La storia
Il surf promuove il legame umanitario con Gaza
Il surf e lo sport uniscono e continueranno ad unire, e lo fanno anche durante la guerra tra Israele e Hamas. A Gaza, nella Striscia, negli ultimi venti anni ¨¨ stata attiva una piccola ma vivace scena surfistica che ha animato le spiagge pi¨´ a sud del mare Mediterraneo, da sempre ricche di onde. Pur nelle tante difficolt¨¤ quotidiane ¨C tra cui ovviamente anche il reperimento del materiale tecnico ¨C i surfisti di Gaza sono entrati in mare sino a prima del conflitto, trovando tra le onde un po¡¯ di armonia, cos¨¬ come succede per ogni surfista del mondo. Oggi molti di quei ragazzi e le loro famiglie sono assistiti grazie a una rete di aiuti il cui legame internazionale ¨¨ proprio il surf.
il film "Gaza Surf Club"
¡ª ?La storia di questo piccolo gruppo di atleti era stata raccontata nel film documentario Gaza Surf Club, una produzione tedesca diretta da Philip Gnadt e Mickey Yamine uscita nel 2016 e proiettata anche al Toronto Film Festival. E il progetto Gaza Surf Club ¨¨ a sua volta un¡¯idea di Explore Corps, un¡¯organizzazione no profit americana che arriv¨° nella Striscia nel 2008 per creare una comunit¨¤ di promozione e sviluppo grazie allo sport. Il film ha fatto il suo cammino, aprendo una breccia nel mondo del surfing, facendo conoscere la storia a livello planetario dei protagonisti palestinesi. Poi la cronaca ha fatto il resto, con lo scoppio del conflitto ormai pi¨´ di un anno fa, le bombe, i morti e la fine del divertimento in mare.
le raccolte fondi
¡ª ?I pochi surfisti di Gaza ovviamente non surfano pi¨´, anzi solo poter pensare di surfare appare un¡¯assoluta sciocchezza in confronto alla guerra, ma il surf rappresenta comunque un¡¯ancora di salvezza per molti grazie alla comunit¨¤ internazionale. ? il caso delle raccolte fondi aperte, per esempio, in favore di Rawand Gawad Abo Ghanem, che compare nel film, una ragazza minuta, laureata in letteratura inglese e che ha anche ispirato la sceneggiatura teatrale Barrell Wave scritta da Naomi Wallace. O ancora Sabah Rajab Abu Ghanem, madre di tre bambini e anche lei surfista. O ancora dei fratelli surfisti Youssef e Muhammad, il primo considerato uno dei pionieri. Storie drammatiche e simili, che invocano aiuto, e da cui emerge il sogno di avere una vita normale, fatta di lavoro, famiglia e magari un po¡¯ di tempo per le onde. Lo stesso gruppo Gaza Surf Club ha aperto un canale di aiuto, chiamato Surfer Relief Fund.
la morte DEL PIONIERE?Ahmed Abu Hassira
¡ª ?L¡¯antica disciplina hawaiana si rivela quindi come un forte collante, anche in casi di emergenze umanitarie come questa. E ha saputo esprimere il proprio dolore anche recentemente: la guerra, che ha prodotto migliaia di vittime, ha ucciso anche Ahmed Abu Hassira, uno dei primi palestinesi a introdurre il surf a Gaza. ¡°? stata la sua storia, uscita sul L.A. Times, che ha inspirato il movimento di supporto ai surfisti della Striscia¡±, hanno scritto sulla pagina Facebook del Gaza Surf Club. Un momento di sofferenza che in questi casi viene subito trasformato in una missione: aiutare i suoi due figli adolescenti di 15 e 13 anni. E chiss¨¤, magari permettergli un giorno di surfare.
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