Marta Imarisio, expat torinese a Dakar, ha creato il suo surf camp nel 2010 a Yoff. Con la sua fondazione sta dando una chance ai bambini meno fortunati
Luce accecante e acqua azzurra: la spiaggia di Yoff si estende per chilometri ed ¨¨ impossibile vederne la fine. Qui, a nord della penisola di Dakar, capitale del Senegal, decine di ragazzi si allenano tutti i giorni con le loro tavole su onde che praticamente non mancano mai. ¡°Oggi sognano di diventare come Cherif Fall, il primo surfista senegalese professionista¡±, ci racconta Marta Imarisio, 42 anni, di Torino, ¡°non tutti ovviamente ce la faranno, ma potrebbero comunque avere un futuro alternativo e noi facciamo di tutto per darglielo¡±. Da queste parti, dove molti iniziano a lavorare gi¨¤ nella prima adolescenza, non c¡¯¨¨ pi¨´ soltanto la pesca, ma anche il surf da onda e tutte le attivit¨¤ correlate. E per i pi¨´ piccoli anche un percorso scolastico pi¨´ solido.
malika
¡ª ?L¡¯artefice ¨¨ lei, Marta Imarisio, piemontese coriacea che ha deciso di lasciare l¡¯Italia nel 2009. Una laurea in Comunicazione e un brevetto di istruttore ISA in tasca, aveva iniziato a sognare di aprire un suo surf camp mentre affiancava i suoi studi al lavoro in un¡¯agenzia specializzata in surftrip. ¡°Sono partita con un biglietto di sola andata e sette tavole regalate dagli amici¡±, racconta a Gazzetta Active. Pochi mesi pi¨´ tardi, e dopo aver combattuto con una burocrazia lenta, il surf camp nasce in una spiaggia ancora poco battuta dagli appassionati delle onde. Lo chiama Malika Surf Camp, in onore del villaggio dove Marta ha conosciuto il marito e padre di tre figli, Aziz. Nella chiacchierata avvenuta poco dopo l¡¯otto marzo, ci confessa ironicamente un aneddoto degno del migliore post-romanticismo: ¡°Al primo appuntamento mi ha portato al derby Senegal-Gambia, una partita di calcio molto sentita. Soltanto che il Senegal perdeva e i tifosi hanno dato fuoco allo stadio: potevo non sposarlo?¡±.
sognare a yoff
¡ª ?Marta e Aziz mettono insieme il loro sogno e fanno diventare Yoff il nuovo polo del surf senegalese. Il primo (e famoso) ¨¨ Ngor, la destra su roccia che pela l¡¯isola omonima, situata a una decina di chilometri a ovest da Yoff, ma pi¨´ sensibile alla misura delle swell e soprattutto poco adatta ai principianti. ¡°Prima di Malika Surf Camp non c¡¯era quasi nessuno che surfava in questa spiaggia, poi con l¡¯apertura dell¡¯attivit¨¤ sono arrivati i turisti e i piccoli business hanno iniziato a svilupparsi: le mamme che vendevano il pesce in un tavolino hanno aperto dei ristoranti e i piccoli negozi improvvisati sono delle boutique¡±, racconta. Ma nonostante questo sia tra i Paesi pi¨´ evoluti nel continente africano, non c¡¯era neanche la possibilit¨¤ di avere l¡¯elettricit¨¤ in spiaggia: sono stati proprio Marta e Aziz ad adoperarsi affinch¨¦ non solo il surf camp, ma anche le altre attivit¨¤ potessero collegarsi alla rete.
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obiettivo studio
¡ª ?Ma se questa ¨¨ stata una delle prime azioni di mutuo aiuto, quelle venute dopo ¨C e sempre all¡¯insegna del surf ¨C sono ancora pi¨´ incisive. Con un tasso di alfabetizzazione intorno al 40 per cento, e con una forte discrepanza tra maschi e femmine, Marta e Aziz hanno da sempre favorito lo studio di tutti i ragazzi senegalesi che si sono avvicinati a loro. ¡°? stato molto naturale, all¡¯inizio aiutavamo due o tre ragazzi con l¡¯attrezzatura e allo stesso tempo li spingevamo a continuare la scuola, poi ¨¨ arrivato il Covid e tutto si ¨¨ fermato¡±. Ma non al Malika: ¡°Per evitare ogni rischio, abbiamo deciso di ospitare 15 ragazzi nella nostra struttura, 24 ore su 24: andavamo a surfare nelle poche spiagge aperte; poi da noi venivano i professori che avevano perso il lavoro e i ragazzi potevano cos¨¬ far lezione. In questi tre mesi di lockdown e di full immersion di surf e studio hanno cos¨¬ riguadagnato il livello scolastico che avevano perso dall¡¯inizio della pandemia¡±.
