Alla mossa protezionistica di Bruxelles Pechino risponde schierando risultati brillanti e una strategia che punta allo sbarco di massa in Brasile, Argentina, Messico e Cile
Far deragliare un treno in corsa usando arco e frecce, mettendo in conto poi che su molti vagoni viaggiano alcuni nostri amici, forse mancando anche clamorosamente la mira. Esistono dubbi sullĄŻefficacia e perfino sullĄŻopportunit¨¤ che accompagnano lĄŻistituzione di forti dazi doganali sulle auto elettriche prodotte in Cina e commercializzate nellĄŻUnione europea, ufficializzati ora dalla Commissione a seguito di una indagine annunciata?il 13 settembre 2023. Ursula von der Leyen annunciava lĄŻavvio di una Ą°inchiesta sui veicoli elettrici cinesi, il cui prezzo secondo Bruxelles veniva mantenuto artificialmente basso grazie ad ingenti sussidi provenienti dal governo di PechinoĄą.
Una posizione durissima, voluta per risolvere in modo forse grossolano la colpevole assenza dellĄŻEuropa dagli scenari del commercio internazionale delle materie prime, senza un ruolo nei mercati delle terre rare necessarie per la fabbricazione di motori cos¨Ź come nellĄŻacquisizione di litio e cobalto per la realizzazione di batterie. Soprattutto, una scelta fatta attribuendo allĄŻEuropa una importanza che a livello globale non ha pi¨´. Si colpiscono le vetture elettriche fabbricate in Cina dando per scontato che la Grande Muraglia accusi il danno. Niente di pi¨´ sbagliato, visto che Pechino guarda gi¨¤ altrove, al Sud America. Nel frattempo noi replichiamo quanto fatto dagli Stati Uniti, che hanno imposto dazi fino al 102,5%, ma andiamo a penalizzare anche marchi automobilistici europei che da anni producono vetture nel Paese orientale, cos¨Ź come da decenni sono attivi in Sud America. Convincere i marchi cinesi allo sbarco in Brasile, Argentina e Venezuela aggiunge casomai danno al danno. Arco e frecce per fermare un treno in corsa, dicevamo, tirando anche contro vento.
La locomotiva
ĄŞ ?Cominciamo dai conti pi¨´ brutali, quelli che nel 2023 hanno registrato 21,7 milioni di vetture vendute in Cina contro?15,5 milioni negli Stati Uniti e?12,8 milioni in Europa. Sulla carta, ecco con quale svantaggio comincia la partita. Mentre il nostro mercato fatica a trovare una dimensione verso i nuovi obblighi dellĄŻauto elettrica per tutti entro il 2035, la Cina macina successi piuttosto eloquenti. Secondo gli ultimi dati disponibili, nei primi cinque mesi del 2024 sono state vendute 9,76 milioni, con un aumento rispettivamente dell'8,5% rispetto allo stesso periodo dellĄŻanno precedente. Negli stessi cinque mesi sono state fabbricate 2,41 milioni di auto elettriche, +10,7%, mentre le plug-in hanno toccato quota 1,51 milioni, con un clamoroso aumento dell'85,7%. Un treno in corsa, con scenari inimmaginabili in Europa. Solo nel mese di maggio sono state esportate dalla Cina 397 mila vetture, 1,93 milioni da inizio 2024, con un aumento del 32%.
I vagoni
ĄŞ ?Secondo una recente ricerca degli analisti di Alixpartners, le aziende del Paese godono in effetti di un vantaggio competitivo su quelle europee valutabile nel 35%, ma dovuto tanto al minor costo del lavoro quanto al pi¨´ vantaggioso accesso alle materie prime, alla logistica pi¨´ efficiente e alla fabbricazione interna della componentistica, con un minor numero di fornitori esterni. Sta nascendo insomma un Ą°Sistema CinaĄą, e non solo un meccanismo di indebiti aiuti di stato. Proprio su questo hanno puntato il gran numero di marchi automobilistici europei impegnati nel Paese orientale ormai da molti anni. Ne escono penalizzati dai dazi i prodotti Mini e Bmw, cos¨Ź come Mercedes e Smart, o ancora Volkswagen e Dacia, Nissan e Toyota perch¨Ś figli di un sistema di produzione associato tra costruttori locali e stranieri. Insieme a loro Tesla, ma anche i colossi locali Byd, Geely e Saic. La fotografia ¨¨ quella basata su dati di vendite nei primi 5 mesi dellĄŻanno, con percentuali di crescita e quota sul totale.
