Argentino di Mar del Plata, guida l¡¯International surfing association dal 1994 e se oggi il surf ¨¨ uno sport a cinque cerchi, il merito ¨¨ tutto suo
Fate spazio nell¡¯olimpo del surf, sistemate un trono e una corona: un posto di diritto spetta a un signore eccentrico, ricco e carismatico, ma che probabilmente non vedrete mai farsi un tubo in piedi a Pipeline o un late-take off con certissimo rischio di frattura (o peggio) a Teahupo¡¯o, il pesantissimo spot che ospiter¨¤ il surf a Parigi 2024. Risponde al nome di Fernando Aguerre. E se vi state chiedendo se ¨¨ comunque capace sulle onde, certo che lo ¨¨. Ma il suo vero talento ¨¨ un altro, e il traguardo che ha raggiunto verr¨¤ ricordato nella storia dello sport: il surf alle Olimpiadi ¨¨ tutta roba sua.
L'eredit¨¤
¡ª ?Sua, ¨¨ vero. Anche se il sogno ¨C in tutte le sue sfumature ¨C lo deve condividere con il mito?Duke Kahanamoku, l¡¯hawaiano considerato padre del surf da onda. L¡¯ego di Aguerre, nato nella citt¨¤ argentina di Mar del Plata, a sud di Buenos Aires, non ne piange, anzi riconsegna il giusto tributo a questa eredit¨¤ importante, quasi a sottolineare l¡¯affinit¨¤ tra due personalit¨¤ diverse ma complementari: Duke l¡¯atleta, bello come un Adone, abile surfista e ancor pi¨´ bravo nuotatore e primo divo del surf; Aguerre l¡¯industriale, bravissimo invece pi¨´ negli affari e a creare relazioni. Tanto che a rivelare quanto antica sia l¡¯idea di portare il surf alle Olimpiadi ¨¨ Aguerre stesso nel documentario da lui voluto e interpretato, e prodotto per conto dell¡¯ISA, l¡¯International surfing association.
duke Kahanamoku l'olimpionico
¡ª ?L¡¯aneddoto ¨¨ succoso, ma va messa una cornice. Aguerre ¨¨ il Presidente dell¡¯ISA, e la maiuscola ¨¨ voluta e non reverenziale se non altro perch¨¦ lui e la federazione internazionale sono quasi la stessa cosa visto che la dirige ininterrottamente dal 1994. A luglio l¡¯ISA ha pubblicato sui suoi canali il documentario?The impossible wave ¨C Fernando Aguerre¡¯s quest for olympic surfing, dove il Presidente racconta come ¨¨ stato possibile che un sogno, anzi un¡¯utopia, a cui pochi in fondo hanno creduto, sia davvero diventata realt¨¤. Ed ecco qui che Aguerre racconta come Duke, che l¡¯oro olimpico lo vinse nel nuoto e pi¨´ volte, aveva ipotizzato, sperato e chiesto al Comitato olimpico internazionale che il surf entrasse nella famiglia dei cinque cerchi gi¨¤ nel lontano 1920. Lo scopre leggendo una sua biografia stampata in pochissime copie, e trova la conferma che cercava: ¡°Se lo diceva Duke, allora le basi sono solide e io non sono un pazzo¡±.
l'accordo tra federazioni
¡ª ?Il resto ¨¨ storia pi¨´ o meno nota ma non meno affascinante, almeno nella misura in cui l¡¯argentino tesse la sua tela, pazientemente, mostrandosi anno dopo anno un fine politico, stratega e comunicatore. Ricapitoliamo. Nel 1994, gi¨¤ a capo della federazione panamericana, Aguerre si candida all¡¯ISA. Questa ¨¨ il massimo organismo mondiale del surf, che cammina accanto all¡¯ASP di allora e alla WSL oggi, cio¨¨ il campionato professionistico, pensato per fare profitti. L¡¯ISA invece no, e Fernando si mette in testa da subito di farla crescere perch¨¦, diciamocela tutta, le loro gare definite amatoriali sono snobbate dai surfisti pi¨´ forti, che anzich¨¦ andare a competere per la sola gloria e una minima visibilit¨¤, preferiscono i montepremi in dollari e le migliori onde del pianeta. Il passaggio che allora sblocc¨° l¡¯empasse avviene quando Aguerre, che ¨¨ stimatissimo nel mondo del surf, nonch¨¦ un imprenditore potente, intorno al 1996 trova un accordo con l¡¯ASP che poco dialogava con l'ISA. Aguerre acconsente alla richiesta di cambiare la dicitura dei campionati amatoriali da ISA World Surfing Championship a ISA World Surfing Games. E in cambio ottiene il via libera da ASP per far partecipare i suoi atleti agli eventi ISA, nonch¨¦ una possibilit¨¤ di accordarsi sui calendari agonistici.
L'annuncio a RIO
¡ª ?La strada ¨¨ tracciata, e da quel momento non sar¨¤ forse in discesa, ma almeno in pianura. Nel 2013 viene eletto a capo del CIO il tedesco Thomas Bach, che da subito apre nuove frontiere sportive e al rinnovamento dei Giochi, in forte calo di spettatori. Cos¨¬, l¡¯ISA nel 2015 viene invitata a mandare la candidatura per il surf, e un anno dopo lo sport dei re viene selezionato in prova per Tokyo 2020. Fernando Aguerre si presenta alla conferenza stampa per l¡¯annuncio, dato alle Olimpiadi di Rio de Janeiro nel 2016, in abito, con la farfallina e una corona di fiori gigante al collo. La sua cifra stilistica ¨¨ questa: eccentrico e appariscente, impossibile non notarlo per le sue camicie sgargianti, i suoi cappelli di paglia, gli anelli e l¡¯immancabile sorriso. Ma ¨¨ uno che va dannatamente al sodo.