la fondazione
¡ª ?Una storia che per¨° non si ¨¨ fermata ed ¨¨ invece proseguita con fondamenta pi¨´ solide. ¡°Grazie all¡¯aiuto di un¡¯amica, Amy Klein, abbiamo costituito una fondazione, la Surfkids Shredding Senegal Foundation: abbiamo in carico tra i 20 e i 25 bambini tra gli 8 e i 18 anni. I pi¨´ piccoli li invogliamo e li aiutiamo nel percorso scolastico, i pi¨´ grandi invece li prepariamo alla vita professionale dando loro corsi di alfabetizzazione e trovandogli un impiego¡±, spiega Imarisio. L¡¯importanza di tutto ci¨° si capisce ancora di pi¨´ se si conosce il sistema scolastico senegalese. Nella scuola pubblica le classi sono formate anche da 60 allievi, gli scioperi sono all¡¯ordine del giorno e gli insegnanti scelgono di lavorare nel privato, pagato molto meglio; inoltre i genitori sono spesso analfabeti e non possono cos¨¬ fornire un supporto ai propri figli nel dopo scuola. ¡°L¡¯abbandono scolastico ¨¨ purtroppo molto frequente e non ¨¨ dovuto solo a un¡¯esigenza economica, ma anche al fatto che i bambini, dopo aver perso delle lezioni o non averle comprese, non riescono pi¨´ a recuperare¡±. La fondazione si prende quindi cura di loro: i bambini pi¨´ interessati allo studio continuano nella scuola pubblica e vengono assistiti dai volontari al surf camp con la matematica, l¡¯inglese e il francese; quelli che invece hanno pi¨´ difficolt¨¤ vengono inseriti nella scuola privata, un costo impensabile per le famiglie e di cui si fa carico Surfkids Shredding Senegal.
il surf
¡ª ?Il dovere ¨¨ ovviamente coniugato al piacere, quello del surf e dello stare in mare a cavalcare le onde. ¡°Abbiamo dei giorni fissi di allenamento, andiamo a provare onde in altri spot e cerchiamo il materiale adatto per loro. C¡¯¨¨ anche uno shaper, Pape Diouf, che rimodella vecchie tavole e le rende adatte ai bimbi¡±, dice Marta. In un paese dove spesso manca tutto e dove regna l¡¯arte di arrangiarsi, e dove soprattutto non si butta via niente e tutto si riusa, professionalit¨¤ come queste sono una benedizione. Marta ¨¨ riuscita a stringere accordi anche con un¡¯azienda italiana, Sequoia, che sponsorizza un atleta, e continua a spingere affinch¨¦ tutti i ragazzi abbiano tavole, mute e accessori appropriati all'et¨¤ e al peso.?
le ragazze
¡ª ?Il Senegal ¨¨ un paese a religione islamica ancora molto conservatore, ma questo non impedisce alle ragazze di surfare. La pratica non ¨¨ un tab¨´, spiega Imarisio, ma ha delle difficolt¨¤ oggettive. ¡°Il mare ¨¨ sempre stato dominio degli uomini: sono loro che imparano a nuotare come preparazione a una carriera nella pesca. Le donne invece no: essendo a loro preclusa quella strada, non sono spinte a imparare a nuotare, e sopperire ¨¨ difficile perch¨¦ non ci sono piscine pubbliche e i corsi di nuoto si pagano¡±. Nonostante questo, la comunit¨¤ di donne surfiste senegalesi ¨¨ in crescita. ¡°Abbiamo un gruppetto di cinque o sei ragazze che surfano e si allenano tutti i giorni: una di loro ¨¨ gi¨¤ stata in Marocco per partecipare alla Coppa d¡¯Africa¡±. Cos¨¬ alla fondazione si ¨¨ aggiunto un ulteriore obiettivo: acquistare un nuovo furgone, per poi dipingerlo di rosa. E, ovviamente, continuare a sognare.
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