C'¨¨ un filo che unisce campioni di generazioni diverse, capaci di scrivere pagine della stessa storia. Una linea sulla quale corrono il coraggio e la voglia di attaccare a ogni costo. Parte da Jacques Anquetil e arriva a Chris Froome, passando per Eddy Merckx, Bernard Hinault, Felice Gimondi e Vincenzo Nibali, abbracciando anche Contador, l’uomo che con la vita e la morte — come con la vittoria e la sconfitta — ha giocato a carte scoperte. Alberto ¨¨ uno dei sette Re del ciclismo, conquistatori di Tour, Giro e Vuelta, la "Tripla Corona".
Il personaggio
Festival dello sport, il coraggio di attaccare: la lezione di Contador
Lo spagnolo, uno dei sette corridori della storia ad aver vinto la ?Tripla corona? (Giro, Tour e Vuelta), sar¨¤ a Trento il 12 ottobre
Professionista per 15 stagioni, con 68 successi e ben 9 grandi corse a tappe vinte su 18 partecipazioni (due gli verranno tolte per una controversa squalifica), lo spagnolo ha infilato due Giri d’Italia (2008 e 2015), due Tour de France (2007 e 2009) e tre Vuelta (2008, 2012 e 2014). La Gazzetta lo ha premiato a dicembre con il premio ?Legend?, definendolo ?Stella inarrivabile nel mondo del ciclismo?. Ha iniziato quasi per gioco a 14 anni inseguendo il fratello maggiore Fran lungo le strade di Pinto, a una manciata di chilometri da Madrid. Nel 2003 l’incontro con il suo idolo, Marco Pantani, e il titolo nazionale a cronometro under 23. Poi l‘esplosione. Nel 2007, a 24 anni, trionfa a Plateau de Beille e conquista il primo Tour. L’anno dopo, a maggio, sbarca a Palermo all’ultimo momento per il via del Giro - convocato d'urgenza dalla sua squadra (l’Astana) - e finisce per ?sparare? un colpo nel vuoto in maglia rosa sul traguardo di Milano, gesto d'esultanza che gli regaler¨¤ il soprannome ?Pistolero?.
Il Giro del 2008 fa da preludio alla prima Vuelta. Poi, nel 2009 arriva anche il secondo Tour, quello del ?nemico? in squadra, Lance Armstrong. Lo stile inconfondibile — alto sui pedali, il corpo che ondeggia — la progressione irresistibile: Alberto ¨¨ il riferimento del ciclismo di quegli anni e pu¨° guardare alle difficolt¨¤ del passato con leggerezza. Del resto sulla sua testa c’¨¨ ancora oggi una linea che congiunge una tempia all’altra, segno della vittoria sul cavernoma che ha rischiato di ucciderlo da ragazzo prima dell’intervento chirurgico risolutivo. A quella vicenda Contador si aggrapper¨¤ per superare il controverso caso clenbuterolo scoppiato al Tour del 2011. Alberto, che si ¨¨ sempre professato innocente, ingaggia una battaglia legale lunga 35 mesi che gli costa la Grande Boucle 2010 e il Giro 2011 a seguito di una squalifica retroattiva. Molti lo danno per finito. E invece la Vuelta 2012 segna il suo grande ritorno: Contador scarica rabbia e orgoglio sui pedali. Non a caso quella Vuelta ¨¨ tuttora ricordata per l’assolo di Fuente D¨¦, un attacco a oltre 50 chilometri dal traguardo. Due anni dopo, vince la corsa spagnola, la terza del suo palmar¨¨s. Nel 2015 strappa il Giro ad Aru e Landa. Sull'Angliru, il 9 settembre 2017 (a 35 anni) domina per un giorno. Commiato da sogno per il campione pi¨´ forte della sua generazione, un attaccante di razza. Oggi — con Ivan Basso — dispensa consigli ai talenti della Polartec-Kometa, che pendono dalle labbra di un fenomeno che ha segnato un’epoca.
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