Rahimova a muro contro la guerra: "Nel mio Donbass si muore dal 2014..."
A Casalmaggiore l’hanno ribattezzata "Magnitudo", perch¨¦ quando picchia a terra i palloni scuote il taraflex. Stavolta, per¨°, Polina Rahimova, opposto classe 1990 ucraina naturalizzata azera e compagna di squadra della russa Jana Shcherban, il sisma ce l’ha in fondo all’anima. Lei ¨¨ crescita nel Donbass, nella citt¨¤ stato di Lugansk, dunque la guerra la sente in modo particolare.
Cosa l’ha colpita di pi¨´?
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"Il fatto che, da quando la Russia ha attaccato, sia cambiato il calendario: non si ragiona pi¨´ parlando di marzo come del primo mese di primavera. Si contano invece i giorni della guerra. E ognuno ¨¨ diverso: la Russia ha iniziato attaccando obiettivi militari, ora invece colpisce gli ospedali. Il gioco ¨¨ subdolo: nessuno ne ha parlato, ma ¨¨ stato bombardato anche un aeroporto russo di confine. Subito il Cremlino ha dato la colpa all’Ucraina, ma alcuni video mostrano che i missili che hanno centrato l’obiettivo non sono dell’esercito ucraino. L’obiettivo ¨¨ depistare e fare un lavaggio del cervello".
Qualcuno per¨° ¨¨ sceso in piazza.
"Chi protesta ¨¨ spesso chi lavora in Russia, ma arriva da Stati confinanti: ho visto georgiani, azeri, rumeni, polacchi. Questa guerra ha coinvolto anche chi non era filo-ucraino o era super partes. L’Europa, che non ¨¨ intervenuta per otto anni, dato che nel Donbass si muore dal 2014, lo fa adesso perch¨¦ ha capito che difendere l’Ucraina ¨¨ difendere l’Europa stessa".
Sono arrivate le prime sanzioni. E il Ministero dello Sport russo ha chiesto agli atleti di rientrare in patria. Cosa potrebbero fare gli sportivi?
"Alzare la voce: soltanto una pallavolista russa, Ekaterina Gamova, ha alzato la voce, schierandosi contro la guerra. Gli altri devono trovare il coraggio. Capisco che non sia facile, perch¨¦ in Russia la follia di chi governa ha spinto a incarcerare un ragazzino che, giocando a Minecraft, un videogioco on line, ha bombardato il Ministero dell’Interno nella realt¨¤ virtuale. Ho amici russi che mi dicono: 'Parliamo d’altro, cambiamo discorso'. Invece no: non basta pi¨´ girarsi dall’altra parte e nemmeno chiedere scusa".
Dove vive la sua famiglia Polina?
"Gi¨¤ da prima che la situazione nel Donbass precipitasse, i miei famigliari si erano trasferiti in Russia: mio padre ¨¨ ucraino, mia madre russa, mio nonno bielorusso. Loro stessi non hanno un’idea univoca su questa guerra, figurarsi il resto del Paese… Quello che so ¨¨ che le sanzioni stanno facendo effetto e per i miei genitori diventa ogni giorno pi¨´ dura. Sto cercando di aiutarli finanziariamente. Ma non cambio idea: le sanzioni sono giuste".
Dove si deve agire?
"Va dato un messaggio nazionalpopolare: ¨¨ giusto che anche le federazioni sportive abbiano sanzionato la Russia. Penso ai Mondiali di calcio, per esempio. Se i russi accettano i capricci di Putin, devono capire cosa possono perdere. A tutto questo, ovviamente, aggiungo le giuste sanzioni economiche e la chiusura dello spazio aereo. Bisogna smettere di fare affari con la Russia e pure con la Bielorussia, che oggi ¨¨ un giocattolo nelle mani di Putin. Solo cos¨¬ il popolo, messo alle strette, pu¨° trovare il coraggio di insorgere".
La guerra ha fatto parte dell’infanzia di Polina.
"Mio padre era tecnico di bordo per attrezzature aeronautiche sulla flotta russa. Andava in missione in Angola e Afghanistan: portava medicine e riportava cadaveri. Ogni volta rischiava di non tornare. Ma l’ho capito dopo: in casa ero la pi¨´ piccolina e i miei genitori cercavano di non turbarmi".
Il mondo si ¨¨ stupito per la grande resistenza ucraina.
"Io no: ho imparato i valori di patria proprio l¨¬. E quando un popolo ¨¨ unito, ¨¨ difficile scalfirlo: l’Ucraina vuole poter scegliere, come giusto che sia per uno Stato sovrano e indipendente, vuole maturare, vuole crescere, in ogni settore. Sport, arte, politica, scienza. Chi visita l’Ucraina oggi, scopre un Paese del tutto diverso da quello di dieci anni fa. E questo processo non si pu¨° arrestare".
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