Medito quindi vinco: all'alba dei trent'anni, il miglior Sonego di sempre

“A questo livello basta un punto che gira male e perdi la partita”. Però se uno gira bene, anzi benissimo, si spalancano autostrade. Lorenzo Sonego analizza lucidamente anche situazioni di ordinaria follia. Tipo quella del match di apertura dell’Australian Open: terzo set appeso a un filo, lui decide di calare il break contro l’immortale Wawrinka con un passante no look giocato con gli artigli. Lo svizzero osserva immobile come un portiere spiazzato sul calcio di rigore. Raggelato dall’affondo di Sonego che unisce al tennis sprazzi di calcio e scherma: una staffilata da luce verde, da delirio d’onnipotenza sotto la curva. Il punto del torneo. Da lì in poi Sonny è diventato Sonic: altri tre successi, compresi quelli contro Fonseca e Tien, finalisti dell’ultima Next Gen Finals. La sua, di generazione, è anun set point di distanza dall’ingresso negli “enta”: Sonego, come d’abitudine, ci mediterà su. Prima di prepararsi ad ulteriori staffilate.