Luca Zingaretti: "Il mio Montalbano? Anticonformista come Falcao"
Un uomo e due passioni. "Quello che provavo da bambino quando perdevo una partita non ¨¨ paragonabile a niente. Non era delusione, era dolore. Un dolore lancinante". Poi ¨¨ arrivato Montalbano. "Molti anni dopo. Ancora adesso mi chiedo se sia stato giusto lasciare il calcio per la recitazione". Insomma, un po’ di carriera l’ha fatta... "S¨¬, per¨°...". Luca Zingaretti riporta in tv il commissario Montalbano su Rai 1, ieri con "L’altro capo del filo", dove ha affrontato il dramma dei migranti oltre a un delitto e poi, luned¨¬ 18, con "Un diario del ‘43". Vent’anni dopo il primo episodio trasmesso in tv, il commissario creato da Andrea Camilleri ¨¨ ancora l¨¬ e la gente lo ama. "Perch¨¦ ¨¨ integerrimo, oggi tutti hanno un prezzo e lui non lo ha. Possiede un’integrit¨¤ che ammiro". Il primo episodio affrontava un tema scottante e il riserbo di Zingaretti sulle polemiche nate intorno alla partecipazione umana di Montalbano al dramma dei migranti ¨¨ comprensibile. Anche perch¨¦ il riserbo e l’impegno civile sono parte della vita di Zingaretti, uomo impegnato con Telethon, attore affezionato ad argomenti difficili come il caso Moro, che ha ricordato in una apprezzata lettura ("I 55 giorni", tratta dal libro di Stefano Massini) trasmessa dalla Rai l’anno scorso. Zingaretti ¨¨ cresciuto nei quartieri popolari di Roma con le sue idee, ¨¨ diventato attore e uomo di spettacolo internazionalmente riconosciuto sempre con quell’aria un po’ cos¨¬, come se tutto fosse normale. Ma non lo ¨¨. Non lo sono i numeri di Montalbano, che ha raggiunto il 45 per cento di share nelle serie precedenti. Non lo ¨¨ la dedizione di Zingaretti a un personaggio che ha pensato di lasciare, invece ¨¨ ancora l¨¬, con tutta la sua squadra. "Siamo cresciuti con lui, cambiando pochissimo. Il personaggio si ¨¨ modificato nel tempo. ? interessante per un attore". Montalbano ¨¨ un successo, il calcio ¨¨ un rimpianto? Non proprio, perch¨¦ Zingaretti gioca ancora. "Con la Nazionale attori, con la Nazionale cantanti nella partita del cuore, con gli amici. Il calcio non ¨¨ soltanto uno sport, ¨¨ un modo di essere, di pensare. Quando vedo quattro ragazzini che giocano non resisto, mi butto in mezzo".
I suoi primi ricordi di pallone?
"Mi ricordo il buio degli allenamenti a San Paolo Ostiense, il modo che avevo di isolarmi sul pullman mentre gli altri ragazzini facevano chiasso. Sono cresciuto con il calcio, giocando e andando in curva con gli amici a vedere la Roma. Adesso vado ancora allo stadio ma in modo un po’ pi¨´ borghese, diciamo. Mi invitano in tribuna e io vado, anche se non mi sento molto tipo da Montemario". Chi era il suo idolo?
"Non avevo veri e propri idoli, anche da ragazzino i giocatori mi piacevano per come erano, non soltanto per come trattavano il pallone. Ho sempre ammirato Ancelotti, ora mi piace De Rossi, chiss¨¤, forse perch¨¦ giocavo nella stessa posizione. Trovo che De Rossi sia stato poco celebrato. E mi piaceva Cruijff per il suo modo di essere, oltre che per le cose bellissime che faceva in campo".
La partita della vita?
"Ne ricordo tante piene di allegria, ma la prima che mi viene in mente ¨¨ una triste, la finale con il Liverpool. C’erano tante speranze e se ripenso a quel biglietto.... Feci nottata in coda ai botteghini per comprarlo. Poi and¨° come and¨°. Preferisco ripensare al Mondiale 2006. Ho visto quasi tutte le partite in Germania. La Rai invitava ogni volta dei personaggi, la prima volta con me and¨° bene e mi chiamarono altre volte, chiss¨¤ forse portavo fortuna...".
Ha portato fortuna anche alla Rai con il commissario Montalbano. Vent’anni dopo, com’¨¨ indossare ancora i suoi panni?
