani fieri del nostro passato.
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