La lista delle dieci aziende pi¨´ importanti ¨¨ presto fatta. A guidare la classifica cĄŻ¨¨ Byd, con sede a Shenzhen e che da sola vale il 13,7% dellĄŻintero mercato. ? leader indiscussa della categoria delle New Energy Vehicle, che comprende tanto le ibride plug-in che le elettriche come la fortunatissima Seagull, ma anche il secondo produttore al mondo di batterie, con una quota del 16%. Gigante anche la Faw Volkswagen fondata nel lontano 1991 con sede a Changchun e che realizza una ampia gamma di modelli con motorizzazione termica ed elettrica anche destinati al solo mercato cinese, ma sempre identificati dal marchio tedesco. Di Geely e del suo impero avviato nel 1997 dalla Prefettura di Hangzhou si ¨¨ gi¨¤ detto molto, con una ragnatela di rapporti che ormai va dal controllo di Volvo e Polestar fino alle relazioni azionarie con Renault e Mercedes: con questĄŻultima realizza in Cina i modelli della gamma smart.
Quasi sconosciuta in Europa ¨¨ invece la Changan Motors di Chongqing, con una serie di prodotti destinati al grandissimo pubblico tanto con motorizzazione elettrica che soprattutto tradizionale, modelli questi ultimi potenzialmente pronti per lo sbarco in Europa. Segue la joint venture Shanghai Volkswagen con sede ad Anting, anche lei responsabile della grande presenza del marchio tedesco nel paese orientale, mentre al costruttore statale Chery di Wuhu ha il ruolo di apripista dellĄŻauto cinese a benzina?in Europa, con i marchi Omoda e Jaecoo. A Guangzhou ha sede la joint venture tra Toyota e il costruttore Gac, settima in classifica e seguita dallĄŻaltra collaborazione tra Dongfeng e Nissan, mentre Bmw Brilliance ha superato ormai i 20 anni di vita presidiando la produzione dei modelli del marchio bavarese in Cina.?Popolare pi¨´ che mail SaicC GM Wuling, azienda partecipata da General Motors e Saic con sede a Liuzhou e specializzata in vetture estremante piccole a motore elettrico o termico, come il Wuling Sunshine o la pi¨´ elegante Bin Guo. Tesla, nonostante i clamori per la sua fabbrica a Shanghai, ¨¨ fuori dalla top ten.
Vendite auto in Cina, gennaio-maggio 2024
Azienda | vendite | performance | quota |
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Ultima stazione
ĄŞ ?Isolare lĄŻEuropa dallĄŻauto elettrica cinese potrebbe portare, carta geografica alla mano, effetti devastanti. A questi ultimi hanno pensato molti gruppi del Vecchio Continente invitando alla cautela e alla ragionevolezza riguardo allĄŻimposizione di dazi doganali in modo permanente. Dietro lĄŻidea tutta politica della lotta al protezionismo cĄŻ¨¨ infatti unĄŻaltra emergenza, del tutto pratica. Nel mese di aprile il Brasile ha superato il Belgio ed ¨¨ diventato il pi¨´ grande mercato di esportazione per i veicoli cinesi a nuova energia, categoria che comprende tanto le elettriche che le ibride plug-in. Secondo i dati della China Passenger Car Association (Cpca), le esportazioni di auto elettriche e ibride plug-in verso il Brasile sono aumentate di 13 volte rispetto all'anno precedente, raggiungendo le 40.163 unit¨¤ nel quarto mese del 2024. In sostanza, solo la notizia di dazi europei ha indirizzato il treno dellĄŻauto cinese verso il binario del Sud America. LĄŻesportazione di veicoli a batteria economici ¨¨ aumentata drasticamente, in particolare in paesi come Brasile e Messico, dove per altro aziende come Byd e Great Wall hanno creato centri locali di ricerca e sviluppo. Non a caso. Secondo la Commissione economica delle Nazioni Unite per lĄŻAmerica Latina e i Caraibi, il cosiddetto Triangolo del litio, che comprende Cile, Bolivia e Argentina, possiede il 56% delle riserve globali. Inoltre, il litio ¨¨ presente in quantit¨¤ minori in Brasile, Messico e Per¨´, il che aumenta lĄŻofferta regionale a quasi il 60% delle riserve globali. Le principali societ¨¤ cinesi di estrazione del litio come Ganfeng e Tianqi sono gi¨¤ presenti in forza. Le case automobilistiche cinesi trovano in Sud America il terreno fertile per acquisire materie prime, avviare la vendita di vetture elettriche a basso costo e sostenere la propria presenza con la gamma di modelli anche a motorizzazione tradizionale. Pericolosa concorrenza per i marchi europei, che nel mese di maggio presidiavano ad esempio il mercato brasiliano con Fiat e Volkswagen al primo e secondo posto nelle vendite, con Renault e Jeep in sesta e settima posizione, ma Byd ha incassato una crescita del 1237,2% e Great Wall Motors del 150,4%. Il treno ¨¨ evidentemente partito.
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