La comunicazione tra allenatori e atleti. L'importanza di comunicare in modo efficace

Gli psicologi dello sport di Orangogo ci spiegano come funziona la comunicazione tra allenatori e atleti

La comunicazione è un aspetto onnipresente nella nostra vita perché, volontariamente o involontariamente, comunichiamo da quando ci svegliamo al mattino a quando andiamo a dormire la sera. Infatti, comunicare non prevede solo l’aspetto parlato, rivolto agli altri o a noi stessi, ma comprende molto altro.?Ma quali sono gli elementi che compongono la comunicazione??

1. Canale verbale: le parole (scritte o pronunciate).?
2. Canale paraverbale: tutto ciò che si ascolta, o non si ascolta, del modo di parlare di una persona, ad esempio il tono di voce, acuto o grave, o il volume, alto o basso della voce.?
3. Canale non verbale: tutto ciò che si vede del modo di parlare di una persona, come ad esempio la mimica facciale, la postura o la gestualità ad esempio delle mani.?

In sostanza, comunichiamo anche quando restiamo in silenzio con le braccia incrociate.

“Facciamo un esempio. L’allenatore Francesco è molto teso perché fra un paio d’ore lo aspetta una finale di campionato importante. Pochi minuti prima della partita raduna la squadra in spogliatoio e, con tono incerto (canale paraverbale), tenta di intavolare un discorso motivazionale (canale verbale) ai suoi giocatori, rimanendo seduto, con gli occhi sbarrati e sfregandosi le mani nervosamente (canale non verbale). Francesco ha trasmesso sicurezza e grinta al suo team oppure timore e angoscia?”. Continuano gli psicologi dello sport di Orangogo: “L’allenatore Francesco è riuscito a incutere paura ai suoi atleti che entrano in campo agitati, nonostante le parole di conforto. Questo perché quando i 3 canali di comunicazione non sono congruenti tra loro, ciascuno di essi assume un’importanza diversa per chi sta ascoltando. Mentre il linguaggio verbale influenza la relazione per il 7%, quello paraverbale incide per il 38% e quello non verbale per il 55%” spiegano la Dott.ssa Nagliati e il Dott. Costa. 2??

1. Dare uguale importanza a tutti e 3 i canali: verbale, paraverbale e non verbale;?
2. Fare in modo che questi siano congruenti tra loro. In sostanza, quello che dici con le parole, il tono con cui le scandisci e come ti muovi nello spazio, devono comunicare lo stesso messaggio.

Tornando all’esempio del coach, spiegano ancora la Dott.ssa Nagliati e il Dott. Costa: “Francesco è molto teso perché a breve lo aspetta la finale di campionato, così decide di calmarsi e trasformare la sua agitazione in adrenalina. Poco prima della partita, raduna la squadra e, con tono incalzante, fermo ed energico, motiva i suoi giocatori, muovendosi tra loro e dando qua e là qualche pacca sulla spalla, spronandoli e rassicurandoli. Quale risultato ottiene? ? molto probabile che i ragazzi entreranno carichi in campo e con gran voglia di impegnarsi, divertirsi e vincere”. Oltre alla congruenza del messaggio, è fondamentale che i canali di comunicazione non siano del tutto gestiti da noi. Mentre il linguaggio verbale è soggetto al nostro totale controllo perché scegliamo quali parole utilizzare, quello paraverbale e non verbale risultano molto più difficili da monitorare e spesso sono istintivi. Proprio per la loro natura, questi due linguaggi comunicativi si rivelano più sinceri e carichi di emotività rispetto alle parole. ? anche per questa ragione che siamo geneticamente predisposti a recepirli di più quando il messaggio è incongruente. Vuoi saperne di più? Gli psicologi dello sport di Orangogo, il primo motore di ricerca degli sport in Italia, sono a disposizione di coach e atleti per migliorare le dinamiche all’interno del rapporto allenatore-atleta e allenare e potenziare le abilità mentali degli sportivi.