Alpe d'Huez: i 21 tornanti della salita del Pirata

Rispetto a salite-totem come Galibier, Izoard e Tourmalet, l’Alpe d’Huez è arrivata in ritardo nel Pantheon delle ascese mitiche del Tour de France, ma dal 1952 a oggi sui suoi 21 tornanti sono state scritte pagine leggendarie. Ad aprire l’albo d’oro fu Fausto Coppi, vincitore in maglia gialla, poi ci fu una pausa lunga quasi mezzo secolo e iniziò il monopolio olandese: otto successi nelle tredici scalate dal 1976 al 1989. I successi orange del secolo scorso hanno fatto diventare l’Alpe d’Huez la montagna prediletta di un popolo che montagne non ha.

Raggiunto lo status di salita iconica del Tour de France, nel nuovo millennio l’ascesa dell’Isère ha diradato la sua presenza nella Grande Boucle, ma ha mantenuto intatto il proprio appeal divenendo meta di pellegrinaggi per i ciclisti di tutto il mondo. Nei mesi estivi, la salita è un ininterrotto via vai di biciclette: la passione per il ciclismo ha permesso a questa stazione sciistica di destagionalizzare la propria offerta turistica e, nel corso degli anni, oltre agli stradisti sono arrivati anche gli appassionati del cross country e della downhill.

Nei mesi estivi sono circa 400 i ciclisti che, dall’alba al tramonto, si mettono alla prova su questa salita. Prima di iniziare la salita è vivamente consigliato un po’ di riscaldamento visto che nei primi due chilometri la pendenza media è del 10,2%. Nei successivi 7 chilometri, fino all’abitato di Huez, le pendenze si fanno leggermente più abbordabili, con ampi tornanti pianeggianti nei quali è possibile rifiatare e dare nuovo slancio all’azione.

Dopo Huez si affronta il decimo chilometro, il più impegnativo dell’ascesa, con una pendenza dell’11,5%. L’ultimo sforzo consistente è quello dell’undicesimo chilometro al 9%, a questo punto ci troviamo all’ingresso del centro abitato. La pendenza media degli ultimi 2800 metri che conducono all’Avenue Rif Nel hanno una pendenza media del 5%, l’ideale per finire in tutta brillantezza la scalata.