Sandro Donati, oltre il caso Schwazer: “Lottavo contro il doping quando nessuno lo faceva”
"Se oggi esiste una diffusa cultura antidoping, non solo in Italia, lo dobbiamo soprattutto a lui". Franco Arturi introduce cos¨¬ Sandro Donati presentando "I signori del doping" al bookstore del Festival dello Sport. Un'ora di racconto ascoltato in grande silenzio da una platea con tanti allenatori. "E io avrei voluto fare l'allenatore, non avevo una vocazione per la lotta al doping, ma mi sono opposto al tempo in cui non lo faceva quasi nessuno". Il libro ¨¨ il circostanziato racconto del caso Schwazer, dalla decisione di allenarlo al ritorno agonistico dell'atleta fino alla seconda positivit¨¤ dell'ormai famigerato controllo del primo gennaio 2016 che port¨° prima alla squalifica di otto anni del Tas, poi alla lunga inchiesta giudiziaria di Bolzano fino all'archiviazione delle accuse di doping e alle parole del gip Walter Pelino che nell'ordinanza scrive di "manipolazione con un alto grado di probabilit¨¤".
GARANZIE
¡ªLa storia non si ferma a Schwazer, oltrepassa il suo caso, mette in luce l'attivit¨¤ di "organismi internazionali - dice Donati - che si muovono al di fuori di ogni regola e si fanno le regole da sole". Il riferimento ¨¨ a World Athletics, la Federatletica mondiale, e alla Wada. Wada che per bocca del suo direttore generale, Oliver Niggli, in una recente intervista a Sky ha rivendicato la distinzione fra giustizia sportiva e ordinaria, ignorando l'ordinanza di Bolzano e riaffermando che il processo sportivo a Schwazer ¨¨ stato compiuto con molto pi¨´ scrupolo nell'esame delle prove di quello penale. "Il processo sportivo? ? durato tre ore e lo abbiamo affrontato con pochissime carte, senza documentazione, contro quattro anni e due mesi di indagini a Bolzano…" Per Donati questo ¨¨ "l'anti doping dell'apparenza e non della sostanza. Per questo ho fatto la proposta di una terza provetta (oltre a quelle per analisi e controanalisi in mano al sistema sportivo) a tutela dell'atleta da aprire solo in caso di positivit¨¤". Il maestro dello sport romano ricorda anche i tentennamenti dell'Agenzia Mondiale Antidoping prima che si scoperchiasse la pentola del doping russo: "Nel libro racconto della denuncia di una discobola russa mandata in copia a Cio, Iaaf e Wada, che ebbe l'assurda idea di girare l'argomento alle autorit¨¤ di Mosca, esponendo l'atleta a un rischio enorme".
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"PROF, SONO FELICE"
¡ªDonati ha anche un momento di commozione quando racconta delle settimane passate ad allenare Schwazer. E del momento in cui l'olimpionico smette di prendere antidepressivi e comincia ad accumulare chilometri con il suo nuovo tecnico. "Lo seguivo in bici, a un certo punto si ferm¨° e voltandosi verso di me disse: "Prof, sono felice".
SOLERZIA
¡ªIntanto c'¨¨ un ulteriore fronte giudiziario che si ¨¨ aperto. Dopo aver ricevuto un esposto sull'argomento, l'Authority Integrity Unit dell'ex Iaaf, ora World Arhletics, ha chiesto chiarimenti a Schwazer minacciando un'altra squalifica. Il motivo? Schwazer ha partecipato a una presentazione del libro di Donati che avrebbe visto coinvolta una societ¨¤ sportiva violando secondo l’interpretazione dell’esposto una norma del codice che vieta contatti con soggetti direttamente o indirettamente collegati alla federazione internazionale. Una solerzia davvero tempestiva, molto distante dalla totale assenza di un minimo di riflessione su quanto scritto da un giudice italiano dopo quattro anni di indagini sulle falle del sistema antidoping internazionale.
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