Clemente Russo, i segreti di Tatanka : "Vi racconto quando dissi no a Don King"

Clemente Russo è il trainer d'eccezione e ambassador McFit. Pesi, alimentazione, vittorie, rimpianti: ci racconta tutto della sua (vecchia) vita da pugile e quella di oggi

Tatanka non molla di un grammo: muscoli e garra. A 40 anni, il fisico e il temperamento sono praticamente gli stessi di quando dominava i ring. Nella sua bacheca: 4 olimpiadi disputate, una quinta (che sarebbe stata un record) sfuggita per ragioni diciamo quantomeno discutibili, due argenti olimpici (Pechino 2008 e Londra 2012), due titoli mondiali (2007 e 2013) e un titolo europeo (2005). Clemente Russo è una leggenda dello sport e del pugilato italiano. Gazzetta Active lo ha intervistato... QUI IL VIDEO

"Train like a champion" è lo slogan di McFit di cui sei ambassador e al Festival di Trento (e non solo) ti abbiamo visto vestire i panni del trainer.?Che tipo di coach sei? Clemente, come da nome, oppure uno che pretende??

“Ma io ero clemente anche sul ring (ride, ndr). ? un luogo comune pensare che se uno pratica pugilato sia un violento o un cattivo. Più si è ‘clementi’ in combattimento, ma non solo, e più si ottengono risultati perché usi il cervello, resti calmo. E anche nelle mie classi di fitness lo sono: spingo di più con le persone più allenate e meno con i principianti. Mica li voglio torturare”.?

Quali sono le reazioni delle persone? Perché avere come coach Clemente Russo non è cosa comune…

“Train like champion nasce per questa ragione. Far provare a tutti quello che può essere un allenamento ad alta intensità. Io lo dico a tutti, è una sessione ‘agonistica’ ma con carichi diversi. Quando uno non ce la fa, rallenta. Dobbiamo divertirci”.

Assieme a McFit cerchi di diffondere e promuovere l’importanza della salute psico-fisica. Vedi anche tu un interesse maggiore per questi aspetti?

“Sì, lo vediamo con i numeri di iscritti nelle palestre. Dopo il lockdown c’è stata un’impennata. Perché le persone senza sport, chiuse in casa, stavano male. E non parliamo solo di mettersi a dieta o di metter su muscoli, perché l’attività fisica combatte il diabete, l’ipertensione e auto-motiva. Se una persona inizia la giornata alle 7 del mattino con 50-60 minuti di allenamento poi ne avrà benefici anche sul lavoro. E pure quando a torna a casa dai figli”.?

E come si allena il 40enne Tatanka? Qual è la tua routine oggi??

“Io sono passato da tre sedute al giorno, a tre a settimana (ride, ndr). Ma oggi mi alleno per stare bene, non faccio carichi pesanti. Seguo un mio programma, ma senza stress. Lo faccio per stare bene e divertirmi”.?

Raccontaci però i carichi di lavoro a cui ti sottoponevi per arrivare in forma alle olimpiadi.

?“Io adoravo la preparazione atletica. Dai salti ai pesi, io impazzivo. Amavo di meno allenare la tecnica pugilistica, forse perché già ne sapevo abbastanza. Ma era così pallosa”.?

E a proposito di pesi, quanto era il tuo massimale alla panca??

“132,5 kg, ma pesavo 91 chili eh”.?

E alla pressa??

“Su quella obliqua, 420 chili”?

Che rapporto avevi con la bilancia?

“Brutto fino a una certa età, perché facevo degli sbagli. Con la maturità, dopo i 30 anni, ero bravissimo a gestirmi e a regolare il peso”.?

E che cosa ne pensi del taglio del peso nella boxe? ? una pratica troppo drastica??

“? sempre esistito, ma oggi le cose sono cambiate. In passato, ci si sottoponeva al taglio del peso due settimane prima dell’incontro perché si partiva da 15 chili sopra il limite di categoria. Oggi, lo fai a due giorni dalla gara, perché ne hai 7 da smaltire”.?

?La? vittoria di cui vai più fiero??

?“Chicago 2007, il mio primo mondiale, perché non me lo aspettavo”?

Il rimpianto maggiore??

“La quinta Olimpiade, quella di Tokyo, che mi è sfuggita. Sono stato sfortunato, perché avevo preso il Covid tre giorni prima del mio combattimento di qualificazione. Ma non ci avevo dato troppa importanza, perché avrei avuto un’altra possibilità in un secondo torneo che era poi saltato, sempre per il coronavirus. E sono rimasto fuori per un ranking che non esisteva, assurdo e perché non mi hanno voluto concedere una wild card. Una delusione”.?

E il fatto di non essere mai diventato professionista? Quello è un rammarico??

“Mah, forse, se ci penso... Ma non è un rimpianto. Perché ho sempre scelto in autonomia e soppesando bene le possibilità. Nel 2009 Don King, negli Stati Uniti, me lo aveva proposto. Ma io avevo detto no perché avevo tanti impegni in Italia. E ne sono orgoglioso”.?

Ti alleni mai con tua moglie, l’ex campionessa di judo Laura Maddaloni?

“Ogni tanto sì, ma meglio starne alla larga (ride, ndr)”.?

E le tue figlie??Che sport praticano?

“La prima fa danza. Le piccoline vogliono fare una pugilato e l’altra judo”?

Ha talento per la boxe??

“Sì, secondo me sì”.?

?Chi è il tuo erede in Italia?

“Ce ne sono tanti. Abbiamo una nazionale stracolma di campioni, sia tra gli uomini sia tra le donne. Ai Giochi di Parigi toneremo a essere una corrazzata”. E se lo dice Clemente Russo...