Il mito del surf racconta la sua vita tra le onde: dalla vittoria al campionato mondiale del 1965 allo tsunami surfato in Per¨´
il campione
ĄŞ ?Il 3 ottobre del 1974, un surfista che era gi¨¤ una leggenda si stava allenando a sud di Lima, Per¨´, quando un terremoto ha sconquassato la terra. Il sisma ¨¨ durato oltre un minuto e mezzo, cio¨¨ unĄŻeternit¨¤. Appena terminato, ha guardato negli occhi il suo amico e compagno di onde e ha detto un poĄŻ per scherzo: entriamo in acqua? Nasce cos¨Ź lĄŻavventura dellĄŻuomo che ha surfato uno tsunami: Felipe Pomar. Il nome di questo signore che oggi ha 78 anni forse non suoner¨¤ familiare ai surfisti moderni. Ma si sposa invece perfettamente con la tradizione e la storia di questa disciplina. Basta scorrere la pagina dedicata a tutti i campioni mondiali di surf di quella che oggi ¨¨ chiamata WSL, la World Surf League, ma che ha cambiato tanti nomi nel corso del tempo, per scoprire che ¨¨ stato campione mondiale nel 1965. La lega di surf si chiamava ISF, International Surfing Federation ed era appena nata. Nonostante questo, aveva gi¨¤ incoronato un campione nel 1964 del calibro di Midget Farrely e, dopo Pomar, nel 1966, Nat Young, diventato famoso al grande pubblico con il film The Endless Summer.
La folgorazione
ĄŞ ?Felipe Pomar accetta senza esitare di raccontare la sua storia. Quando risponde alla Gazzetta dello Sport, in videochiamata, sono le otto di sera, in Italia le otto del mattino: con Kauai, lĄŻisola hawaiana dove vive da quasi cinquantĄŻanni, ci sono dodici ore di fuso. Ha i capelli brizzolati, ancora tutti attaccati alla testa, gli occhi chiari sbiaditi dal sole, il fisico smilzo ma robusto e forte, con i segni evidenti di una vita trascorsa ad allenarsi. Da bambino era grassottello e non gli piaceva lĄŻesercizio, allora la madre, Carmela Rospigliosi Quimper, figlia di italiani emigrati in Per¨´, lĄŻaveva iscritto in una scuola nuoto. "Ero bravo, tra i primi quattro del paese, ma fare avanti e indietro in una piscina ¨¨ una cosa noiosa", ricorda Pomar. Poi a un certo punto la folgorazione. Il suo amico Federico Block, per tutti Pitty, era tra i primi surfisti di Lima e anche un pilota di auto. Felipe, a quindici anni, annus domini 1958, si deve essere infilato nella sua Porsche per correre sulla scarpata della Costa Verde, lĄŻaffaccio sul mare del quartiere di Miraflores. "Oggi questo nome ¨¨ evocativo, ma allora quel posto era solo deserto e mare. L¨Ź mi sono innamorato delle onde in modo immediato e definitivo", racconta. La storia di Pomar nel surf inizia cos¨Ź al Club Waikiki, storico ritrovo dei surfisti a Lima, ancora oggi esistente.
MI AMADO PER¨´
ĄŞ ?Non dovrebbe sorprendere che il surf avesse allora delle basi cos¨Ź solide nel paese Sudamericano. Il Per¨´ lambisce il Pacifico con una costa lunga tremila chilometri, ha un clima mite ed era allĄŻepoca gi¨¤ considerato un posto di grandi surfisti. Chiss¨¤ cosa sarebbe successo se quelle passioni non fossero state ostacolate dalla dittatura socialista del generale Velasco, che considerava il surf uno sport per ricchi e in qualche modo ne blocc¨° la crescita. ? una teoria che suggerisce Pomar, soprattutto analizzando i quarantĄŻanni in cui il Per¨´ ¨¨ stato assente dai podi dei campionati mondiali. Ora ha un surfista nella WSL (Lucca Mesinas) e qualche anno fa ha contato con le vittorie di Sofia Mulanovich. Ci sono forse altri motivi che concorrono in questa lunga pausa temporale. "Uno ¨¨ che lĄŻindustria del surf ¨¨ piccola rispetto agli USA, al Brasile o allĄŻAustralia, quindi i nostri atleti non hanno molti aiuti economici. E lĄŻaltro ¨¨ che in Per¨´ le onde sono molto buone e grosse: quando i peruviani gareggiano in ambito internazionale trovano spesso onde piccole e brutte, e sono cos¨Ź sfavoriti".
