L¡¯iniziativa parte da Firenze con l'associazione "Un gancio al Parkinson".?Un singolare programma di allenamento con i guantoni ha gi¨¤ mostrato i primi risultati. E ora il metodo punta a crescere nel resto d'Italia
"Potrebbe sembrare un controsenso che pazienti affetti dal Parkinson contrastino la malattia allenandosi al sacco muniti di guantoni. I pugili sono quelli pi¨´ esposti alla malattia: Muhammad Ali sembra abbia ricevuto pi¨´ di 250 mila colpi in testa che hanno causato il Parkinson. Eppure la prima volta che ho visto persone affette da questa malattia 'usare i pugni' con un programma specifico ¨¨ stato nella storica e bellissima palestra di Brooklyn, la pi¨´ antica degli Stati Uniti dove si sono allenati pugili del calibro appunto di Muhammad Ali, Mike Tayson ¨C racconta Maurizio Bertoni, presidente dell¡¯associazione?'Un gancio al Parkinson', direttore sanitario della palestra Training Lab di Firenze dove si svolgono le lezioni. Di ritorno dagli Usa, Bertoni insieme a un gruppo di ricercatori e in collaborazione con delle Universit¨¤ americane, ha dato vita in Italia al progetto e messo a punto due studi che dimostrano gli effetti positivi dell¡¯allenamento di boxe per i parkinsoniani. "Ottanta i pazienti in cura ¨C spiega Berton -, dai 40 fino agli 80 anni e in vari stadi della malattia, tutti testimoniano gli effetti positivi dell¡¯allenamento, la possibilit¨¤ di socializzare, non rinchiudersi nella malattia, isolarsi dal mondo. Per loro i due anni di pandemia hanno rappresentato un momento terribile".?
il programma
¡ª ?Segue le indicazioni delle ultime ricerche cliniche: una cura per chi soffre di Parkinson ¨¨ proprio un¡¯attivit¨¤ motoria possibilmente dinamica e la boxe ¨¨ senz¡¯altro un allenamento dinamico. "Certo loro non combattono - precisa Maurizio Bertoni -, non vanno sul ring, ma al sacco, seguono un programma che si rif¨¤ al protocollo dei pugili: esercizi di riscaldamento, allungamenti, colpi al sacco, ai colpitori retti dagli istruttori, per stimolare attenzione e memoria. Oltre agli esercizi prettamente fisici, nel programma sono previsti anche esercizi cognitivi: il paziente deve ricordare dei numeri mentre fa esercizi, spegnere con rapidit¨¤ delle lucine che si accendono. Un metodo di allenamento globale. Gli studi fatti su questo programma hanno dato risultati positivi: il primo ¨¨ il miglioramento del tempo di reazione agli stimoli. Se migliora il tempo di reazione, pu¨° migliorare anche quello di reazione alle cadute: uno degli effetti del Parkinson ¨¨ proprio la perdita di equilibrio oltre alla coordinazione.?E' una malattia che? ha diverse sfumature, non tutti manifestano le stesse caratteristiche: un arcobaleno di sintomi. L¡¯allenamento di boxe cerca di affrontarli tutti".?
LA LEZIONE
¡ª ?Spogliatoio, guanti personali, si arriva, ci si cambia, ci si prepara alla lezione che in genere dura un¡¯ora. In piccoli gruppi, si inizia sempre con il riscaldamento: esercizi per forza, equilibrio, squat, affondi, andature; poi si passa a movimenti alternati. "Mentre un paziente si allena al sacco ¨C continua Bertoni -, l¡¯altro ¨¨ impegnato al colpitore con l¡¯istruttore, altri fanno esercizi cognitivi, guardando un grande schermo con i comandi e i colori: a un numero corrisponde un movimento, a un colore un¡¯andatura. E ci si scambia: un circuito ben organizzato. Consigliate due sedute a settimana per il maggior tempo possibile: abbiamo pazienti che sono con noi da due anni". La sede dell¡¯associazione per ora solo a Firenze e un corso aperto a Chianciano Terme, ma ci sono richieste anche da molte altre citt¨¤ italiane.
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