Le due atlete dai tanti aspetti in comune hanno raccontato le loro esperienze vincenti?
Due donne, due generazioni, unite da un corpo esile e una volont¨¤ d'acciaio. Gabriella Dorio e Nadia Battocletti insieme pesano poco pi¨´ di 100 chili. Magrissime, sorridenti, hanno corso con la stessa determinazione a fianco della storia, inseguendo sogni d'oro. Dal trionfo olimpico di Dorio nel 1984 alla promettente ascesa di Battocletti, culminata con l'argento ai Giochi di Parigi, entrambe incarnano una forza che va oltre l'apparenza. E oggi, insieme sul palco del Festival di Trento, questa forza l'abbiamo vista tutti.
in comune
¡ª ?Gabriella e Nadia hanno molto in comune, non solo la passione per il loro sport, ma anche aspetti delle loro carriere. Entrambe sono state allenate da due uomini: la prima dal fratello, la seconda dal padre. "La federazione non mi voleva portare alla mia prima Olimpiade, ero piccolina ed ero seguita da mio fratello, cosa che ai tempi non era ben vista. Ma riuscii comunque ad andarci e chiusi con un sesto posto". Anche nella storia di Nadia c¡¯¨¨ un sesto posto che ha segnato l¡¯inizio di tutto: quello ottenuto nel 2016 nei 3000 metri ai Campionati Under 18. "A quella gara ci port¨° proprio Gabriella, era la nostra accompagnatrice. Per noi lei ¨¨ una leggenda, ci ha dato tantissimo; non fui contenta di quel piazzamento, ma delle lezioni che mi diede s¨¬".
il momento
¡ª ?Le due si sono ritrovate di recente a Parigi, il giorno dell¡¯argento di Nadia. Ma ¨¨ Gabriella a ricordare per prima la gara, trattenendo a stento le lacrime durante il racconto: "Mi sudano le mani solo a ripensarci. Ero seduta all'altezza della batteria dei 100, l¡¯ho guardata in faccia e ho capito che stava per succedere qualcosa. Il mio istinto me l¡¯aveva suggerito e ho iniziato a piangere molto prima dell'arrivo¡±. ? Battocletti a proseguire il racconto: "Il giorno prima avevo delle fitte molto forti, non volevo gareggiare, ma mio padre non la pensava cos¨¬. Una volta entrata in gara ¨¨ cambiato qualcosa: mi pareva di essere un falco. Negli ultimi 600 metri mi sentivo leggera e ho pensato: 'Sono arrivata fino a qui, perch¨¦ non provarci?' Ho cercato di stare all'interno per staccare le altre e dare tutto negli ultimi 200 metri. Dopo la gara sono andata da mia mamma".
a los angeles
¡ª ?Nadia racconta e Gabriella si commuove ancora, per poi emozionarsi ulteriormente ricordando quello storico oro a Los Angeles: "I 1500 metri sono la mia gara. Negli 800 non pensi a niente; sono due giri della morte, dove tutti devono dare il massimo. Piansi mezza giornata dopo gli 800 di Los Angeles, ma non per la gioia, bens¨¬ per la rabbia. Partii in testa perch¨¦ non avevo la volata finale, ma feci l¡¯errore di prendere fiato per gli ultimi 200 metri. Appena abbassai il ritmo, mi superarono quasi tutte. Poi cercai di recuperare, presi due gomitate e chiusi al quarto posto. Allora pensai: 'Se ho corso cos¨¬ male negli 800, posso fare bene nei 1500'". Tra quattro anni si correr¨¤ di nuovo a Los Angeles, una citt¨¤ magica per l¡¯Italia. "Auguro a Nadia il meglio. Non sono pi¨´ tornata in quella citt¨¤, ma lo far¨° per vedere lei". Ed ¨¨ l¨¬ che anche Nadia si commuove.
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