onde pesanti
ĄŞ ?Di questo principio, ma al contrario, ne fecero le spese i forti surfisti che dovettero affrontare Pomar nel 1965, ai campionati mondiali svolti proprio in Per¨´, a Punta Rocas, circa cento chilometri a sud di Lima, una destra con una grande massa dĄŻacqua scoperta da Peter Troy, lĄŻaustraliano giramondo che surf¨° per primo anche in Italia. Tra gli atleti battuti da Pomar in finale ci fu appunto anche lĄŻaustraliano Nat Young. Felipe giocava in casa, ma si era trasferito alle Hawaii nel 1965, un poĄŻ per studiare e, anche, per soddisfare lĄŻadrenalinica esigenza delle grandi onde, che erano gi¨¤ la sua predilezione. "LĄŻISF mi mand¨° lĄŻinvito e un biglietto aereo ¨C ricorda Pomar ¨C avevo alle spalle gi¨¤ due inverni di allenamento alle Hawaii e dei 60 partecipanti solo pochi avevano esperienza su onde di una certa stazza?. Ma a Punta Rocas il mare non ¨¨ mai piccolo, e in generale se le onde sono sotto il metro e mezzo, in Per¨´ le considerano piatte. Anche quel giorno lontano, sulla destra iniziarono ad arrivare set sempre pi¨´ grossi. "Gareggiavo con surfisti che avevano gi¨¤ una reputazione e che ammiravo. Mi dissi: 'Felipe, hai lĄŻesperienza, lĄŻattrezzatura, hai un fisico migliore, sei ben allenato e ti sei sacrificato per questo. Meriti di essere campione mondiale'". E cos¨Ź Felipe ha vinto.
la foto e lo tsunami
ĄŞ ?CĄŻ¨¨ una foto in bianco e nero che lo ritrae sorridente con la tavola a lato e il trofeo in mano. Bello come un divo, con le spalle larghe incastonate perfettamente in un fisico da Adone. Viene da chiedersi come mai non sia finito a Hollywood, ma una risposta ¨¨ gi¨¤ nella sua vita, votata allĄŻoceano, lontana dai riflettori. Il destino gli riserva dieci anni dopo uno tsunami. Anche se vive alle Hawaii, Felipe ¨¨ tornato e torna quasi ogni anno in Per¨´. Fu uno dei primi ad esplorare la costa e ben presto intu¨Ź, insieme agli altri pionieri latinoamericani, che in un punto del fondale nella zona di Punta Hermosa, davanti alle isole di Pachac¨˘mac, poteva rompere unĄŻonda gigante. "La nostra era unĄŻipotesi, in realt¨¤ non lo sapevamo. Credevamo che ci fosse unĄŻonda anche pi¨´ grossa di Waimea, per fare un esempio, e in effetti unĄŻonda grossa cĄŻera e venne chiamata Pico Alto". Lui e Pitty Block il 3 ottobre del 1974 erano da quelle parti per allenarsi. Ad un certo punto ¨C lĄŻenciclopedia ricorda che erano le 9,21 della mattina ¨C un sisma scuote pesantemente la costa sud. "Dur¨° tantissimo e pensai fosse la fine del mondo, ma quando termin¨° dissi a Pitty: che facciamo, torniamo a Lima?", dice Pomar. Pitty Block era un poĄŻ pi¨´ grande di Pomar e ricordava quanto successe in un precedente evento sismico: caos, incendi e morti. Gli disse che non era una buona idea, ed avrebbe avuto ragione, si contarono infatti 252 decessi e 3.600 feriti. I due per¨° non lo potevano sapere, n¨Ś la loro scelta di tornare nella capitale avrebbe cambiato qualcosa. Senza parole, e forse per spezzare la tensione e con un pizzico di incoscienza giovanile, Felipe gli disse scherzando: entriamo a surfare? "Rimasi sorpreso perch¨Ś il mio amico Pitty, anzich¨Ś dire di no, mi disse bene, andiamo!", dice Pomar. I due non ebbero molto tempo per pensare, sapevano soltanto che i terremoti generavano delle onde di marea che potevano essere molto alte. Il dato pi¨´ importante ¨¨ che surfarono unĄŻonda ciascuno, ma Pomar ricorda come lĄŻavventura si trasform¨° subito in un incubo. "Il mare si ritir¨° circa due chilometri fuori dalla costa. Accadevano cose che mai mi era capitato di vedere: strani mulinelli nellĄŻacqua, onde che frangevano dappertutto e in modo diverso, poi vidi un peschereccio sbattuto contro gli scogli quasi fosse un moscerino. Ad un certo punto pensai che potesse arrivare unĄŻonda di cento metri. Capii che potevo morire. Poi arrivarono le onde che, diciamo, potevano avere unĄŻaltezza di una casa di due piani. Le surfammo a partire da Playa la Isla e uscimmo a Kontiki, diversi chilometri pi¨´ a sud. Per fortuna vivi".
