Villeneuve ¨¨ passato veloce ma ¨¨ rimasto nella memoria
"La Formula 1 ¨¨ noiosa". Quante volte ci siamo sentiti ripetere questa frase, analoga, per banalit¨¤, a quella di chi sentenzia che "non ci sono pi¨´ le mezze stagioni"? Per alcuni anni forse ¨¨ stato vero. Ora, per esempio, non ¨¨ pi¨´ cos¨¬. E certamente le gare delle monoposto non erano noiose quando a guidare la Ferrari era Gilles Villeneuve. Oggi il pilota canadese avrebbe settantadue anni e sarebbe, forse, un commentatore delle gare sui circuiti. Ma io non riesco a immaginarlo seduto davanti a un microfono o alla tastiera del computer.
Una freccia
¡ªGilles Villeneuve era la velocit¨¤. Non era solo veloce nella guida. La sua stessa vita era veloce. ? stata veloce. Trentadue anni, questa l’et¨¤ in cui ¨¨ morto. Suo padre faceva un mestiere che era all’opposto della passione del piccolo Gilles: era un accordatore di pianoforti. Elogio della lentezza assoluta. Gilles aveva iniziato correndo sulla neve, con le motoslitte. Era diventato campione del mondo. Schizzava come una freccia sulla superficie bianca, controllando quel piccolo mezzo. Era minuto di statura, aveva occhi profondi e parlanti, destava tenerezza e rispetto, insieme. A me ¨¨ sempre sembrato un eroe malinconico, portava con s¨¦ qualcosa che sembrava un presagio. Forse per questo l’ho amato tanto.
quanti duelli
¡ªEra un modo di intendere la vita, Gilles. Sembrava qualcosa a met¨¤ tra James Dean, morto a ventiquattro anni proprio in un incidente d’auto, e Philippe Petit, l’uomo che cammin¨° su una fune d’acciaio tra le due torri gemelle. Della sua vita sportiva si ricordano gli episodi pi¨´ leggendari: quando corse con l’alettone fracassato, o la folle decisione, a Zandvoort, dopo che un copertone si era afflosciato, di proseguire su tre ruote, provocando scintille sull’asfalto ed entusiasmo sugli spalti. Nello stesso anno, in Francia, Villeneuve aveva dato vita, con Ren¨¦ Arnoux, a uno dei pi¨´ spettacolari duelli della storia dell’automobilismo moderno.
il fattaccio di imola
¡ªUn altro duello, stavolta fratricida, and¨° in scena a Imola nel 1982. Questa volta il suo avversario era il compagno di squadra Didier Pironi. Si sono scritti fiumi d’inchiostro su quei giri in cui si consuma molto di pi¨´ di una vittoria sul circuito del Gran Premio di San Marino. “Slow”, gli scrissero dai box, mentre lui era in testa. Gilles alz¨° il piede dall’acceleratore per mantenere le posizioni e non mettere a rischio la macchina. Pironi invece lo sorpass¨° accelerando. Gilles pens¨° lo facesse per far divertire il pubblico e assecond¨° quello che pensava fosse puro spettacolo. Ma Pironi, altro che “slow”, faceva sul serio e al termine di quell’inusitato e adrenalinico duello, vinse quel Gran Premio.
mai campione
¡ªVilleneuve era furioso, si sentiva tradito dal compagno di scuderia e dalla Ferrari. Non si nascose, non copr¨¬ la rabbia con ipocrite frasi di circostanza. Raccont¨° il suo dispiacere a giornalisti e colleghi. Tredici giorni dopo, durante le prove in Belgio, Gilles far¨¤ il suo ultimo volo, quello fatale. Allora in Formula 1 si moriva facilmente e la sicurezza non era quella di oggi. Jody Scheckter disse di Gilles che era stato il pilota pi¨´ veloce della storia. Villeneuve non ha vinto mai un campionato del mondo. Eppure ¨¨ nella memoria di tutti. ? passato veloce. Ma ¨¨ rimasto.
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