Fabbri e l'ammirazione per Crouser: "A Los Angeles mi accontenterei dell’argento alle sue spalle”

In 128 anni di storia olimpica c’è riuscito solo lui: solo Ryan Crouser, 31enne statunitense, ha vinto tre ori consecutivi nel getto del peso. Rio 2016, Tokyo 2021 e Parigi 2024: è una tripletta da leggenda. Con la possibilità, tra quattro anni, al Los Angeles Coliseum, di aggiungere addirittura una quarta gemma. In atletica, sotto l’egida dei cinque cerchi, il poker è impresa riuscita unicamente a due connazionali, il discobolo Al Oerter, tra Los Angeles 1948 e Roma 1960 e il saltatore in lungo Carl Lewis che, tra Los Angeles 1984 e Atlanta 1996. A Trento, due giorni dopo Il Figlio del Vento, tocca a Ryan illuminare la scena. E in Sala Depero, al cospetto di una simile stella, le emozioni salgono alte. Anche perché, al suo fianco, c’è Leo Fabbri, campione europeo e vice iridato all’aperto e al coperto, un altro che in fatto di imprese con la palla di ferro da 7,2 chili, può ben dire la sua.?

il confronto

L’incontro tra i due, amici-nemici, è scoppiettante. Ryan riempie Leo di complimenti sinceri: “Il suo processo di crescita – osserva il primatista del mondo - è stato esemplare. E tecnicamente parlando ho parecchio da invidiargli. Grazie anche al suo allenatore Paolo Dal Soglio ha costruito un lancio che, per tanti versi, pur considerando le caratteristiche di ognuno, è da prendere a modello”. L’azzurro, per il campione di tutto, stravede: “Lo studio sin da quando era ragazzino – ammette – raccoglievo i video che lo ritraevano in azione. Fino a non molto tempo fa mi pareva un extraterrestre, oggi che l’ho avvicinato ha sembianze un po’ più umane, ma resta un re indiscusso”. Il rapporto è scanzonato, quasi goliardico. Fabbri, quest’anno, dopo tredici scontri diretti consecutivi persi, è riuscito a batterlo due volte: in luglio, al meeting di Londra e a metà settembre, a Bruxelles, nella finale della Diamond League. “Stava diventando un’ossessione – specifica – ora invece ho capito che, a certe condizioni, non è imbattibile”. “Non ci prendere gusto, però” lo ammonisce Ryan, seguito in prima fila dalla fidanzata Megan, ex saltatrice con l’asta.

la stretta di mano

Crouser racconta dell’infanzia in Oregon, dei suoi esordi (“La prima gara lontano dagli Stati Uniti fu in occasione del successo ai Mondiali under 18 di Bressanone 2009”, ricorda) della famiglia di lanciatori, del padre che, nel giavellotto, mancò la qualificazione proprio ai Giochi di Los Angeles 1984 per un soffio, quarto ai Trials. Di una stagione, quella da poco conclusa che, sebbene cominciata e conclusa alla grande, in mezzo, per via di due seri infortuni, prima al gomito destro, quello del braccio di lancio e poi ai pettorali, gli ha riservato non pochi grattacapi. Anche Fabbri ripercorre la propria carriera, fino a un 2024 che, nonostante l’amaro quinto posto dei Giochi di Parigi dove si presentava dopo undici successi consecutivi, gli ha regalato tanta popolarità e anche il record italiano, sottratto dopo 37 anni ad Alessandro Andrei, fiorentino come lui e a Los Angeles 1984 campione olimpico. “Mi piacerebbe imitarlo – dichiara Leo - ma mi accontenterei anche dell’argento alle spalle di Ryan”: è evidentemente una simpatica bugia. “Ci sto” replica subito Crouser, dandogli la mano… Si parla anche di alimentazione: “Assumo una media di oltre 5000 calorie giornaliere suddivide in cinque-sei pasti” ricorda Ryan. “Io, grazie anche al dietologo Diego Fortuna, ex discobolo azzurro, ho perso 24 chili in due anni”. Poi di mental coach e di metodologie per rimanere rilassati e concentrati: “A me basta andare a pescare” taglia corto lo statunitense. “Io, invece, seguo i principi del buddismo zen e medito almeno una volta al giorno anche solo per dieci minuti”. Si potrebbe andare avanti ore: arrivederci alla prossima puntata. Due così sanno come dare spettacolo, in pedana e fuori.