i caballitos de totora
ĄŞ ?Questa storia lĄŻha raccontata pi¨´ volte e ancora conserva una lettera della televisione americana NBC News che lo intervist¨° insieme a Discovery Channell per un documentario. Da allora di anni ne sono passati tantissimi, ma Felipe Pomar non ha mai smesso di surfare, n¨Ś si ¨¨ mai dimenticato del posto in cui ¨¨ nato. Ha iniziato un percorso di studio sulla storia del surf ed ¨¨ arrivato a collegare la nascita della disciplina ai caballitos de totora del Per¨´. Sono delle imbarcazioni di canne, usate in diverse zone del Paese. Se si percorre la Panamericana Norte, per esempio, le si pu¨° trovare nel paese di Huanchaco. "Sono delle tavole, ma semplicemente di un altro materiale e i pescatori, che le usano per pescare hanno sempre fatto surf. Se da un lato non cĄŻ¨¨ dubbio che il surf moderno sia nato alle Hawaii, dallĄŻaltro ¨¨ evidente che gi¨¤ quattro mila anni prima i pescatori peruviani facevano surf nel nord del Per¨´, e lo utilizzano tuttĄŻora per entrare e uscire dal mare facendo surf". Tra le altre cose, a Huanchaco rompe una bellissima onda sinistra. Poco pi¨´ a nord, a una manciata di chilometri, cĄŻ¨¨ Chicama, considerata lĄŻonda pi¨´ lunga del mondo.
surfisti centenari
ĄŞ ?? a Chicama che il prossimo anno Felipe andr¨¤ per la Per¨´ Expedition, un viaggio di surf a scopo anche culturale organizzato insieme ai suoi soci nel progetto Surf Till 100 che ha come obiettivo quello di surfare sino ai cento anni. Il viaggio ¨¨ stato rinviato pi¨´ volte a causa del Covid, ma ora ¨¨ quasi sicuro che si svolger¨¤ nel 2023 e incentiver¨¤ il surf in et¨¤ avanzata. "Non sono sicuro di poter correre sulle onde sino ai cento anni, ma tenter¨° in tutti i modi. In fondo non ¨¨ impossibile", spiega. Pomar ha fatto dello stile di vita sano un mantra della sua vita e lo promuove anche insieme ad amici come Jeff Hakman, altra leggenda del surf. Ma ha anche un altro segreto: la compagna Christina-Narayani Degano, canadese con origini a Udine, che ha un dottorato in medicina naturale e per questo ¨¨ una consulente speciale per Felipe. ? qualche anno pi¨´ giovane di lui, cos¨Ź Felipe ci scherza: "Mi mantiene giovane". Ma oltre allĄŻironia, dietro alle sue parole cĄŻ¨¨ una grande determinazione e una routine salutare fatta di buon cibo, esercizio e tanto oceano. Il risultato? AllĄŻalba degli ottantĄŻanni va ancora in acqua quasi tutti giorni e ¨¨ surfa onde molto grosse.
umilta'
ĄŞ ?Recentemente ¨¨ stato coinvolto in un documentario a puntate che ha come protagonista principale e voce narrante Papa Francesco, Stories of a generation, diretto da Wim Wenders. Pomar compare nel capitolo della Lotta, in cui racconta il suo rapporto con la paura, con i limiti imposti dal fisico e dalla mente e anche del rapporto con lĄŻoceano. In un certo momento, racconta, aveva pensato che il mare fosse un amico, poi ha capito che invece non lo ¨¨, che non lo voleva e che se voleva poteva umiliarlo. "? la natura: il mare ti mette al tuo posto e ti fa capire che siamo soltanto un granello di sabbia", dice. Anche grazie a questa consapevolezza, Felipe Pomar vuole provarci. Ha imposto i nuovi limiti cavalcando uno tsunami, in fondo gli mancano solo una manciata di anni per essere il primo surfista centenario.
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