scenari
Renault pronta a cedere la divisione motori termici a Geely e Aramco
Dopo le prime indiscrezioni raccolte dall'agenzia Reuters, le conferme arrivano nella giornata del primo settembre dal quotidiano francese Le Monde. L'anticipato riassetto di Renault si appresterebbe a diventare ben pi¨´ profondo del previsto, con la ventilata divisione del gruppo in due societ¨¤ distinte in tempi piuttosto rapidi. L'azienda francese manterrebbe per se le attivit¨¤ legate al business dell'auto elettrica, ma cederebbe il controllo della divisione in cui confluir¨¤ la produzione di motori a combustione tradizionali e ibridi. In quest'ultima, secondo Le Monde, dovrebbero entrare con il 40% il gruppo automobilistico cinese Geely e con il 20% la compagnia petrolifera saudita Aramco. Per ora, Renault ha comunicato che non commenter¨¤ in nessun modo le indiscrezioni, ma che le trattative con potenziali partner sono effettivamente in corso. Di diverso avviso Le Monde, che si spinge a confermare che il governo francese, che detiene il 12% delle azioni di Renault, ¨¨ stato gi¨¤ informato del coinvolgimento di Aramco.
Autunno caldo
¡ª ?Gli analisti attendono da Luca de Meo grande sensibilit¨¤ nell'illustrare il piano di riassetto, presumibilmente in occasione dell'annuale Capital Markets Day, in autunno. Ad anticipare il numero uno del gruppo ha pensato per¨° l'agenzia Reuters, che ha gi¨¤ disegnato la fisionomia della nuova azienda come divisa in due entit¨¤ distinte, ciascuna con circa 10.000 dipendenti. Le operazioni della divisione elettrica dovrebbero avere come base il nord della Francia, dove Renault sta convertendo stabilimenti preesistenti in centri per la produzione di batterie e veicoli ad impatto zero. La prospettiva ¨¨ naturalmente quella di una separazione netta di questa entit¨¤ industriale e quindi un collocamento in borsa gi¨¤ dal 2023. Ben diverso invece il destino della seconda divisione, destinata a raccogliere infrastrutture e 10.000 dipendenti impegnati nella realizzazione di motori a combustione interna tradizionali e ibridi. Gli stabilimenti interessati sono in Spagna, Portogallo, Romania, Turchia e America Latina. In questo settore Renault avrebbe dunque intenzione di liquidare la sua partecipazione diretta, cedendo un totale del 60% delle azioni a nuovi partner. Reuters aveva anticipato il nome di Geely, a cui andrebbe il 40%, per altro gi¨¤ inserita nell'auto europea che conta con la propriet¨¤ del marchio Volvo e di Lotus, oltre alle rilevante quota di controllo in Mercedes e il 50% di Smart. Le Monde ha successivamente portato alla ribalta anche la eventuale partecipazione per un 20% di Aramco, che ricordiamo essere la societ¨¤ con maggiore capitalizzazione al mondo, corrispondente a 2.200 miliardi di dollari.
punto di rottura
¡ª ?E' ancora presto per valutare le possibili sinergie tra Geely e la neo controllata divisione motori ex-Renault, come del resto per considerare l'impatto di Aramco nella diffusione di soluzioni basate sull'idrogeno ricavato dal petrolio. Aiuta considerare che attualmente, nei primi sei-sette mesi del 2022, la vettura pi¨´ venduta del gruppo Renault in Europa ¨¨ Dacia Sandero, equipaggiata con motori tradizionali e bifuel benzina/gpl. Pi¨´ immediato per De Meo sar¨¤ invece l'impegno di amministrare la posizione di Nissan, alleata dal 1999 e legata da una serie di incroci azionari. Renault detiene infatti il 43% del capitale del costruttore giapponese con pieno diritto di voto, mentre al marchio nipponico spetta il 15% della Casa della losanga, senza diritto di voto. Un assetto da sempre ritenuto poco equilibrato e che ora pu¨° essere messo definitivamente in discussione, considerando come Nissan abbia fatto trapelare di non avere nessun interesse ad acquisire quote nella nuova divisione motori ex Renault, e dunque indirettamente chieda di venire compensata con un controvalore in denaro ovvero una maggiore partecipazione nella nuova divisione destinata all'elettrico. Tutto questo, con un piano di collaborazione che vincola Renault, Nissan e Mitsubishi a realizzare l'80% dei rispettivi modelli su piattaforme meccaniche condivise entro il 2026, ma che a questo punto legittima l'attuale assenza di piani in comune per il 2030.
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