Metodologie, benefici e controindicazioni. La spiegazione del dottor?Roberto Scrigna, biologo nutrizionista specializzato in sport da combattimento e con categoria di peso
Il mondo del fighting discute della pratica da anni. Parliamo del taglio del peso, per gli esterofili "weight cutting". Una metodologia studiata e applicata per permettere a un fighter di rientrare in una determinata categoria di peso. Gazzetta Active ha approfondito il tema con il dottor Roberto Scrigna, biologo nutrizionista specializzato in sport da combattimento e con categoria di peso.?
CosĄŻ¨¨ il taglio del peso?
"La definizione del fenomeno si riferisce soprattutto alla fase finale del lavoro. AllĄŻultima settimana di preparazione, quella in cui di solito lĄŻatleta riduce la propria massa in acuto, di una percentuale rilevante rispetto al peso corporeo. Ma spesso, con questa terminologia, si identifica in maniera errata tutto il periodo di avvicinamento a un incontro. DallĄŻinizio, rappresentato dalla fase di proposta del match, al giorno del combattimento. ? un errore. Prima cĄŻ¨¨ il cosiddetto calo, attraverso cui lĄŻatleta perde soprattutto grasso corporeo, mentre con il taglio si perde principalmente acqua, in acuto. Se ne pu¨° dedurre che la seconda fase sia molto pi¨´ delicata della prima, in gioco cĄŻ¨¨ la perdita di liquidi".
In che modalit¨¤ avviene??
"Si tratta di una serie di procedure utili a perdere acqua corporea, che pu¨° trovarsi in diversi compartimenti. Muscoli, intestino e interstizio (acqua extracellulare). Le pratiche sono quattro. Restrizione di carboidrati, dieta ad alta densit¨¤ calorica con diminuzione di fibre, restrizione di sodio e un processo noto come waterloading, che porta la persona a bere molti liquidi nei giorni precedenti alla competizione, riservando poi un periodo di tempo per iniziare a non idratarsi o a disidratarsi. LĄŻultima fase ¨¨ quella attraverso la quale si perde acqua corporea tramite sudorazione".
Ha parlato di una fase di calo. Come va affrontata?
"Il taglio del peso interessa sport ad elevate richieste a livello prestativo, che pongono un limite alla massa corporea dellĄŻatleta. Il principio basilare prevede dunque un lavoro incentrato sulla diminuzione del grasso, nel tentativo di mantenere le performance. LĄŻalimentazione dellĄŻatleta deve essere abbastanza restrittiva da arrivare alla fase di taglio con poche difficolt¨¤, ma allo stesso tempo non devono esserci eccessi per evitare conseguenze a lungo termine. Il trucco sta nellĄŻestendere anche di poco il periodo di dieta, evitando di prendere troppo peso in off season e di conseguenza di doverne perdere troppo in poco tempo".
Quali sono i benefici?
"Non ci sono sostanziali benefici. Il vantaggio di competere in una categoria ridotta essendo pi¨´ ĄŽgrandiĄŻ degli avversari ¨¨ ormai unĄŻillusione visto che la pratica viene affrontata da tutti gli atleti. Oggi il vantaggio sta semplicemente nel lavorare meglio dellĄŻavversario anche su questo aspetto, per ridurre la discrepanza di peso nel match day. Pi¨´ l'avversario ¨¨ pesante, pi¨´ ¨¨ possibile che abbia fatto un taglio maggiore. Inoltre, ¨¨ sempre meglio parlare di gestione del rischio?perch¨Ś i pro cambiano a seconda dello sport. Un lottatore, combattendo anche a terra, imprime forza ai colpi attraverso la gravit¨¤, mentre un pugile, combattendo in piedi, imprime il peso corporeo attraverso i colpi. ? unĄŻespressione della forza che varia attraverso la potenza. Bisogna quindi raggiungere l'optimum sia in riferimento allo sport praticato che alle proprie caratteristiche, oltre che a quelle dellĄŻavversario".
E gli aspetti negativi?
"Oltre alla possibilit¨¤ di danneggiare s¨Ś stessi, cĄŻ¨¨ lĄŻalta probabilit¨¤ di non arrivare allĄŻincontro in condizioni prestative ottimali".
Possono esserci controindicazioni nel lungo periodo?
"Non lo sappiamo con assoluta certezza. Non ci sono ancora studi sufficienti per poterlo stabilire, anche se si pu¨° speculare su qualche fattore. Se la disidratazione viene per esempio fatta male ed ¨¨ troppo acuta, i dati a disposizione dicono che ci pu¨° essere un danno renale. Si pu¨° anche arrivare alla morte per arresto cardiaco. Sappiamo inoltre che, dopo 24-48 h, se la disidratazione ¨¨ stata troppo massiccia il cervello non ¨¨ perfettamente idratato e i liquidi nella scatola cranica non sono in equilibrio. Se lĄŻatleta subisce quindi un colpo da k.o. o molti colpi alla testa, ¨¨ pi¨´ esposto a danni neurologici a breve-medio termine".
E a livello metabolico?
"Vanno considerati anche danni di questo tipo. Sono dati dallĄŻesposizione a restrizioni energetiche croniche, che tendono a cambiare lĄŻassetto fisiologico e psicofisiologico dellĄŻatleta, causando adattamenti metabolici che rendono sempre pi¨´ complicato lĄŻavvicinamento alla propria categoria. Porto un esempio. Se ho quattro match allĄŻanno con due mesi di preparazione lĄŻuno, passo otto mesi su dodici tra il -10 e il -30 dellĄŻintake energetico. Negli adolescenti, ma anche negli adulti prima dei trentĄŻanni, ¨¨ una situazione ad alto rischio".
Quali sono altri fattori da considerare?
"Mettendo da parte situazioni patologiche, per cui diamo per scontato il buon senso di un atleta, bisogna fare attenzione al momento della pesata. Se il weigh-in viene fatto il giorno stesso del combattimento, ¨¨ sconsigliata la pratica della disidratazione. Oltre che un calo a livello di performance, si rischiano danni fisiologici".
E gli errori pi¨´ comuni per un atleta?
"Non prendere sul serio la dieta off season, sovrastimando il quantitativo di peso che pu¨° essere perso sia nella fase di dimagrimento che di disidratazione. Per perdere grasso corporeo, serve tempo".
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