Txikon e la montagna nuda: "Il 90% degli incidenti ¨¨ evitabile"
Alex Txikon conosce bene il Nanga Parbat, la “montagna del destino” dei tedeschi negli Anni Trenta, la vetta che per primo nel 1895 sogn¨° Albert Mummery e che venne salita per la prima volta da Hermann Buhl nel 1953. L¨¬ nel febbraio 2016 l’alpinista basco ha realizzato la prima invernale insieme a Simone Moro e al pakistano Ali Sadpara, con Tamara Lunger che decise di fermarsi a 70 metri dalla vetta. Una montagna mitica, difficile, che nei decenni ha visto cadere decine di alpinisti, che nel 1970 visse la straordinaria e tragica avventura di Reinhold e Guenther Messner, la montagna che ha le pareti pi¨´ alte (i 4500 metri del Rupal, il versante meridionale) e la maggiore distanza tra il campo base e la cima, anche pi¨´ dell’Everest. Una montagna mitica, che per¨° per tanti anni ¨¨ stata chiamata “assassina”. Txikon, invece, ha scritto un libro dal titolo “La montagna nuda”. Perch¨¦? “Non ci sono montagne assassine. Nemmeno Reinhold Messner l’ha chiamata cos¨¬, e l¨¬ ha perso il fratello Guenther. E’ una montagna pericolosa, s¨¬, soprattutto in inverno. Non ha nulla a che vedere con l’autunno, le condizioni climatiche la stravolgono. E poi le valanghe: sulla parete del Diamir ci sono i seracchi, sotto lo sperone Mummery succede di tutto. Anche a me ¨¨ capitato di vedermele passare sopra, quando tentai il salvataggio di Daniele Nardi e Tom Ballard”.
La lezione di Nardi
¡ªNardi, Txikon e il Nanga Parbat. Una storia dolorosa. Per l’italiano quella montagna era un’ossessione, l’aveva gi¨¤ tentata nel 2013 e nel 2014 (in solitaria, per il terribile sperone Mummery). Nel 2016 faceva parte della spedizione di Txikon e Sadpara, che poi si un¨¬ con quella di Moro e di Tamara Lunger, ma venne escluso al termine di una drammatica riunione. Racconta Txikon: “Non avete idea di quante volte abbiamo cercato di motivare Daniele Nardi, di fargli vedere che la cosa importante era stata arrivare lass¨´, non pensare come prima cosa ai social, alla comunicazione di ci¨° che stavamo facendo. Le tragedie in montagna accadono perch¨¦ a volte si fanno le cose non per s¨¦ stessi, ma per gli altri. Credo che se Daniele si fosse concentrato, si fosse focalizzato, sarebbe ancora vivo. E a 39 anni non essere in grado di aiutare un amico, di non convincerlo a rinunciare, ¨¨ molto doloroso. Il 90% degli incidenti che succedono in montagna ¨¨ evitabile con una minuziosa programmazione e con la valutazione corretta di ci¨° che si trover¨¤”.
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L’addio ad Ali
¡ªLa montagna e la morte, un binomio tragico. Txikon e la comunit¨¤ degli alpinisti nell’inverno scorso ha pianto la scomparsa di Ali Sadpara sul K2. “Said, suo figlio, vuole pensare che suo padre sia comunque arrivato in vetta al K2 - dice Txikon -, per¨° io credo purtroppo che una spedizione si chiuda e abbia successo quando si ¨¨ tornati al campo base. Ali Sadpara era una persona grande, la sentivo vicina, affettuosa, era un uomo eccezionale. Nell’ultimo anno, forse, si era fatto coinvolgere nella corrente dell’Himalaya, nella corsa alle vette tra le varie agenzie e le Nazioni, con tutti che vogliono fare i 14 Ottomila. Cos¨¬ ¨¨ quasi diventato cieco davanti all’idea di salire sul K2. Noi per¨° non concorriamo, non siamo in gara con nessuno. Quando ero sulla vetta del Nanga Parbat io pensavo a dove fosse Tamara, al fatto che dovesse arrivare anche Simone Moro, non ad altro. Ali ¨¨ morto, ¨¨ un dramma, ma il 99% della sua vita trasmette un messaggio positivo e io voglio mantenere queste cose nella mia memoria”.
Cosa si rischia
¡ª“Nello sport di oggi - continua Txikon -, nella societ¨¤ individualista in cui siamo immersi, si vive soltanto per la vittoria. Non si capisce che il vero protagonista ¨¨ la montagna. La sola motivazione ¨¨ capire qual ¨¨ il tuo limite. Vedere se sei capace di salire e scendere con i tuoi mezzi. Alcuni mi criticano, dicono che non sto facendo niente in questo periodo, ma vorrei portare quelle persone a mettere un piede fuori dal campo base d’inverno per capire che l¨¬ si rischia davvero la vita. Negli ultimi 10 anni poi ci siamo accorti che nelle spedizioni sugli Ottomila le condizioni climatiche sono pi¨´ avverse e pi¨´ difficili da prevedere”. Nel 2019 Txikon tent¨° il salvataggio di Daniele Nardi, che era tornato sul Nanga Parbat con Tom Ballard per provare a superare lo sperone Mummery, l¨¬ dove erano scesi i Messner nel 1970 prima che una valanga travolgesse Guenther. “Per me fu una sorpresa sapere che stavano provando quella via. La speranza ¨¨ l’ultima a morire, ma bisogna essere pragmatici, pratici. E’ molto pericoloso quello sperone, ci sono i seracchi, per me ¨¨ il luogo pi¨´ pazzesco e impressionante delle montagne che ho visto. Ricordo che mentre tentavamo il salvataggio con Ali, le valanghe ci passavano sopra. Stare l¨¬ ¨¨ come partecipare alla festa di San Firmin a Pamplona, con i tori che ti corrono dietro. Con l’esperienza che ho, posso dire che ¨¨ stata una morte crudele. Credo che Daniele avrebbe dovuto essere sulla vetta con noi, ma nel 2016 non aveva dato importanza alle cose fondamentali. Era forte, ma la sua mente allora era su altro. Vederli l¨¬, dal telescopio, ¨¨ stato crudele. E mi sono arrabbiato quando recentemente sono tornato l¨¬ al campo base del Nanga Parbat, dove d’estate arrivano anche le famiglie, e non ho trovato la targa che avevamo fatto ricordarli”.
Il nuovo inverno
¡ªInfine Txikon ha parlato dei suoi programmi per l’inverno. Con Simone Moro e Said Sadpara andr¨¤ al Manaslu: “E’ una montagna meravigliosa, ci sono tanti paesi prima di arrivarci. E’ selvaggia, bella, speriamo che sia gentile con noi. Sarebbe bello che Said arrivasse in cima, cos¨¬ inizierebbe il suo percorso sulle orme del padre e potrebbe sostenere la famiglia”.
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