LE ORIGINI
¡ª ?Aguerre ¨¨ il secondo figlio di una famiglia benestante. Prima del 1984, anno in cui ¨¨ partito per gli USA, in Argentina si era dato da fare affinch¨¦ il surf fosse consentito durante la dittatura. La pratica veniva vista molto male dai militari: come in altri paesi latino-americani governati dai golpisti di destra, veniva bannata e prevedeva anche qualche ora di carcere per il surfista trasgressore. Aguerre, almeno secondo un articolo del quotidiano argentino La Nacion (pochissime le sue interviste), riusc¨¬ a creare la prima associazione di surf nel 1978 e, un anno pi¨´ tardi, a far liberalizzare il surf nel Paese. Ma il Presidente ¨¨ stato anche un festaiolo, un organizzatore di feste e un dj, prima di mettersi a progettare gare di surf e a fare l¡¯imprenditore. E qui veniamo al Presidente-industriale: Reef, azienda diventata famosa per i sandali iconici, ¨¨ infatti stata creata da lui e dal fratello Santiago.
L'IMPRESA DI FAMIGLIA
¡ª ?Nata in California nell¡¯84, Reef ¨¨ pian piano cresciuta sino a diventare un colosso nel mondo del surf. Anche grazie a una campagna di marketing che oggi sarebbe considerata inopportuna, e che era guidata da Fernando. Reef, sino alla prima decade del Duemila, era infatti associata alle immagini di ragazze puntualmente in perizoma, e dove raramente si poteva intravedere il viso: campeggiavano solo natiche abbronzate, bellissime e perfette, che mandavano in visibilio la platea testosteronica dei surfisti. Esisteva un calendario Reef, con modelle di tutte le nazionalit¨¤ fotografate in location esotiche (ma la posa era appunto sempre la stessa) e anche un contest che eleggeva la migliore Reef girl ¨C e cio¨¨ il sedere pi¨´ bello ¨C e che coinvolgeva come giudici anche gli atleti del tour. Aguerre non ¨¨ tipo da nascondersi dietro a un dito e rivendica la direzione marketing e la campagna Miss Reef anche sulla sua pagina Linkedin. Ma sappiamo bene che oggi sarebbe impossibile da riproporre, a meno di non incorrere in un fiume di critiche e chiss¨¤ probabilmente anche nel boicottaggio del marchio.?
La vendita
¡ª ?A sua discolpa, e senza avere l'opportunit¨¤ di sapere la sua opinione (come menzionato ¨¨ solito schivare i giornali; e d'altronde il documentario ISA, pur trattando quel capitolo della sua vita, non mostra neanche un fotogramma di quelle pubblicit¨¤) va detto che oggi, epoca del?gender balance, Aguerre ¨¨ un sostenitore del surf femminile, e ha raccontato con orgoglio che l¡¯ultima batteria alle olimpiadi giapponesi ¨¨ stata la heat dedicata alle donne, vinta poi dall¡¯hawaiana Carissa Moore. La pubblicit¨¤ di Reef comunque funzion¨°, e anche bene, in quegli anni Novanta e Duemila in cui ogni r¨¦clame era zeppa di belle ragazze generalmente senza abiti, e soprattutto in un ambiente del surf dove c¡¯erano quasi soltanto uomini che a tutto potevano pensare, fuorch¨¦ al politically correct o a una sana ed equilibrata rappresentazione del corpo femminile. I fratelli Aguerre hanno poi venduto il brand in due fasi, cedendo prima l¡¯ottanta per cento delle loro quote nel 2002 e poi, in occasione dell¡¯acquisizione di Reef da parte di VF Corp nel 2005, anche il restante venti per cento. La cifra di acquisto di VF Corp si aggirava intorno ai 188 milioni: calcolatrice alla mano il solo ultimo incasso dei fratelli argentini ammontava a circa 37 milioni. Questo rende l¡¯idea del potere, e per certi versi della visione, del Presidente, che non ha mai nascosto il suo benessere economico, e anzi almeno in un¡¯occasione si ¨¨ presentato a un evento ISA con un Rolex al polso. Il cuore di Fernando ¨¨ rimasto per¨° sempre umile e generoso: la sua vita dopo Reef, dice di s¨¦, ¨¨ stata devota alla filantropia. Ha creato la Liquid Nation Ball, un¡¯asta benefica che aveva lo scopo di dare supporto a SurfAid, poi inglobata nella SIMA Humanitarian Fund, e suoi sono anche i programmi ISA per supportare il surf nelle nazioni povere con borse sportive.
l'ultimo riconoscimento
¡ª ?Insomma, il Presidente ¨¨ questo. Con dieci mandati sulle spalle, quasi tutti vinti senza avversari, Aguerre ha dato molto della sua vita all¡¯ISA e al surf. Nel documentario in cui lui ¨¨ il protagonista, anche per mettere a tacere eventuali detrattori, dichiara di non aver mai percepito un dollaro dall¡¯International surfing association, e anzi di aver speso nella causa, e per puro spirito di volontariato, un'infinit¨¤ di tempo. ¡°Ho lavorato 12 mila ore per far s¨¬ che il surf sia alle Olimpiadi¡±, dice alla telecamera con una calda voce roca dall¡¯inconfondibile accento argentino, ¡°e a occhio e croce contano come 84 mila onde che non ho surfato¡±. Qualche settimana fa gli ¨¨ stato dato un posto della Surfers¡¯ Hall of Fame ad Huntington Beach, l¡¯olimpo del surf. Eccolo allora il suo trono, tra i grandi: nel bene e nel male, sembra meritarselo tutto.
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