Naufragio a Crotone: cosa si sa finora e perché la Guardia Costiera non è intervenuta

Da quasi una settimana, in Italia, le cronache e il dibattito politico sono concentrati sul naufragio che è avvenuto a largo di Crotone nella notte tra il 25 e il 26 febbraio. Non è la tragedia più grave e nemmeno quella con più morti in assoluto, ma di sicuro è quella che sta facendo discutere di più. Perché? Prima di provare a rispondere a questa domanda, cerchiamo di capire fino in fondo la dinamica di quanto è accaduto.

la scelta del mare piuttosto che affrontare la rotta balcanica

Nel naufragio, stando a quanto sappiamo fino a oggi, sono morte almeno 67 persone, tra cui 14 bambini. Un numero importante, ma nemmeno il più difficile da digerire se si pensa a quello avvenuto a largo di Lampedusa nel 2013 (311 morti). Queste persone erano partite dalla Turchia scegliendo la traversata in mare in direzione Italia piuttosto che il viaggio per la rotta balcanica e il cosiddetto The Game. Con questo termine, infatti, si indica comunemente quel particolare viaggio a cui sono costretti i migranti, che finiscono per essere prigionieri di campi profughi dove le condizioni di vita sono davvero disumane.

la prima richiesta di soccorso

La prima richiesta di soccorso partita dalla barca a bordo della quale viaggiavano questi migranti risale al 25 febbraio: 23 ore prima del naufragio. A dirlo è un messaggio della Guardia Costiera di Roma, lanciato alle 5.57 di sabato 25 febbraio. Un messaggio essenziale ai fini del racconto, perché testimonia il primo tentativo - effettuato proprio dalla Guardia Costiera - attraverso il quale si tentava di allertare le navi in viaggio nel mare Ionio che avrebbero potuto incontrare un'imbarcazione in difficoltà.

il mancato soccorso

A distanza di qualche ora da quel momento, un’ulteriore richiesta di intervento è arrivata da Frontex, l’agenzia europea che si occupa proprio degli interventi in mare. Nonostante tutto questo, però, la Guardia Costiera non è stata attivata in operazioni di ricerca attive fino a dopo il naufragio, attorno alle 4 del mattino di domenica 26 febbraio.

perché la guardia costiera non è intervenuta

Secondo le ricostruzioni di questa prima settimana, la Guardia Costiera non è intervenuta a causa della separazione tra le operazioni di salvataggio (le cosiddette Sar,?Search and rescue) e le azioni di polizia sul mare,?che sono condotte invece dalla Guardia di Finanza. Un passaggio essenziale che aiuta a spiegare cosa è successo, e cosa si sarebbe potuto fare. Le operazioni di Sar, infatti, sono operazioni di soccorso effettuate con mezzi navali o aerei, ad esempio (proprio) dopo la segnalazione di un naufragio o di una barca in avaria per le avverse condizioni meteomarine. Queste sono regolate dalla Convenzione Sar del 1979, che impone un preciso obbligo di soccorso e assistenza delle persone in mare e il dovere di far sbarcare i naufraghi in un porto sicuro (place of safety). Le Linee guida della convenzione prevedono che il Governo responsabile per la regione Sar in cui dovrebbe esserci il recupero sia tenuto a fornire un luogo sicuro o ad assicurare che esso sia fornito. Al contrario, le operazioni di polizia marittima non prevedono alcuna obbligatorietà rispetto all’intervento, ed è proprio su questa sottile “scelta” che verte il destino dei migranti. Se infatti si sceglie di procedere con le operazioni di polizia marittima, non esiste alcun obbligo di intervento e quindi di salvataggio in mare.

la segnalazione di frontex

Come detto, poco dopo quella prima segnalazione della Guardia Costiera, è arrivato anche un allarme da parte di Frontex, l'Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera. Questa, però, per regola, non interviene nei soccorsi ma segnala le imbarcazioni alle autorità competenti. L'aereo Eagle1 di Frontex ha seguito l'imbarcazione fin quando ha potuto, poi ha dovuto lasciarla per mancanza di carburante. A questo punto, però, è di nuovo l’agenzia europea che ha lanciato la segnalazione al Centro di coordinamento internazionale (Icc, International coordination centre), che ha sede nel Comando aeronavale della Guardia di Finanza, a Pratica di Mare, vicino a Roma. Nel farlo, proprio per assicurarsi che tutti potessero leggere e che chi di dovere potesse intervenire, Frontex ha messo in copia altri 26 indirizzi per conoscenza, tra cui anche quello della Guardia Costiera italiana. Questa volta, poi, la segnalazione conteneva anche delle coordinate precise: l’imbarcazione si trova a 40 miglia dalla costa italiana e aggiungeva anche delle informazioni come i giubbotti di salvataggio non visibili, una buona galleggiabilità, una persona sul ponte e anche - ovviamente - la certezza che sulla nave ci fossero diverse altre persone.

la buona galleggiabilità

Nonostante da queste parole sia evidente che la nave trasportava migranti, a fare la differenza nell’intervento è stata l'espressione "buona galleggiabilità". A distanza di qualche ora, infatti, la Guardia Costiera ha affermato che è stato questo il motivo per cui non erano presenti gli estremi per intervenire con una missione Sar. Una valutazione che, come la stessa Frontex ha ricordato, spetta alle autorità nazionali.

le parole della guardia costiera

Interrogata sul punto, la Guardia Costiera ha affermato che "L'unità risultava navigare regolarmente, a 6 nodi e in buone condizioni di galleggiabilità, con solo una persona visibile sulla coperta della nave". "A seguito di tale segnalazione - continua - la Guardia di Finanza comunicava l'avvenuta attivazione del proprio dispositivo, già operante in mare, per intercettare l'imbarcazione". Quindi, fatta questa valutazione governativa, l’intervento delle forze dell’ordine è stato considerato come un'operazione di polizia per fermare un tentativo di immigrazione irregolare, non una missione di soccorso.

il mare forza 4

Eppure, in quelle ore, la boa di rilevamento di Crotone dell'Istituto mareografico nazionale segnalava onde alte tra gli 1,8 e i 2 metri. Il bollettino Meteomar dell'Aeronautica militare, invece, una burrasca prevista nel mar Ionio e secondo le stime, il mare era a forza 4. Nonostante questo, non si è deciso di far intervenire la Guardia Costiera con una missione Sar.

"abbiamo seguito le regole"

La Guardia Costiera ha detto quindi che, nonostante la sua disponibilità di mezzi nell’area, la missione Sar semplicemente non è partita perché non era stata richiesta. "Sapete che le operazioni le conduce la Guardia di Finanza finché non diventano comunicazione di Sar", ha detto il comandante della Capitaneria di Crotone, Vittorio Aloi. "Io non ho ricevuto alcuna segnalazione. Abbiamo operato secondo le regole e siamo pronti a dimostrarlo".?Circa sei ore dopo la segnalazione di Frontex, la barca è naufragata vicino alle coste di Steccato di Cutro.