"Ho avuto questa chance di seguirlo negli anni, il nostro cast ¨¨ rimasto pi¨´ o meno intatto, un gruppo che ha lavorato quasi con ferocia ed ¨¨ andato in crescendo. Non ci siamo mai seduti sugli allori e abbiamo conquistato mercati impensabili quando abbiamo cominciato, dall’America Latina all’Australia, alla Germania. Ma penso soprattutto all’Inghilterra: sa che a Londra per strada qualche volta la gente mi riconosce?". Secondo lei perch¨¦ Montalbano piace tanto?
"La chiave ¨¨ la penna felice dello scrittore. Sono racconti pieni di archetipi, dietro la storia c’¨¨ sempre dell’altro. E poi Montalbano ci ricorda in qualche modo il mondo dei nostri nonni, dove le persone non avevano un prezzo, mentre oggi tutto e tutti ce l’hanno. Verso quella integrit¨¤ non possiamo non provare nostalgia".
Montalbano piace molto alle donne e Zingaretti ¨¨ diventato anche un sex symbol...
"Ah, una elezione a sex symbol non si nega a nessuno. Sono etichette che si mettono cos¨¬, io in realt¨¤ sono fiero di avere un pubblico femminile che mi apprezza, perch¨¦ ¨¨ un pubblico esigente e fedele. Non ti d¨¤ fiducia facilmente". Che cos’ha lei del commissario e il commissario di lei?
"Io non sono Montalbano, sono un attore che si ¨¨ messo addosso i vestiti del personaggio ed ¨¨ attirato dalla sua capacit¨¤ di non avere padroni".
Se fosse un atleta, un calciatore, Montalbano a chi somiglierebbe?
"A un calciatore molto, molto anticonformista. Un tipo alla Falcao".Simbolo di una bella Roma. Questa le piace?
"Diciamo che mi piacerebbe un po’ pi¨´ di chiarezza da parte della dirigenza. Se vogliamo prendere la linea dei giovani prendiamola, ma poi non cediamoli subito. Ormai quando uno dei nostri gioca bene abbiamo paura. Ecco, Zaniolo: alla fine fra noi tifosi diciamo 'Speriamo che smetta, se no lo vendono'". Ha mai pensato di fare un film sul calcio?
"Ci ho riflettuto, ne ho visti, e diciamo che non sono indimenticabili. Anche perch¨¦ il calcio non si presta a essere raccontato come certi sport americani, penso al baseball o alla boxe, dove uno attacca e uno si difende. Nel calcio ci sono molti momenti di stasi, ma perch¨¦ ¨¨ la strategia, fa parte del gioco. Di tanti film che ho visto ricordo 'Il profeta del gol' di Sandro Ciotti, per¨° quello era pi¨´ un documentario sulla vita di Cruijff che un film. Lo vidi con mio padre e mi ¨¨ rimasto impresso. Forse in questo caso c’entra il fatto che all’epoca fossi un giovane che pensava di fare il calciatore".
E poi ¨¨ diventato attore, doppiatore, regista teatrale, ideatore di un festival del documentario. In teatro ha lavorato anche con sua moglie, Luisa Ranieri, in The Deep Blue Sea. Com’¨¨ stato lavorare in famiglia?
"Bellissimo. Temevamo molto questa esperienza, magari di litigare, cosa che non ¨¨ mai successa. ? successo invece che abbiamo scoperto lati nuovi del carattere, l’uno dell’altra. Diciamo che ci ha detto bene. Adesso lei ¨¨ ancora in teatro e io a casa con le bambine".
Le bambine le porta allo stadio?
"La pi¨´ grande, Emma ci ¨¨ gi¨¤ stata, adesso voglio portarci la piccola, magari non a un derby. Ai derby non vado pi¨´ nemmeno io, questo clima da guerra civile mi infastidisce. Io non potrei neppure immaginarmi laziale, ma a mia figlia non ho mai insegnato l’odio per l’altro". Il problema della violenza nel calcio ¨¨ irrisolvibile?
"? un problema anche politico, che altrove hanno risolto. In Inghilterra per esempio avevano gli hooligans e hanno trovato la soluzione".
Nonostante tutto, il calcio le piace ancora?
"Come ho detto, ¨¨ la mia passione, ma in Italia ¨¨ una noia mortale. Troppo tatticismo, troppo 4-3-3, 3-5-2 eccetera. Pressing alto, partite tutte uguali. Preferisco il campionato inglese, ¨¨ molto pi¨´ divertente".
Montalbano ha conquistato l’Inghilterra e l’Inghilterra ha conquistato Zingaretti. Che non ¨¨ Montalbano, ma un suo grande amico.
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