Ashton Goggans, direttore del giornale americano "Stab" e regista, ci ha raccontato la sua esperienza nel Bel Paese, tra Lazio e Sardegna, con surfisti d'eccezione come Leonardo Fioravanti e Stephanie Gilmore
I surfisti sono dei sognatori per antonomasia. E, chiss¨¤, forse quelli italiani lo sono un po¡¯ pi¨´ degli altri, abituati come sono a fare i conti con le onde del Mediterraneo.?Allora una delle classiche stimolazioni oniriche sono i media in tutte le loro declinazioni: video, foto, podcast, show, e ovviamente i magazine. Nell¡¯ultimo decennio un giornale forse pi¨´ di altri ¨¨ diventato pane quotidiano per chi ama questa disciplina: Stab. Nato alla fine della prima decade del Duemila, e solo nella versione online, questo surf magazine americano ha saputo conquistare l¡¯attenzione e la fiducia di milioni di surfisti in tutto il mondo. Inoltre, come avvenuto anche per altri grandi quotidiani USA, ha coraggiosamente destinato i suoi contenuti migliori agli abbonati, ottenendo un largo successo. Nei mesi scorsi il direttore di Stab, Ashton Goggans, ha fatto tappa in Italia, e per la maggior parte del tempo nel Lazio e nel sud della Sardegna, per girare il suo tv-show con alcuni surfisti di eccezione. Gazzetta Active l¡¯ha intervistato in esclusiva.
Ashton, com¡¯¨¨ stato il viaggio??
"Ho l¡¯imbarazzo della scelta. Appena atterrati a Roma abbiamo sentito calore e ospitalit¨¤. Siamo stati immediatamente travolti dall¡¯orgoglio e dall¡¯attenzione ai dettagli che mettete voi italiani: il cibo, l¡¯architettura, la musica, l¡¯arte. E poi c¡¯erano Leo Fioravanti con la sua compagna Sophie, Roby D¡¯Amico che conosco da molti anni e a cui voglio bene come un fratello. E Stephanie Gilmore col compagno Harry Henderson che erano in Portogallo e avevano due settimane libere prima di ritornare in Australia".?
Cosa facevi con tutti questi pezzi da novanta del surf mondiale?
"Dovevamo girare un episodio della nuova stagione del mio travel show, No Contest, che Stab ha prodotto insieme a Red Bull per sette anni. Prima il programma mostrava il dietro le quinte del Championship Tour. Da questa stagione invece andiamo a esplorare luoghi completamente nuovi, alcuni nascosti, e anche surf spot conosciuti. Solo per citarne alcuni, New York, l¡¯Italia, Israele, Costa Rica, Fiji".
Le tue impressioni sulle onde mediterranee?
"Sono cresciuto nella costa ovest della Florida, nel golfo del Messico, quindi immaginavo condizioni simili a quelle di casa. Ma l¡¯Italia ¨¨ molto pi¨´ consistente di quanto pensassi. Scommetto che voi italiani surfate almeno il doppio o anche di pi¨´ rispetto alla Florida. Posso dire di aver viaggiato intensamente e ho visto posti con una buona qualit¨¤ di vita per un surfista: l¡¯Italia ¨¨ un posto incredibile dove vivere e surfare, e uno straordinario posto da visitare".?
Hai visto in azione la comunit¨¤ italiana.
"Abbiamo potuto vedere cosa accade nel parcheggio di Banzai. Sembrava San-O, o qualcosa del genere. Tonnellate di famiglie e bambini, donne anziane e ragazze. Quel giorno abbiamo surfato Supertubos anche con diversi local, e ci ha raggiunto Matteo Fabbri. Poi abbiamo fatto un fal¨° in spiaggia e abbiamo mangiato una pizza presa dall'altra parte della strada. Uno di quei giorni che non dimenticher¨° mai".?
E poi la Sardegna.?
"Un piacere supremo. C¡¯era una swell e non ce la siamo lasciata scappare. Ho trascorso del tempo con Maurizio Spinas, che ha visto l¡¯evoluzione del surf italiano sin dai primi giorni. Ho ascoltato le storie dei pionieri della fine degli anni Settanta e Ottanta, quando si usavano vecchi windsurf e si andava a esplorare la costa. Quel tempo deve essere stato magico".?
Con guide speciali, appunto.?
"Lorenzo Castagna e Roby D'Amico sono stati incredibili. E Leo sembrava avere una nuova marcia. Tutti loro hanno fatto in modo che Stephanie Gilmore, Harry e il nostro team si divertissero con le onde e mangiassero ottimo cibo. Onestamente, quando ci siamo salutati avevamo tutti il cuore rotto".?
Virando un po¡¯ verso l¡¯aspetto lavorativo del surf e i media: qual ¨¨ lo stato di salute??
"Non c¡¯¨¨ mai un momento di noia, direi".
Stab era gi¨¤ online quando i social network hanno avuto il boom. Come avete affrontato questo cambiamento??
"Mi sento un dinosauro quando si parla di social media, algoritmi, nuove piattaforme, TikTok. Stab ha un gruppo veramente giovane e radicale che fa andare i social. Ma posso dire che il passaggio ai contenuti esclusivi per gli abbonati ¨¨ stato estremamente positivo. I lettori vogliono alta qualit¨¤ ed editoriali illuminati, sia che si tratti di interviste, profili degli atleti, lungometraggi, documentari, reality show, eventi live. E per averli sono disposti a spendere".
Il surf ha avuto una crescita incredibile e le line up sono generalmente affollate.?Siamo nella giusta direzione??
"Non ne ho idea. Ma spero di vedere presto un po¡¯ di rallentamento. Dopo il primo boom negli anni Sessanta, la successiva decade la definirei underground e sperimentale e, penso, incredibile. Una cosa simile ¨¨ accaduta dopo la crisi del 2008. Ha coinciso con la fine della rivalit¨¤ tra Andy Irons e Slater. Era il periodo in cui Quiksilver e Billabong avevano i negozi a Time Square a New York. Ecco, i dieci anni successivi a quel crack sono stati molto pi¨´ underground, o almeno molto pi¨´ core".?
Guardando indietro al tuo lavoro: di cosa vai pi¨´ orgoglioso??
"La serie che ho conduco e dirigo, No Contest, ¨¨ stato il pi¨´ grande piacere della mia carriera. ? un po¡¯ come aver decodificato il sogno di Bruce Brown: inseguire le onde tutto l'anno, documentare la cultura in ogni luogo, e farlo in modo perpetuo. Inoltre No Contest ha un taglio pi¨´ etico rispetto al film di surf standard, quelli in cui i pro vanno in un posto esotico a inseguire le onde e stop. Con No Contest i protagonisti sono le persone locali, la loro storia e la loro cultura".
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E poi ricorre il nome di Andy Irons.?
"Il film Andy Irons and The Radicals ¨¨ il progetto di cui sono pi¨´ orgoglioso. Nel primo anno di pandemia mi sono rintanato a Los Angeles per lavorarci. Ho visto centinaia di ore di nastri degli anni Novanta e dei primi del Duemila, poi ho scritto la sceneggiatura con mio fratello Jack. Infine ho quasi ucciso il mio editore Sam Moody: il progetto dura oltre quattro ore. Ma quel film sembra il motivo per cui sono stato mandato sulla Terra".
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