Il pi¨´ volte vincitore del premio Strega ha vissuto l'infanzia guardando gare automobilistiche e motociclistiche in televisione. Ci racconta la sua passione e i suoi ricordi
Alle Nitto Atp Finals di Torino abbiamo incontrato lo scrittore Sandro Veronesi, il due volte vincitore del premio Strega, appassionato tanto di tennis quanto di motori. In quest'intervista ci racconta i ricordi d'infanzia legati al motorsport? degli anni ĄŻ70, un'era piena di fatalit¨¤ e incidenti brutali. Sono numerose le citazioni dello scrittore: da Agostini a Pasolini, fino ad arrivare a Villeneuve e Lauda.
Sandro, da ragazzo che cosa ti appassionava dei motori?
?"? molto strano che oggi non sia uno fissato per le moto e le auto, perch¨Ś da ragazzo ero proprio preso dallĄŻautomobilismo e dal motociclismo. Ero abbonato ad Autosprint e compravo i giornali sportivi per i risultati, seguivo il rally ed ero fan di Sandro Munari e Mario Mannucci. Odiavo la Finlandia perch¨Ś i piloti finlandesi erano fortissimi. E soprattutto amavo, pi¨´ della Formula 1, il campionato mondiale di prototipi che inglobava la 24 ore di Le Mans, la 12 ore Sebring, e Imola, dove si organizzava una gara pi¨´ breve. Qui gareggiavano le 3000 e le 5000, cĄŻerano la Ferrari, lĄŻAlfa Romeo e la Porsche, guidate anche dai piloti di Formula 1, che avevano pi¨´ probabilit¨¤ di morire. A quei tempi i piloti morivano come mosche. Non facevi in tempo a vedere in pista Joseph Siffert o Pedro Rodr¨Şguez che morivano. Per fortuna non ho mai assistito dal vivo a un incidente mortale".
E amavi anche il motociclismo...
?"Ricordo Giacomo Agostini che correva con le 350 e le 500. Nella categoria 350 era pi¨´ dura per lui perch¨Ś se la doveva vedere con Renzo Pasolini e Saarinen, che morirono insieme a Monza nel tragico incidente del 1973. Forse ¨¨ per questo motivo che da adulto non ho sviluppato una fissazione per le moto e le auto. Ero colpito da questi campioni che sfidavano la vita e che ogni gara poteva essere l'ultima. E spesso era cos¨Ź. Ricordo che in camera avevo un fantastico poster con tutte le Porsche brandizzate, da Martini per esempio, alle Porsche che correvano nel campionato interserie. Quando ho compiuto 14 anni ai miei genitori ho chiesto la Vespa, che ho tenuto fino a 18 anni, poi mi sono accontentato della 500. Non sognavo la macchina veloce".
In Vespa che giri facevi?
?"Ero lĄŻunico con la Vespa non truccata. Partivo con gli amici e rimanevo sempre da solo perch¨Ś tutti cambiano marmitta e andavano come schegge. Io non lĄŻho mai fatto, obbedivo ai genitori. Nessuno voleva venire con me. Col motorino andavamo in collina a fare merenda, poi ho smesso perch¨Ś ero troppo lento".
Tra i ricordi che ti sono rimasti pi¨´ impressi cĄŻ¨¨ anche lĄŻincidente di Villeneuve. Puoi raccontare come l'hai vissuta?
?"Stavamo preparando uno spettacolo con mio fratello Giovanni (regista di molti film ndr). Quando tornammo a casa mio padre ci accolse sconvolto. Giovanni scrisse sulla lavagna in camera: "Oggi ¨¨ finito il gusto di vedere la Formula 1". Quella frase rimase scolpita e non fu cancellata nemmeno quando mio fratello lasci¨° quella camera. In un certo senso ¨¨ vero, s¨Ź Senna aveva riacceso il fuoco, ma forse con lĄŻet¨¤ si cambia, rimane la passione per certi sport e campioni, ma si perde lĄŻimmedesimazione. A 14 anni puoi pensare di essere Gilles Villeneuve, Jacky Ickx, Clay Regazzoni o Mario Andretti. Io pensavo di essere loro. Sono stato tifoso della Ferrari, di Chris Amon prima che arrivassero Jacky Ickx e Niki Lauda".
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